Meditazioni 28 agosto 2017
Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa
Ora dobbiamo aprire il nostro cuore alla domanda. Tutto il nostro lavoro non può che essere sempre e ultimamente preghiera. Sant’Agostino afferma che “porre la speranza nella preghiera è totum atque summum negotium /è l’attività, il lavoro totalizzante e sommo”. Dobbiamo quindi incessantemente mendicare Gesù, mendicare il Suo sguardo sempre, perché ci investa, ci commuova lo sguardo e il cuore, ci rimetta sempre in piedi e in cammino con Lui e dietro a Lui. Dobbiamo mendicare a Gesù la Grazia di vincere tutta la nostra estraneità e la nostra resistenza nella Grazia della Sua attrattiva presente. Di vincere e farci uscire da quella strettoia di immagini e di pensieri dentro cui soffochiamo, arrestiamo e perdiamo la vita, sottomettendola al dominio della nostra misura; al dominio delle nostre misere e brevi vedute, in cui qualcuno di noi si ritrova o vorrebbe ancora definire e affermare se stesso, gli altri, la realtà e anche l’appartenenza alla Compagnia. Dobbiamo domandare la Grazia di essere ridestati alle esigenze del cuore, all’emergenza del nostro bisogno, all’impeto del nostro desiderio. […] E tanto più la nostra affezione la lasceremo spostare verso il Suo sguardo, quanto più risulterà coincidente proprio con la Sua presenza. Quanto più quello che si farà, lo si farà con Lui, in Lui e per Lui. Tutto quello che si amerà, lo si amerà con Lui, in Lui, per Lui. Tutto quello che si cercherà sarà solo il Suo sguardo. Tutto quello che si domanderà sarà la Sua presenza, di rimanere con Lui, di amarlo dentro ogni cosa/sopra ogni cosa (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Affidiamo alla Madonna Nicolino, ognuno di noi e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Anna, Camilla, Cristina, Emidio, Franco, Franco, Gabriel, Giorgio, Laura, Lidia, Lina, Lorena, don Marco, Mariano, Simone.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
O Signore mediatore, Dio sopra di noi, uomo per noi! Riconosco la tua misericordia perché tu così forte volontariamente provi paura e angoscia per amore, e quei molti che inevitabilmente sentono paura e angoscia per la loro debolezza, tu mostrando la debolezza del tuo corpo lo consoli cosicché non cadano nella disperazione e periscano (Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Gv 52,2).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Se hai peccato, considera quant’è grande la tua ferita, ma non disperare della guarigione: il medico celeste è più grande. Hai peccato? Rialzati: la via non è ancora finita, non è chiusa la giornata, ancora non è spirato il tempo. Non disperare, di’ piuttosto come Davide: “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia” (Sant’Agostino, Esposizione sui Salmi 50,3; Discorso 17,5).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
“Io sono un verme della terra e non un uomo” (Sal 22,7). Ecco cosa ha voluto diventare per te colui che “in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). E perché egli si è abbassato così per te? Il Figlio di Dio si abbassò e si fece umile per guarire la causa di tutti i mali, cioè la superbia. Dio si è fatto umile per te. Forse ti vergogneresti di imitare l’umiltà di un uomo; imita almeno l’umiltà di Dio (Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Gv 1,13;25,16).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Ma perché il Cristo è stato crocifisso? Perché ti era necessario il legno della sua umiltà. Infatti ti eri gonfiato di superbia, e per questi eri stato cacciato lontano dalla tua patria, la Gerusalemme del Cielo. La via era stata interrotta dai flutti di questo secolo. Egli è venuto per riportarti di là. E che ha fatto? Ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno infatti può attraversare il mare di questo secolo se non è portato dalla croce di Cristo. Anche se uno ha gli occhi malati, può attaccarsi al legno della croce. E chi non riesce a vedere da lontano la meta del suo cammino, non abbandoni la croce, e la croce lo porterà. Credi nel Crocifisso e potrai raggiungere la meta (Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Gv 2, 4.2).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
O Figlio unigenito di Dio: hai versato per me il tuo sangue e la tua vita. Vieni, dimora in me con il tuo Spirito, caccia da me ogni angoscia, allarga il mio cuore alle dimensioni del tuo mistero (Sant’Agostino, Esposizione sui Salmi 102,6. Disc. 23,7).