Meditazioni 3 settembre 2018
Occorre semplicemente decidersi per questo cammino. Decidere di iniziare a seguire seriamente il nostro cammino, in un rinnovato entusiasmo e dentro una commossa gratitudine per questa opera della Grazia, per questa modalità tessuta e costituita dall’opera dello Spirito Santo, proprio per ciascuno di noi, nella vita della Chiesa. Perché il Signore possa continuare a parlare al nostro cuore, ad entrare nella nostra vita e a camminare con noi come compagnia decisiva della nostra avventura umana, dentro tutta la nostra vicenda umana; dentro tutte le circostanze che ci accadono perché siano riconosciute e vissute come occasione, ambito, strada attraverso cui la Sua presenza possa mostrarsi viva e vincente su tutto quello che ci vince e ci vincerebbe inesorabilmente (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore…).
Per questo preghiamo. E preghiamo particolarmente per Papa Francesco, che in questi giorni sta subendo un efferato attacco, e per l’unità della Chiesa; continuiamo a pregare anche per i ministri di Dio che hanno compiuto abusi e per quanti li hanno subiti e per la pace in Siria, dove – come ha detto ieri Papa Francesco nel suo accorato appello all’Angelus – “spirano ancora venti di guerra e da cui giungono notizie inquietanti sui rischi di una possibile catastrofe umanitaria”. Preghiamo per tutti i nostri cari malati e per quanti ci hanno chiesto aiuto: Ornella, Eleonora, Alessia e la sua famiglia, Giorgio, Iolanda, Elena, Augusto, Marisa, Elia e Lorenzo. Preghiamo per Gabriel, di cui oggi è il decimo anniversario della morte, e per Marino, di cui mercoledì sarà il primo anniversario della morte. Affidiamo alla Madonna Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore.
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
Comprendiamo allora la grande umiltà di Gesù, Colui che non aveva peccato, nel mettersi in fila con i penitenti, mescolato fra loro per essere battezzato nelle acque del fiume. Quanta umiltà ha Gesù! E così facendo, Egli ha manifestato ciò che abbiamo celebrato nel Natale: la disponibilità di Gesù a immergersi nel fiume dell’umanità, a prendere su di sé le mancanze e le debolezze degli uomini, a condividere il loro desiderio di liberazione e di superamento di tutto ciò che allontana da Dio e rende estranei ai fratelli. Come a Betlemme, anche lungo le rive del Giordano Dio mantiene la promessa di farsi carico della sorte dell’essere umano, e Gesù ne è il Segno tangibile e definitivo. Lui si è fatto carico di tutti noi, si fa carico di tutti noi, nella vita, nei giorni (Papa Francesco, Omelia del 7.01.18).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Le parole che Maria rivolge ai servitori vengono a coronare il quadro sponsale di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». È curioso: sono le ultime sue parole riportate dai Vangeli: sono la sua eredità che consegna a tutti noi. Anche oggi la Madonna dice a noi tutti: “Qualsiasi cosa vi dica – Gesù vi dica -, fatela”. È l’eredità che ci ha lasciato: è bello! Si tratta di un’espressione che richiama la formula di fede utilizzata dal popolo di Israele al Sinai in risposta alle promesse dell’alleanza: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» (Es 19,8). E in effetti a Cana i servitori ubbidiscono. «Gesù disse loro: Riempite d’acqua le anfore. E le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono». In queste nozze, davvero viene stipulata una Nuova Alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!». Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. E’ la raccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano (Papa Francesco, Udienza dell’8.06.16).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del regno e l’invito alla conversione
Convertirsi, secondo i profeti, significa cambiare direzione di marcia e rivolgersi di nuovo al Signore, basandosi sulla certezza che egli ci ama e il suo amore è sempre fedele. Conversione, in una parola, è tornare al Signore. Gesù ha fatto della conversione la prima parola della sua predicazione: “Convertitevi e credete nel Vangelo”, cioè, guardate indietro e convertitivi È con questo annuncio che egli si presenta al popolo, chiedendo di accogliere la sua parola come l’ultima e definitiva che il Padre rivolge all’umanità. Rispetto alla predicazione dei profeti, Gesù insiste ancora di più sulla dimensione interiore della conversione. In essa, infatti, tutta la persona è coinvolta, cuore e mente, per diventare una creatura nuova, una persona nuova. Cambia il cuore e uno si rinnova (Papa Francesco, Udienza del 18.06.18).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Lassù sul monte, Gesù si mostra ai tre discepoli trasfigurato, luminoso, bellissimo; e poi appaiono Mosè ed Elia, che conversano con Lui. Il suo volto è così splendente e le sue vesti così candide, che Pietro ne rimane folgorato, tanto che vorrebbe rimanere lì, quasi fermare quel momento. Subito risuona dall’alto la voce del Padre che proclama Gesù suo Figlio prediletto, dicendo: «Ascoltatelo». Questa parola è importante! Il nostro Padre che ha detto a questi apostoli, e dice anche a noi: “Ascoltate Gesù, perché è il mio Figlio prediletto”. Teniamo, questa settimana, questa parola nella testa e nel cuore: “Ascoltate Gesù!”. E questo non lo dice il Papa, lo dice Dio Padre, a tutti: a me, a voi, a tutti, tutti! “Ascoltate Gesù!” (Papa Francesco, Angelus del 16.03.14).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
L’Ultima Cena rappresenta il punto di arrivo di tutta la vita di Cristo. Non è soltanto anticipazione del suo sacrificio che si compirà sulla croce, ma anche sintesi di un’esistenza offerta per la salvezza dell’intera umanità. Pertanto, non basta affermare che nell’Eucaristia è presente Gesù, ma occorre vedere in essa la presenza di una vita donata e prendervi parte. Quando prendiamo e mangiamo quel Pane, noi veniamo associati alla vita di Gesù, entriamo in comunione con Lui, ci impegniamo a realizzare la comunione tra di noi, a trasformare la nostra vita in dono, soprattutto ai più poveri (Papa Francesco, Angelus 7.06.15)