Meditazioni 3 luglio 2017
Affiorano spontanee le care parole della preghiera alla Madonna di Chartres del nostro grande amico Charles Péguy. Soprattutto quelle dove richiama la facile e semplice dinamica del rimanere nella Grazia e del cedimento a questa iniziativa infinita: “Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile…”. Lo dicevamo prima: è proprio facile sbagliare, tradire, peccare… eppure, proprio guardando l’esperienza genitoriale di molti di voi, dei vostri bambini nel rapporto con voi, sono sempre commosso dal vedere come è sempre più facile essere riabbracciati, risollevati, riaffermati… In quello che vediamo nei nostri bambini, dobbiamo ritrovare, da adulti, l’atteggiamento e il dinamismo del cuore e la certezza di una presenza distintamente riconosciuta, sicura e irrinunciabile. Che mostra il volto, la strada e l’esperienza di questa semplicità e facilità del lasciarsi abbracciare e riabbracciare sempre. La bocca non sa dire, né le parole esprimere… anzi, come dice Péguy, “abbiamo perso il gusto per i discorsi e non abbiamo più altari se non i vostri, non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice…”. Non sappiamo nient’altro che l’esperienza semplice e disarmante di chi si lascia afferrare da questa Presenza e nel proprio umano folgora e irradia la vita di altri dell’amore di Cristo. Non abbiamo altro che questa semplice preghiera che sgorga da un cuore tutto arso dalla memoria di Cristo, invaso dalla dolcezza della dolce memoria di Cristo. Non abbiamo altro che il dono immeritato di questa Compagnia nella Chiesa, come facile adesione e semplice attaccamento della vita a questo Infinito Amore che l’ha voluta per attirarci continuamente a sé, per corrispondergli in ogni e con tutti gli istanti della vita. E non abbiamo altro che l’irrinunciabile compagnia della Madonna. Proprio a Lei chiediamo di essere aiutati a guardare e a fissare continuamente la presenza di Gesù. Chiediamo di guardare alla grande presenza di Cristo come la guardava Lei e come ci si abbandonava Lei. A riconoscerlo, fino all’attaccamento di tutto noi stessi, come l’Avvenimento affermativo dell’insopprimibile urgenza di verità, di gioia e di felicità del nostro desiderio (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprimere: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
Alla Madonna affidiamo Nicolino e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Alessandro, Antonella, Charlie e i suoi genitori, Cristina, Daniele e i suoi genitori Sara e Alessandro, Ella, Ester, Franco, Franco, Giorgio, Giuseppe, Lucia e Arturo, Lidia, Lorena, don Marco, Margherita, Mariano, Mirella, Roberto, Savina, Savino, Serena. Affidiamo alla Madonna tutti i nostri studenti che oggi hanno iniziato a vivere la vacanza di quest’anno e gli adulti che li accompagnano in questa esperienza; preghiamo anche per tutti i ragazzi che in questi giorni stanno affrontando l’esame di maturità. Preghiamo per Papa Francesco e in comunione con lui per la cara nazione del Venezuela, perché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù
Mentre tutti sono lì a bocca aperta, con gli occhi spalancati, in un ascolto attentissimo, in un silenzio che faceva ancor di più emergere la forza del suo grido, improvvisamente Giovanni si azzittisce. E il suo sguardo, normalmente rivolto a ciascuno dei presenti, lo ritroviamo a fissare intensamente la figura di un uomo – un uomo giovane, un trentenne – che gli sta venendo incontro. È Gesù, che come uno dei tanti è presente, e fa la fila come tutti, prima di presentarsi davanti a Giovanni. Pensate che cosa inaudita: il Mistero fatto uomo, il Mistero in cui tutto consiste fatto uomo, l’avvenimento della salvezza… come uno dei tanti tra la folla. Che si sottomette alla comune condotta di tutti… Gesù si presenta davanti a Giovanni per essere come tutti gli altri battezzato, ma lui vuole impedirglielo, e gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu invece vieni a me?”. Ma Gesù lo fa tacere e gli impone di farlo, replicandogli: “Lascia per ora. Per noi infatti è doveroso adempiere ogni giustizia”. È un momento brevissimo ma intensissimo, di un’intensità unica. E Gesù, dopo il gesto dell’immersione, esce dall’acqua e riprende il suo cammino (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta… Chi ha visto Me ha visto il Padre).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
