Meditazioni 29 agosto 2016
Martirio di San Giovanni Battista
Ci introduciamo all’Affidamento riascoltando un tratto dell’intervento di Nicolino al 20° Convegno che ci aiuta particolarmente a fare memoria della testimonianza del martirio di San Giovanni Battista che oggi la Chiesa festeggia
“Quello che abbiamo di più caro è Cristo stesso”. Come sapete, è un’affermazione presa da Il racconto dell’anticristo di Vladimir Solov’ev. Non è questa la sede per approfondire questa brevissima opera e per incontrare quel grandissimo uomo, un genio e un profeta, quale io ritengo Solov’ev. Desidero solamente introdurvi al contesto e al momento in cui emerge. La troviamo alla fine del racconto, pronunciata dallo starets Giovanni – uno dei personaggi decisivi – di fronte all’imperatore – figura rappresentativa del potere del mondo. […] L’imperatore indice e convoca un grande concilio, in cui ogni rappresentante delle diverse confessioni possa esplicitare esigenze e richieste alle quali – solo per il suo perverso disegno di assoluto dominio – desidera prontamente rispondere. Così, pur di dimostrare la sincerità e la bontà del suo intento, offre concessioni che appaiono altamente generose ai cristiani delle diverse confessioni. E man mano che queste richieste vengono soddisfatte, i loro rappresentanti sono chiamati ad avvicinarsi e ad unirsi gioiosi al loro imperatore, come segno di totale sottomissione alla sua signoria. Ma al termine di questo tentativo, portato avanti dall’imperatore con assoluta persuasività ed efficacia, rimane un piccolo gruppetto, imperturbabile alle sue concessioni e non disposto a cedere alle sue lusinghe. È un piccolo gruppo che si ritrova solo e spontaneamente stretto alle sue autorità. Autorità che Solov’ev rappresenta nelle figure dello starets Giovanni, del Papa Pietro e del professor Pauli. È l’unico passaggio che vi leggo di tutto il racconto. “Con accento di tristezza, l’imperatore si rivolse a loro dicendo: che cosa posso fare ancora per voi? Strani uomini! Che volete da me? Io non lo so. Ditemelo dunque voi stessi, o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi, condannati dal sentimento popolare; che cosa avete di più caro nel Cristianesimo? Allora simile a un cero candido si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel Cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità. Da te, o sovrano, noi siamo pronti a ricevere ogni bene, ma soltanto se nella tua mano generosa noi possiamo riconoscere la Santa mano di Cristo. E alla tua domanda che puoi tu fare per noi, eccoti la nostra precisa risposta: confessa, qui ora davanti a noi, Gesù Cristo figlio di Dio che si è incarnato, che è resuscitato e che verrà di nuovo; confessalo e noi ti accoglieremo con amore…” (Nicolino Pompei, Quello che abbiamo di più caro è Cristo stesso).
Ritrovandoci a vivere l’Affidamento al termine di questo intensissimo mese di Grazia e alla ripresa della nostra vita quotidiana, ringraziamo il Signore per tutto quello che ci ha donato di vivere nel tempo delle vacanze e a Lui affidiamo il nostro cammino, Nicolino e tutta la nostra Compagnia, chiedendo la Grazia di non avere mai niente di più caro che Cristo stesso. In comunione con Papa Francesco continuiamo a pregare per le vittime del terremoto, “per le persone presenti nei luoghi colpiti dalle scosse, per quanti hanno perso i loro cari e per quanti si sentono ancora scossi dalla paura e dal terrore. Il Signore Gesù, che si è sempre commosso dinanzi al dolore umano, consoli questi cuori addolorati e doni loro la pace” (Papa Francesco, Udienza del 24/08/16). Affidiamo alla Madonna anche tutti i nostri cari malati, in particolare Alessandro, Elisabetta e Francesca.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,7-9).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18-19).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo (2Tm 2,10-12a).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio (1Cor 1,22-24).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
L’amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro (2Cor 5,14-15).