Meditazioni 27 maggio 2013
La Madonna, appena ricevuto l’annunzio che sarebbe stata madre di Gesù, e anche l’annunzio che sua cugina Elisabetta era incinta – dice il Vangelo – se ne andò in fretta; non aspettò. Non ha detto: “Ma adesso io sono incinta, devo curare la mia salute. Mia cugina avrà delle amiche che forse l’aiuteranno”. Lei ha sentito qualcosa e “se ne andò in fretta”. È bello pensare questo della Madonna, della nostra Madre, che va in fretta, perché ha questo dentro: aiutare. Va per aiutare, non va per vantarsi e dire alla cugina: “Ma senti, adesso comando io, perché sono la Mamma di Dio!” No, Non ha fatto quello. È andata ad aiutare! E la Madonna è sempre così. È la nostra Madre, che sempre viene in fretta quando noi abbiamo bisogno. Sarebbe bello aggiungere alle Litanie della Madonna una che dica così: “Signora che vai in fretta, prega per noi!”. È bello questo, vero? Perché Lei va sempre in fretta, Lei non si dimentica dei suoi figli. E quando i suoi figli sono nelle difficoltà, hanno un bisogno e la invocano, Lei in fretta va. E questo ci dà una sicurezza, una sicurezza di avere la Mamma accanto, al nostro fianco sempre. Si va, si cammina meglio nella vita quando abbiamo la mamma vicina. Pensiamo a questa grazia della Madonna, questa grazia che ci dà: di essere vicina a noi, ma senza farci aspettare. Sempre! Lei è – abbiamo fiducia in questo – per aiutarci. La Madonna che sempre va in fretta, per noi (Papa Francesco, Omelia del 26.05.13).
…Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo a Maria Santissima ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. Preghiamo particolarmente per il piccolo Pietro e per i nostri amici prediletti Maria e Marco; preghiamo anche per Leonardo, per Eleonora, per Amir e per tutte le persone malate.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Basta un accenno di sguardo per essere tirati dentro il Suo. Il Suo sempre presente e sempre fedele. Occorre semplicemente cedere all’attrattiva del Suo sguardo che ci investe sempre. Accettando di lasciarsi spostare dal nostro dominio – dentro cui la vita perde sempre – per lasciarsi definire dalla Sua signoria – dentro cui la vita si trova e si guadagna sempre (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Tanto più Lo lasceremo entrare nella nostra “casa”, tanto più Gli lasceremo spazio, quanto più il nostro umano emergerà nell’esperienza di un’esaltazione, di una luminosità e di una consistenza manifesta, dal pensare all’agire, dall’amore al lavoro. Emergerà nell’esperienza di una radiosità manifesta nel nostro umano come splendore del Suo volto in noi. “Risplenda su di noi la luce del Tuo volto, Signore…”, perché possiamo risplendere in tutto della Tua presenza (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Nell’opera Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, il grande Péguy, pensando a coloro che poterono vedere Gesù, fa gridare a Giovanna queste parole: “[…] Gesù, Gesù, ci sarà mai così presente?”. A questo grido di Giovanna, Péguy fa rispondere madre Gervaise così: “Egli è qui. È qui come il primo giorno… In eterno è qui tra di noi proprio come il primo giorno. In eterno tutti i giorni. È qui fra di noi in tutti i giorni della sua eternità”. Sì, Egli è qui. Egli è qui ora e ci raggiunge con il Suo sguardo, la Sua voce, la Sua presenza (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio e l’incontro con Simeone ed Anna
Solo gli umili prestano attenzione alla presenza del Signore. Chi non è umile è pieno di sé, pieno della sua misura, non ascolta altro che se stesso, non confida in nessun altro che in se stesso, piegando tutto alla sua presunzione. Gli umili e i poveri sono totalmente tesi al Signore, sempre tesi a cercare il Signore, a lasciarsi afferrare dalla Sua presenza [… L’umiltà] è l’atteggiamento di chi riconosce la sua vera natura e nel Signore tutta la vera ricchezza, capacità, forza e beatitudine. Per questo solo gli umili si rallegrano nel sentirlo parlare (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio tra i dottori della legge
Tutto quello che siamo chiamati a vivere è tenere fisso lo sguardo a Gesù, dove è la vera vita e la vera gioia del cuore. Guardare Gesù: si può immaginare qualcosa di più semplice e più facile di guardare in faccia Uno; di guardare in faccia Uno presente? Nessuno sforzo titanico, nessun progetto di coerenza o di perfezione normativa, nessuna capacità eroica ed eccezionale. Semplicemente il tendere di tutto noi stessi a guardare la presenza di Gesù, che sempre ci viene incontro mendicando il nostro sguardo. Rendendo ancora più semplice il guardarlo. Semplicissimo ma drammatico. Perché questo comporta lo smettere di adorare se stessi, di seguire se stessi, di affermare se stessi come misura di tutto, di voler far consistere in se stessi la vita. “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi la perderà per me la salverà” (Ibi).