Meditazioni 31 agosto 2015
“Resta con noi Signore, noi ti preghiamo, al mondo errante dona pace e amore. Senza di te il viver nostro è vano (è solo vacuità, tutto si polverizza prima o dopo senza di te; tutto quello che poniamo, che costruiamo con le nostre mani prima o dopo è solo polvere). Resta con noi, o Signore, l’oscura notte viene, sulla nostra vita scenda il tuo fulgore. Tu sei la luce: illumina il nostro cammino”. Resta con noi Signore, continua a camminare con noi, ad abbracciare e perdonare la nostra vita, a riprenderci sempre nel tuo amore e nella tua compagnia perché possiamo camminare con te. “Quando la sera scende oscura sul cuor che s’impaura mi guidi sempre la fede più presso a te. È il grido del mio cuore che tu lo possa ascoltare o Dio!”. Più presso a te io voglio restare e voglio vivere. Più presso a te voglio vivere tutto, tutto quello che sono chiamato a vivere e mi sarà dato di vivere. Più presso a te, o Signore: come quando nell’amore l’amato non può che mendicare di essere una cosa sola con l’amata. Più presso a te voglio vivere tutte le circostanze, da quelle più banali a quelle più intense e drammatiche, perché attraverso di esse possa lasciarmi incontrare e portare da te, lasciarmi attirare e attaccare alla tua Presenza sempre vincente, lasciarmi trasfigurare dalla potenza redentiva del tuo amore infinito. Più presso a te, perché solo più presso a te è possibile vivere e la vita è vita. Sì, o Signore, più presso a te: questo è il massimo della vita, la massima qualificazione della vita, la massima intelligenza e capacità dell’umano, la massima espressione della bellezza, della gioia, dell’amore e della fecondità. Più presso a te, Signore: sia questa la nostra continua domanda, sia per questo il nostro cammino, la nostra amicizia, il nostro seguire. Perché dall’esperienza tangibile di una vita investita dalla tua Grazia, dall’operare della tua Grazia in noi, chiunque ci darai di incontrare possa sentirsi colpito e attratto da Te, fino a riconoscerti come unico Signore e Redentore (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?
Ti affidiamo, Signore, ciascuno noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. In particolare ti preghiamo per Benedetta, per Francesca, per Marino e per tutti i nostri cari malati. Ti preghiamo per Pippo e per la sua famiglia, per Gabriel e per i suoi genitori, e per tutti i nostri cari defunti. Ti preghiamo per Irene Ai Xin, che sabato riceverà il sacramento del Battesimo. In comunione con Papa Francesco, preghiamo per tutti i migranti che soffrono e per i tutti quelli “che anche nei giorni scorsi hanno perso la vita nei loro terribili viaggi. Chiediamo a Dio di aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono la famiglia umana” (dall’Angelus del 30/08/15).
