Meditazioni 4 aprile 2016
Solennità dell’Annunciazione
Di fronte a Gesù siamo sempre e comunque nella provocazione della nostra libertà. Dentro qualsiasi momento o condizione – anche in quelli più contrassegnati da una deplorevole miseria o da un reiterato grave peccato, fino a quelli che ci trovano dentro una resistenza o una chiusura – ciascuno di noi, per la fede e il cedimento di un istante, può cominciare e ricominciare a guardare Gesù. Può cominciare e ricominciare ad incontrare il suo sguardo, ad aprire il suo cuore, a mendicare di essere rigenerato dal suo perdono, dal suo abbraccio redentivo, dal suo amore che è solo Misericordia. Oppure può persistere in un atteggiamento di chiusura e di rifiuto, ad opporre una propria misura, una propria presunzione, riconsegnando se stesso alla maledizione della debolezza mortale. È il dramma della nostra libertà. Una libertà sempre chiamata ad essere in gioco e che non potrà mai essere presupposta o semplificata. Nella certezza che tutto quello che in noi è stato un “no” fino ad un istante prima, grazie alla infinita misericordia di Dio che non viene mai meno e per la fede di un istante, può diventare un “sì”. Un “sì” a Cristo sempre presente, sempre pronto al perdono, sempre acceso dal desiderio di poterci abbracciare nella sua misericordia e rigenerare alla vita in Lui (Nicolino Pompei, Ma di’ soltanto una parola ed io sarà salvato).
In questo giorno, in cui particolarmente facciamo memoria del “sì” di Maria, affidiamo a Lei ciascuno di noi, Nicolino e tutte le persone malate; in particolare preghiamo per Anna Maria, Elena e Nadia. Affidiamo alla Madonna anche Papa Francesco e tutte le sue intenzioni; in comunione con lui preghiamo per “tutte le popolazioni che più hanno sete di riconciliazione e di pace. In particolare pensiamo al dramma di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina: di quanti rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti – più di un milione – sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura. Ad essere coinvolti sono soprattutto anziani e bambini”.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Oggi è la festa del “sì”. Infatti nel “sì” di Maria c’è il “sì” di tutta la storia della salvezza e incomincia lì l’ultimo “sì” dell’uomo e di Dio: lì Dio ricrea, come all’inizio con un “sì” ha fatto il mondo e l’uomo, quella bella creazione: con questo “sì” io vengo per fare la tua volontà e più meravigliosamente ricrea il mondo, ricrea tutti noi». È «il “sì” di Dio che ci santifica, che ci fa andare avanti in Gesù Cristo. Ecco perché oggi è la giornata giusta per ringraziare il Signore e per domandarci: io sono uomo o donna del “sì” o sono uomo o donna del “no”? O sono uomo o donna che guardo un po’ dall’altra parte, per non rispondere? (Papa Francesco, Meditazione a Santa Marta del 4/04/16).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
A un certo punto, questo Dio che guardava e custodiva l’uomo, decise di fare un popolo e chiama nostro padre Abramo: “Esci dalla tua terra, dalla tua casa”. E Abramo obbedì, ha detto “sì” al Signore ed è partito dalla sua terra senza sapere dove sarebbe andato. È il primo “sì” del popolo di Dio. E proprio con Abramo, Dio — che guardava il popolo — incominciò a “camminare con”. E camminò con Abramo: “Cammina nella mia presenza” gli ha detto. Dio fece poi lo stesso con Mosè, al quale a ottant’anni disse: “Fa’ questo”. E Mosè a ottant’anni — è anziano — dice “sì!”. E va a liberare il popolo. Ma Dio fece lo stesso con i profeti: pensiamo per esempio a Isaia che, quando il Signore gli dice di andare a dire le cose al popolo, risponde di avere le labbra impure. Ma il Signore purifica le labbra di Isaia e Isaia dice “sì!”. E anche con Geremia, ha ricordato il Papa, avviene lo stesso: Signore, io non so parlare, sono un ragazzino! è la prima risposta del profeta. Ma Dio gli comanda di andare comunque e lui risponde “sì!”. Sono “tanti, tanti” quelli che hanno detto “sì”, è davvero una umanità di uomini e donne anziani che hanno detto “sì” alla speranza del Signore (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Oggi il Vangelo ci dice la fine di questa catena di “sì” e l’inizio di un altro “sì” che incomincia a crescere: il “sì” di Maria. Proprio questo “sì” fa che Dio non solo guardi come va l’uomo, non solo cammini con il suo popolo, ma che si faccia uno di noi e prenda la nostra carne. Infatti il “sì” di Maria apre la porta al “sì” di Gesù: “Io vengo per fare la tua volontà”. E questo “sì” che va con Gesù durante tutta la vita, fino alla croce: “Allontana da me questo calice, Padre, ma sia fatta la tua volontà”. È «in Gesù Cristo che, come dice Paolo ai corinzi, vi è il “sì” di Dio: Lui è il “sì” (Ibi).
(Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
“Sì”: per il cristiano non c’è altra risposta alla chiamata di Dio. E soprattutto non ci deve essere mai l’atteggiamento di chi fa finta di non capire e si gira dall’altra parte. È proprio nella solennità del’Annunciazione del Signore che vi invito a vivere una vera e propria “festa del sì” (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
È una bella giornata per ringraziare il Signore di averci insegnato questa strada del “sì”, ma anche per pensare alla nostra vita. Tutti noi, durante ogni giorno, dobbiamo dire “sì” o “no”, e pensare se sempre diciamo “sì” o tante volte ci nascondiamo, con la testa bassa, come Adamo e Eva, per non dire “no”» facendo finta di non capire “quello che Dio chiede”. Spero che il Signore ci dia la grazia di entrare in questa strada di uomini e donne che hanno saputo dire il “sì” (Ibi).