Meditazioni 30 luglio 2012
Quello che mi cattura è quello sguardo di Pietro così intensamente rivolto a Gesù, così adorante Gesù. Ed è quello che dobbiamo guardare, è proprio quello che dobbiamo ritrovare in noi stessi, che dobbiamo imitare; è quello sguardo, quell’attaccamento a Cristo che va chiesto, ritrovato e favorito. È quello sguardo così rivolto a Cristo che va fatto rifluire dentro la vita di ciascuno, che va portato dentro i rapporti e le cose che ci accadono e viviamo. È quello sguardo a Cristo la conversione dell’io, il verso giusto dell’io, il traguardo del cuore, l’oggetto bramato dal desiderio, “l’Amore che omne cosa conclama”. È quello che rigenera sempre, che risolleva sempre, redime e salva la vita. Quello è lo sguardo che giustifica il lasciare, l’abbandonare, il sacrificio. Quello è lo sguardo che esplicita le parole di san Paolo: “Questa vita che vivo nella carne la vivo nella fede del figlio di Dio”. È lo sguardo alla presenza di Cristo che occorre portare su quello che accede nel tuo. È lo sguardo che apporta un’inesauribile lucentezza, un continuo stupore, un’incessante novità, una stupefacente gratuità a tutto e su tutto. È quello che significa, invera, intensifica, compie il sentimento, l’affezione, l’amore, il padre, la madre, la tua donna, tuo figlio, il tuo lavoro, le cose… è il centuplo. Ed è in quello sguardo l’anticipo della vita eterna. Il centuplo quaggiù ed in eredità la vita eterna.
Adesso, il gesto più normale per ciascuno è quello di chiedere, pregare, mendicare. Ma non solo ora. Dobbiamo alzarci al mattino e chiedere immediatamente alla Madonna il dono dello Spirito, perché ci faccia sentire l’esigenza che siamo di Cristo, dello sguardo alla presenza di Gesù. Chiedere di realizzare in noi quell’attaccamento a Cristo che solo dà il centuplo; di farci sentire l’esperienza del centuplo come la necessaria esperienza per l’umano e come la vera e massima esperienza dell’umano (Nicolino Pompei, Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna).
…Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna le Vacanze e l’Avvenimento in piazza che vivremo nel mese di agosto; preghiamo perché il Signore ispiri le nostre azioni e le accompagni con il Suo aiuto, affinché ogni nostra attività abbia da Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento. Preghiamo per Nicolino e per tutte le intenzioni che porta nel suo cuore; in particolare preghiamo per l’anima di Guido, il papà di Mariano, di cui oggi è stato celebrato il funerale.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo Lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, Lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, Lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che Lui ha creato; è stato sorretto da mani che Lui ha formato; ha succhiato da un seno che Lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare. Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. […] Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto; Lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina (Sant’Agostino, in Volantino Fides Vita per Santo Natale 2010).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
La maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo, da Colui che si è fatto uomo, dal Dio venuto in mezzo a noi. Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l’uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui. Ma per tutti c’è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Egli chiama tutti noi, perché anche noi si possa dire: Orsù, “attraversiamo”, andiamo a Betlemme – verso quel Dio, che ci è venuto incontro. Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui. Transeamus usque Bethleem… (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù a Betlemme
Ridestati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14). Per te, ripeto, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre, se Lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato liberato dalla carne del peccato, se Lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato. Ti saresti trovato sempre in uno stato di miseria, se Lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere, se Lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno, se Lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto, se Lui non fosse arrivato (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al Tempio
Solo il Bambino che giace nel presepe possiede il vero segreto della vita. Per questo chiede di accoglierlo, di fargli spazio in noi, nei nostri cuori, nelle nostre case, nelle nostre città e nelle nostre società. Risuonano nella mente e nel cuore le parole del prologo di Giovanni: “A quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Cerchiamo di essere tra quelli che lo accolgono. Dinanzi a Lui non si può restare indifferenti. Anche noi, cari amici, dobbiamo continuamente prendere posizione. Quale sarà dunque la nostra risposta? Con quale atteggiamento lo accogliamo? Ci viene in aiuto la semplicità dei pastori e la ricerca dei Magi che, attraverso la stella scrutano i segni di Dio; ci è di esempio la docilità di Maria e la sapiente prudenza di Giuseppe (Benedetto XVI, in Volantino Fides Vita per il Santo Natale 2007).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel Tempio
Gli oltre duemila anni di storia cristiana sono pieni di uomini e donne, di giovani e adulti, di bambini e anziani che hanno creduto al mistero del Natale, hanno aperto le braccia all’Emmanuele divenendo con la loro vita fari di luce e di speranza. L’amore che Gesù, nascendo a Betlemme, ha recato nel mondo, lega a sé quanti lo accolgono in un duraturo rapporto di amicizia e di fraternità. Afferma san Giovanni della Croce: “Dio dandoci tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto. Fissa gli occhi su Lui solo… e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri” (Ibi).