Meditazioni 31 marzo 2014
Signore Gesù, quello che intensamente desideriamo è amarti dentro ogni cosa e sopra ogni cosa, non solo perché senza di te non possiamo vivere e non possiamo fare nulla, ma perché noi vogliamo ardentemente vivere e fare tutto con te, in te e per te. E così testimoniare al mondo intero, dal più prossimo al più estraneo e lontano, nell’evidenza tangibile e semplice del nostro umano che vive, cosa si perde a non vivere con te, in te e per te. Perché dall’esperienza di bellezza, di gioia, di amore, di pienezza e di intelligenza che sovrabbonda nell’umano di chi vive attaccato a te, ogni uomo possa sentirsi attratto verso la tua presenza, travolto dal tuo amore e lasciarsi anch’egli attaccare a te, a te che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen (Nicolino Pompei, Senza di me non potete fare nulla).
…Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. In particolare preghiamo per il nostro vescovo Carlo e per l’incontro che vivremo con lui la Domenica delle palme; preghiamo per la famiglia del nostro amico Paul Bhatti e per tutte le minoranze religiose che in Pakistan soffrono violenti persecuzioni; preghiamo per un bambino gravemente malato e per i nostri carissimi amici Alessandra, Filippo, Giancarlo e Isabella. “O Dio Padre, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, ascolta il nostro cuore mendicante di te, mendicante di Gesù, e siccome nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici sempre con la tua Grazia, perché possiamo lasciarci attaccare a Gesù, vera vite, rimanerti fedeli e glorificarti con tutta la nostra vita, la nostra vita in abbondanza” (Ibi)
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi
Gesù nella sua esistenza terrena non era, per così dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta, una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre, Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino. E Gesù era libero, in quella decisione era libero (Papa Francesco, Angelus 30.06.13).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Gesù non entra nella città santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia. Entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire al Calvario carico di un legno. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! (Papa Francesco, Omelia 24.03.13).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la Croce
La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che lui ci accompagna e ci carica sulle spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo mondo (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in Croce
Giovanni evangelista testimonia ciò che ha veduto sul Calvario, cioè che un soldato, quando Gesù era già morto, gli colpì il fianco con la lancia e da quella ferita uscirono sangue e acqua. Giovanni riconobbe in quel segno, apparentemente casuale, il compimento delle profezie: dal Cuore di Gesù, Agnello immolato sulla croce, scaturisce per tutti gli uomini il perdono e la vita (Papa Francesco, Angelus 9.06.13).