Meditazioni 3 dicembre 2018
«All’inizio di quest’Avvento, ci lasciamo introdurre alla preghiera da questo tratto che sta particolarmente segnando anche il nostro lavoro all’Eco:
Emerge ancora una volta una questione determinante per la vita e il cammino di ciascuno di noi, per l’esperienza decisiva della presenza di Cristo nella nostra vita: il nostro assoluto bisogno, la coscienza viva del nostro più profondo bisogno, del nostro essere ontologicamente bisognosi e mancanti. Invece – dobbiamo dircelo chiaramente e avere la lealtà di guardarlo – molte volte riconoscere di essere bisognosi, ad alcuni di noi, sembra quasi un difetto, un limite, una debolezza da nascondere, da dimenticare o da superare: lo consideriamo come una tappa da superare. (Lo abbiamo visto anche quando, per esempio, in altri momenti, abbiamo parlato dell’inquietudine). Quando usiamo la parola “bisogno” è come se ci ritrovassimo nella mentalità del mondo, nella mentalità che constatiamo nella maggioranza delle persone, per cui il massimo è non essere più bisognosi, è non avere più bisogno per essere finalmente autonomi, autosufficienti, autodeterminati… quasi che la nostra natura umana fosse una condanna o un peso, una minorazione da superare. […] Occorre semplicemente ridestare e rimanere nella nostra natura umana, prenderla semplicemente sul serio e smettere di snaturarla nella pretesa di immagini, pensieri, parzialità con cui così facilmente ci ritroviamo a concepirla e a ridurla gravemente. Quello che deve semplicemente emergere è ciò che siamo, cioè la costitutiva e positiva “mancanza” che siamo, per ritrovarci sempre dentro una rinnovata attesa e adeguatamente spalancati alla presenza di Gesù che solo è capace di svelarla, abbracciarla e corrispondere continuamente e pienamente» (Nicolino Pompei, Mai un uomo ha parlato così…).
In questi giorni della novena dell’Immacolata, affidiamo alla Madonna Nicolino, perché il Signore lo guidi e lo accompagni nella chiamata che gli dona; particolarmente preghiamo per le intenzione che Nicolino porta nel suo cuore. Affidiamo a Maria Santissima la nostra carissima Graziella e tutti gli amici per cui ci è stato chiesto di pregare: Giancarlo, Francesco, Vincenzo, Maria Pia, Elena, Augusto, Antonella, Sonia, Francesca, Sara, Luca, Marco, Antonella, Simone, Elisa, Eleonora, Iolanda, Bianca, Emiliano. Preghiamo per tutti i nostri cari defunti, in particolare per Patrizia. Preghiamo per il Santo Padre Francesco e in comunione con lui «preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse altre parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace. E che Dio, nostro Signore, perdoni coloro che fanno la guerra, coloro che fanno le armi per distruggersi e converta il loro cuore. Preghiamo per la pace nell’amata Siria» (Angelus del 2.12.18).
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido, come acqua di sorgente.
Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione, un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male (Père de Grandmaison).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Formami un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori, sacrificandosi davanti al tuo divin Figlio; un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Cristo, ferito dal suo amore con una piaga che non si rimargini, se non in cielo (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
O tu, chiunque sia, che ti avvedi di essere in balìa dei flutti di questo mondo, tra burrasche e tempeste, invece di camminare sulla terra, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa Stella, se non vuoi essere travolto dalle tempeste. Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la Stella, invoca Maria. Se sei sbattuto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della maldicenza, dell’invidia: guarda la Stella, invoca Maria. Se l’ira, o l’avarizia, o le lusinghe della carne scuotono la navicella dell’anima: guarda a Maria. Se tu, turbato dall’enormità dei peccati, confuso per la bruttura della tua coscienza, spaventato per il rigore del giudizio, incominci ad essere inghiottito dal baratro della tristezza, dall’abisso della disperazione: pensa a Maria (S. Bernardo).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Nei pericoli, nelle difficoltà, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si allontani mai dalla tua bocca, non si allontani mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l’aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai di seguire l’esempio della sua vita (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Seguendola, non uscirai di strada; pregandola, non dispererai; pensando a Lei, non cadrai in errore. Se Lei ti sorregge, non cadi; se Lei ti protegge, non hai da temere; se Lei ti guida, non ti affaticherai; se Lei ti è favorevole, giungerai alla mèta (Ibi).
UN AIUTO A VIVERE L’AVVENTO
L’Avvento è il tempo liturgico che ci prepara al Natale, invitandoci ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù. In Avvento non viviamo solo l’attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo – quando alla fine dei tempi tornerà –, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose. Ricordiamo il Natale, aspettiamo il ritorno glorioso di Cristo, e anche il nostro incontro personale: il giorno nel quale il Signore chiamerà. In queste quattro settimane siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo. Il Vangelo di questa domenica (cfr Lc 21,25-28.34-36) va proprio in tale direzione e ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico o dai ritmi convulsi delle giornate. Risuonano particolarmente incisive le parole di Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso. […] Vegliate in ogni momento pregando» (vv. 34.36).
Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi fino a Natale. Stare svegli e pregare. Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori, ma sempre girare intorno a noi stessi. E questo stanca, questo annoia, questo chiude alla speranza. Si trova qui la radice del torpore e della pigrizia di cui parla il Vangelo. L’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti popoli martoriati dalla fame, dall’ingiustizia, dalla guerra; è il desiderio dei poveri, dei deboli, degli abbandonati. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. Il secondo atteggiamento per vivere bene il tempo dell’attesa del Signore è quello della preghiera. «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (v. 28), ammonisce il Vangelo di Luca. Si tratta di alzarsi e pregare, rivolgendo i nostri pensieri e il nostro cuore a Gesù che sta per venire. Ci si alza quando si attende qualcosa o qualcuno. Noi attendiamo Gesù, lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza. Pregare, attendere Gesù, aprirsi agli altri, essere svegli, non chiusi in noi stessi. Ma se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest’altro, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo. Noi attendiamo Gesù e lo vogliamo attendere nella preghiera, che è strettamente legata alla vigilanza» (Papa Francesco, Angelus 2 dicembre 2018).