Meditazioni 30 marzo 2015
Gesù si avvicina e gli dice: sono io, non sono un fantasma, sono proprio io, non temete. “Sono io, non abbiate paura”: è l’affermazione più attesa dal cuore di un uomo che vive l’esperienza drammatica della realtà. È ciò che abbiamo sempre bisogno di incontrare e di ascoltare in ogni istante della nostra vita. Abbiamo bisogno di sentirla presente e viva in ogni momento, in ogni ora del nostro procedere esistenziale. Sentirla presente e viva dentro quelle circostanze drammatiche in cui la nostra vita si imbatte e che sono molto spesso più gravi della realtà di una barca in balia delle onde. Dove verifichiamo l’inutilità e l’inadeguatezza di tutti i nostri tentativi o delle nostre presunte capacità, come emerge evidente nell’esperienza di quel remare inutile ed inefficace degli apostoli. “Sono io, non temete”. Ecco quello che abbiamo bisogno di incontrare, di sentire e di vedere, come un bambino perso, smarrito e pieno di paura ha bisogno di sentire la voce della mamma e poi di vedere la sua presenza che gli viene incontro per stringerlo forte a sé. Non cambiano le circostanze, non diminuisce il dramma, non si placa la furia delle onde che si abbattono sulla vita. Ma il nostro cuore sente di essere dentro una presa e un abbraccio più forte dei flutti e dei venti contrari, che lo rendono certo e capace di poter camminare e affrontare tutto. È semplicemente l’esperienza di come Gesù è sempre presente e non ci abbandona mai (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Preghiamo per Papa Francesco, per il Vescovo Carlo e per tutti i nostri Vescovi e Sacerdoti. Preghiamo per i cristiani che in varie parti del mondo sono perseguitati a causa della loro fede e per le vittime della sciagura aerea di martedì scorso. Affidiamo a Maria Santissima tutti i nostri cari malati e una famiglia che si sta separando. Chiediamo alla Madonna di avere cura e di pregare per ciascuno di noi, per Nicolino e per tutte le intenzioni che porta nel suo cuore.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi
Un’antica tradizione della Chiesa di Roma racconta che l’Apostolo Pietro, uscendo dalla città per scappare dalla persecuzione di Nerone, vide Gesù che camminava nella direzione opposta e stupito gli domandò: “Signore, dove vai?”. La risposta di Gesù fu: “Vado a Roma per essere crocifisso di nuovo”. In quel momento, Pietro capì che doveva seguire il Signore con coraggio, fino in fondo, ma capì soprattutto che non era mai solo nel cammino; con lui c’era sempre quel Gesù che lo aveva amato fino a morire (Papa Francesco, Via Crucis alla GMG di Rio de Janeiro).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Tanti volti hanno accompagnato Gesù nel suo cammino verso il Calvario: Pilato, il Cireneo, Maria, le donne… Io oggi ti chiedo: Tu come chi di loro vuoi essere? Vuoi essere come Pilato che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù e se ne lava le mani. Dimmi: sei uno di quelli che si lavano le mani, che fa il finto tonto e guarda dall’altra parte? O sei come il Cireneo, che aiuta Gesù a portare quel legno pesante, come Maria e le altre donne, che non hanno paura di accompagnare Gesù fino alla fine, con amore, con tenerezza. E tu, come chi di questi vuoi essere? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria? Gesù ti sta guardando adesso e ti dice: mi vuoi aiutare a portare la Croce? Fratelli e sorelle: con tutta la forza di giovane, che cosa Gli rispondi? (Ibi)
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Cari giovani, alla Croce di Cristo portiamo le nostre gioie, le nostre sofferenze, i nostri insuccessi; troveremo un Cuore aperto che ci comprende, ci perdona, ci ama e ci chiede di portare questo stesso amore nella nostra vita, di amare ogni nostro fratello e sorella con questo stesso amore (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la Croce
Gesù con la sua Croce percorre le nostre strade e prende su di sé le nostre paure, i nostri problemi, le nostre sofferenze, anche le più profonde […] Nella Croce di Cristo c’è la sofferenza, il peccato dell’uomo, anche il nostro, e Lui accoglie tutto con le braccia aperte, carica sulle sue spalle le nostre croci e ci dice: Coraggio! Non sei solo a portarle! Io le porto con te e io ho vinto la morte e sono venuto a darti speranza, a darti vita (cfr Gv 3,16) (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo la morte di Gesù in croce
Che cosa ha lasciato la Croce in coloro che l’hanno vista e in coloro che l’hanno toccata? Che cosa lascia la Croce in ciascuno di noi? Vedete: lascia un bene che nessuno può darci: la certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci. Nella Croce di Cristo c’è tutto l’amore di Dio, c’è la sua immensa misericordia. E questo è un amore di cui possiamo fidarci, nel quale possiamo credere. Cari giovani, fidiamoci di Gesù, affidiamoci a Lui (cfr Lettera enc. Lumen fidei, 16) perché Lui non delude mai nessuno! Solo in Cristo morto e risorto troviamo la salvezza e la redenzione. Con lui, il male, la sofferenza e la morte non hanno l’ultima parola, perché Lui ci dona speranza e vita: ha trasformato la Croce dall’essere uno strumento di odio, di sconfitta e di morte ad essere un segno di amore, di vittoria, di trionfo e di vita (Ibi).