E accade il miracolo. C’è poco da discutere o da interpretare. C’è la realtà, evidentemente straordinaria di un fatto che accade davanti agli occhi dei Primi, che ancora una volta vince tutta quella umanissima perplessità, che non facciamo fatica ad immaginare in loro. C’è l’evidenza e la forza del fatto… In situazioni come questa, si rinnova quella domanda che continuamente si imponeva al cuore di chi lo seguiva o assisteva ad avvenimenti straordinari come questi: “Ma chi è costui?”. Qual è la vera natura di quest’uomo? La fede è proprio la risposta a questa domanda (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
Nel lungo e drammatico cammino dei Primi con Gesù c’è realmente il parametro di tutto quello che dobbiamo imparare, il parametro del cammino della fede, del cammino dell’umano perché si arrivi alla fede, alla certezza della verità della sua presenza. Perché ne sia investita tutta la vita. Il cuore, per come ci è dato e per come è fatto, è nella possibilità di riconoscerlo solo in un’assoluta e permanente condizione di umiltà, semplicità e povertà di spirito, sostenuto dalla vera dinamica della ragione e dal continuo coinvolgimento della libertà. Nell’adesione e nella sequela a questo cammino vissuto per la presenza di Cristo, e che Gesù stesso vive con noi come con i suoi primi amici. Ai quali, come abbiamo visto, non semplifica nulla di questo cammino umano. Coinvolgendoli e sfidandoli continuamente nella loro ragione e nella loro libertà. Richiamandoli sempre all’atteggiamento necessario della povertà, dell’umiltà e della semplicità. Necessario perché l’unico adeguato alla natura del cuore e della vita, per una continua accoglienza della sua presenza, e perché Lui stesso possa afferrarci e portarci alla verità e alla certezza della sua presenza (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta…).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
[C’è] una particolare espressione che si ripete più volte nel Vangelo, subito dopo momenti, fatti o richiami come quelli che abbiamo attraversato: “… E i suoi discepoli credettero in Lui”. Perché questa espressione è ripetuta più volte? Se hanno creduto, perché riaffermarla successivamente e ripetutamente. Allora non hanno creduto… […] È invece questa la descrizione psicologicamente perfetta e precisa di un fenomeno usuale per tutti noi. Quando si incontra una persona importante per la propria vita, c’è sempre un primo momento in cui lo si pre-sente, qualcosa dentro di noi è messo alle strette dall’evidenza di un riconoscimento ineludibile: “ecco, è lui”, “ecco, è lei”. Ma solo lo spazio dato al ripetersi di questa documentazione carica l’impressione di peso esistenziale. Solo cioè la convivenza la fa entrare sempre più radicalmente e profondamente in noi, fino a che, ad un certo punto è assoluta… e questa strada di conoscenza riceverà nel Vangelo ancora molte conferme, avrà cioè bisogno di molto sostegno, tant’è vero che quella formula, “e i suoi discepoli credettero in lui”, si trova più volte ripetuta, fino alla fine. Quella conoscenza sarà una persuasione che avverrà lentamente e nessun passo successivo smentirà i precedenti: anche prima avevano creduto. Dalla convivenza deriverà una conferma di quella eccezionalità, di quella diversità che fin dal primo momento li aveva percossi (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Nessuno – dice il Signore – viene a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira… Nessuno ha visto il Padre tranne Colui che viene da Dio… Sono io il pane della vita, il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. Perché la mia carne è il vero cibo e il mio sangue è la vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Ibi).