Meditazioni 27 luglio 2015
Il povero di spirito è un uomo che non ha nulla se non quella domanda, quell’esigenza, quell’apertura, quell’attesa infinita del cuore da cui è originalmente e totalmente costituito. (…) Il povero di spirito non ha nulla perché è ricchissimo solo di quella ineludibile esigenza infinita, che lo spalanca al rapporto con la realtà – dentro ogni momento del rapporto con la realtà – con un cuore tutto attendente e aperto all’Infinito, e che segna in ogni istante il grido del suo bisogno. Noi siamo questo bisogno di tutto: non inteso come bisogno di una innumerevole e interminabile molteplicità di cose, di fattori o rapporti… ma inteso come essere bisogno, come essere fame e sete del Totalmente altro, della Totalità, dell’Infinito che ci costituisce e a cui originalmente apparteniamo. (…) Solo quello del povero di spirito è l’atteggiamento adeguato del cuore perché la vita sia spalancata all’avvenimento della presenza di Gesù Cristo nella sua pretesa di essere l’Infinito fatto uomo. Perché si lasci incontrare, colpire, afferrare ed introdurre, dentro un cammino di continua e intensa familiarità, alla verità e alla certezza della Sua presenza. Dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché sostenga in noi questo atteggiamento (Nicolino Pompei, Quello che poteva essere per me un guadagno l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo).
Invocando lo Spirito Santo chiediamo che sostenga in noi questo atteggiamento del cuore.
Come l’orazione delle Lodi di questa mattina ci ha suggerito, chiediamo che il Signore ispiri le nostre azioni perché ogni nostra attività abbia da Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento. Affidiamo a Maria Santissima le Vacanze e l’Avvenimento in piazza pregando che siano gesti attraverso i quali il Signore continui a parlare al nostro cuore e al cuore di ogni uomo. Affidiamo alla Madonna Nicolino, ciascuno di noi, in particolare Antonio, Francesca, Italia, Joseph e Mario. In comunione con Papa Francesco, preghiamo perché padre Paolo Dall’Oglio, i Vescovi Ortodossi e tutti gli altri cristiani da due anni rapiti in Siria siano liberati.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
Venite da molti Paesi diversi, da tradizioni culturali ed esperienze differenti. Eppure, sentiamo di avere tra di noi tante cose in comune. Soprattutto ne abbiamo una: il desiderio di Dio. Questo desiderio è evocato dalle parole del Salmista: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42,2-3). Quanto è importante mantenere vivo questo desiderio, questo anelito ad incontrare il Signore e fare esperienza di Lui, fare esperienza del suo amore, fare esperienza della sua misericordia! Se viene a mancare la sete del Dio vivente, la fede rischia di diventare abitudinaria, rischia di spegnersi, come un fuoco che non viene ravvivato. Rischia di diventare “rancida”, senza senso (Papa Francesco, Omelia ai catecumeni del 23.11.13).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Dio non ci ha creato per essere soli, chiusi in noi stessi, ma per poter incontrare Lui e per aprirci all’incontro con gli altri. Dio per primo viene verso ognuno di noi; e questo è meraviglioso! Lui viene incontro a noi! Nella Bibbia Dio appare sempre come colui che prende l’iniziativa dell’incontro con l’uomo: è Lui che cerca l’uomo, e di solito lo cerca proprio mentre l’uomo fa l’esperienza amara e tragica di tradire Dio e di fuggire da Lui. Dio non aspetta a cercarlo: lo cerca subito. È un cercatore paziente il nostro Padre! Lui ci precede e ci aspetta sempre. Non si stanca di aspettarci, non si allontana da noi, ma ha la pazienza di attendere il momento favorevole dell’incontro con ciascuno di noi (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
E quando avviene l’incontro, non è mai un incontro frettoloso, perché Dio desidera rimanere a lungo con noi per sostenerci, per consolarci, per donarci la sua gioia. Dio si affretta per incontrarci, ma mai ha fretta di lasciarci. Resta con noi. Come noi aneliamo a Lui e lo desideriamo, così anche Lui ha desiderio di stare con noi, perché noi apparteniamo a Lui, siamo “cosa” sua, siamo le sue creature. Anche Lui, possiamo dire, ha sete di noi, di incontrarci. Il nostro Dio è assetato di noi. E questo è il cuore di Dio. È bello sentire questo (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
La fede è un cammino con Gesù. Ricordate sempre questo: la fede è camminare con Gesù; ed è un cammino che dura tutta la vita. Alla fine ci sarà l’incontro definitivo. Certo, in alcuni momenti di questo cammino ci sentiamo stanchi e confusi. La fede però ci dà la certezza della presenza costante di Gesù in ogni situazione, anche la più dolorosa o difficile da capire. Siamo chiamati a camminare per entrare sempre di più dentro al mistero dell’amore di Dio, che ci sovrasta e ci permette di vivere con serenità e speranza (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Vi invito a custodire l’entusiasmo del primo momento che vi ha fatto aprire gli occhi alla luce della fede; a ricordare, come il discepolo amato, il giorno, l’ora in cui per la prima volta siete rimasti con Gesù, avete sentito il suo sguardo su di voi. Non dimenticare mai questo sguardo di Gesù su te, su te, su te… Non dimenticare mai questo sguardo! È uno sguardo d’amore. E così sarete sempre certi dell’amore fedele del Signore. Lui è fedele. E siate certi: Lui non vi trad