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione alllo Spirito Santo
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
Nel momento in cui Giovanni Battista conferisce il battesimo a Gesù, il cielo si apre. «Subito – dice san Marco – uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli» (1,10). Torna alla mente la drammatica supplica del profeta Isaia: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). Questa invocazione è stata esaudita nell’evento del Battesimo di Gesù. È così finito il tempo dei “cieli chiusi”, che stanno ad indicare la separazione tra Dio e l’uomo, conseguenza del peccato. Il peccato ci allontana da Dio e interrompe il legame tra la terra e il cielo, determinando così la nostra miseria e il fallimento della nostra vita. I cieli aperti indicano che Dio ha donato la sua grazia perché la terra dia il suo frutto (cfr Sal 85,13). Così la terra è diventata la dimora di Dio fra gli uomini e ciascuno di noi ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio, sperimentandone tutto l’amore e l’infinita misericordia (Papa Francesco, Angelus dell’11/01/2015).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Maria è attenta, è attenta in quella festa di nozze già iniziata, è sollecita verso le necessità degli sposi, non si isola, non è centrata nel proprio mondo, al contrario: l’amore la fa essere verso gli altri. E neanche sta con le amiche per commentare quello che succede e per criticare la cattiva preparazione della festa. E siccome è attenta, con la sua discrezione, si rende conto che manca il vino. Il vino è segno di gioia, di amore, di abbondanza. […] Maria non è una madre che “pretende”, non è neanche una suocera che vigila per divertirsi delle nostre inesperienze, di errori o disattenzioni. Maria è semplicemente madre! È presente, attenta e premurosa. […] Maria però, in questo momento in cui si rende conto che manca il vino, si rivolge con fiducia a Gesù: questo significa che Maria prega, si rivolge a Gesù, prega. Non va dal maggiordomo, ma presenta direttamente la difficoltà degli sposi a suo Figlio. La risposta che riceve sembra scoraggiante: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». (v. 4). Ma intanto lei ha posto il problema nelle mani di Dio. […] Maria, infine, agisce: le parole ‘fate quello che vi dirà’ rivolte a quelli che servivano, sono un invito rivolto anche a noi a metterci a disposizione di Gesù che è venuto per servire e non per essere servito. Il servizio è il criterio del vero amore (Papa Francesco, Omelia del 06/07/2015).
Nel terzo della luce contempliamo l’annuncio del regno di Dio e l’invito alla conversione
Il Regno di Dio richiede la nostra collaborazione, ma è soprattutto iniziativa e dono del Signore. La nostra debole opera, apparentemente piccola di fronte alla complessità dei problemi del mondo, se inserita in quella di Dio non ha paura delle difficoltà. La vittoria del Signore è sicura: il suo amore farà spuntare e farà crescere ogni seme di bene presente sulla terra. Questo ci apre alla fiducia e alla speranza, nonostante i drammi, le ingiustizie, le sofferenze che incontriamo. Il seme del bene e della pace germoglia e si sviluppa, perché lo fa maturare l’amore misericordioso di Dio (Papa Francesco, Angelus del 14/06/2015).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Lassù sul monte, Gesù si mostra ai tre discepoli trasfigurato, luminoso, bellissimo; e poi appaiono Mosè ed Elia, che conversano con Lui. Il suo volto è così splendente e le sue vesti così candide, che Pietro ne rimane folgorato, tanto che vorrebbe rimanere lì, quasi fermare quel momento. Subito risuona dall’alto la voce del Padre che proclama Gesù suo Figlio prediletto, dicendo: «Ascoltatelo» (v. 5). È molto importante questo invito del Padre. Noi, discepoli di Gesù, siamo chiamati ad essere persone che ascoltano la sua voce e prendono sul serio le sue parole. Per ascoltare Gesù, bisogna essere vicino a Lui, seguirlo, come facevano le folle del Vangelo che lo rincorrevano per le strade della Palestina (Papa Francesco, Angelus del 16/03/15).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Nella [Ultima] Cena Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue mediante il pane e il vino, per lasciarci il memoriale del suo sacrificio di amore infinito. E con questo “viatico” ricolmo di grazia, i discepoli hanno tutto il necessario per il loro cammino lungo la storia, per estendere a tutti il regno di Dio. Luce e forza sarà per loro il dono che Gesù ha fatto di sé, immolandosi volontariamente sulla croce. E questo Pane di vita è giunto fino a noi! Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà. Uno stupore che alimenta sempre la contemplazione, l’adorazione e la memoria. Ce lo dimostra un testo molto bello della Liturgia di oggi, il Responsorio della seconda lettura dell’Ufficio delle Letture, che dice così: «Riconoscete in questo pane, colui che fu crocifisso; nel calice, il sangue sgorgato dal suo fianco. Prendete e mangiate il corpo di Cristo, bevete il suo sangue: poiché ora siete membra di Cristo. Per non disgregarvi, mangiate questo vincolo di comunione; per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto» (Papa Francesco, Omelia del 4/06/15).