Meditazioni 31 agosto 2009
Il rapporto con Cristo non può mai risultare un dato del passato o di qualche momento. Non può essere relegato ad un entusiasmo passeggero ritrovato dalla partecipazione a dei gesti come questo [dell’Affidamento o come quello della Vacanza o dell’Avvenimento in piazza…], per poi buttarsi su altro. Non può essere mai sospeso a vantaggio di nessuna indebita preoccupazione-occupazione. Il rapporto con Cristo è una contemporanea compenetrazione permanente della vita con Lui e in Lui presente. Meno di questo è come se togliessimo il respiro alla vita. Non c’è un momento in cui la vita non abbia bisogno e desiderio di respirare. Se solo, per qualche secondo si sospendesse dal respirare, morirebbe. Il rapporto con Cristo o è dentro questo dinamismo o non è. La medesima certezza risulta dalla struggente affermazione di sant’Agostino: “Mi hai fatto per te, o Signore, e il mio cuore è inquieto finché non riposa in te”. Se Dio ci ha fatto per Lui, il cuore è sempre dentro questa tensione. Se la vita che il cuore porta e afferma in tutta la sua essenzialità ed esigenza è fatta per la Totalità, è solo Cristo e soltanto Lui che la compie continuamente. Non è un qualcosa di stabilito da noi o il frutto di un nostro ragionamento. È semplicemente l’esperienza che sorprendiamo dalla vita in atto, che la ragione stessa sorprende nell’atto del vivere, guardando la vita che accade nel suo svolgimento quotidiano, nel rapporto con la realtà. E quando siamo presi dalla sua Presenza è proprio lì, come è accaduto ai Primi, che prendiamo coscienza di che cosa possa corrispondere al nostro cuore e di che cosa sia urgente e necessario perché questa corrispondenza permanga. È solo per questo che siamo qui e siamo in Compagnia (Nicolino Pompei).
… Invocazione allo Spirito Santo
Ritrovandoci a vivere l’Affidamento mentre il periodo estivo volge ormai alla conclusione, ringraziamo il Signore per quanto ci ha donato di vivere in questa estate fino alla Vacanza ce noi adulti abbiamo avuto la Grazia di vivere con Nicolino proprio fino a ieri. Alla Madonna affidiamo la ripresa della nostra vita quotidiana, chiedendole di custodire particolarmente la nostra Compagnia e di intercedere per tutte le intenzioni che Nicolino porta nel suo cuore.
Nel primo Mistero della Luce contempliamo il Battesimo di Gesù al fiume Giordano
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3, 13-17).
Nel secondo Mistero della Luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù coi suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre disse a Gesù: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre disse ai servi: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 1-5).
Nel terzo Mistero della Luce contempliamo Gesù che annuncia la venuta del Regno di Dio
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca coi garzoni, lo seguirono (Mc 1,14-20).
Nel quarto Mistero della Luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno quello che avevano visto (Lc 9, 28-32.34-36).
Nel quinto Mistero della Luce contempliamo Gesù che istituisce l’Eucarestia
Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzo e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Lc 22, 14-20).