Meditazioni 26 settembre 2011
Jesu Rex admirabilis et triumphator nobilis, dulcedo ineffabilis, totus desiderabilis. Mane nobiscum Domine et nos illustra lumine, pulsa mentis caligine, mundum reple dulcedine.
Gesù, Re ammirabile e nobile trionfatore, dolcezza ineffabile, totalmente desiderabile. Rimani con noi Signore e illuminaci con la tua luce, dissipa l’oscurità, la caligine della nostra mente; reso puro, riempimi di dolcezza. “Rimani con noi, resta con noi Signore, perché si fa sera…”, fu la struggente richiesta dei discepoli di Emmaus. Se Tu non sei con noi e non rimani con noi, noi non possiamo stare e rimanere con Te. È solo la tua Presenza sfolgorante di luce che può dissipare l’oscurità delle tenebre che avvolgono così spesso la nostra esistenza, che occupano prepotentemente la nostra mente, i nostri pensieri, riempiendo la vita di paure ed insicurezze. [Rimani con noi, Signore, resta con noi!] (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprimere: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
…Invocazione allo Spirito Santo
Preghiamo per il Santo Padre Benedetto XVI, appena tornato dal suo viaggio in Germania, e affidiamo alla Madonna tutte le sue intenzioni. Preghiamo per la nostra Compagnia, per Nicolino ed in particolare per i nostri cari che stanno vivendo il dramma della malattia; questa sera ricordiamo particolarmente nella nostra preghiera Rosalba, Costanza, Luigi, Pasquale, Carlo e Bibi.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
La preghiera dell’Angelus ci fa ricordare sempre di nuovo l’inizio storico della nostra salvezza. L’Arcangelo Gabriele presenta alla Vergine Maria il piano di salvezza di Dio, secondo il quale Ella avrebbe dovuto diventare la Madre del Redentore. Maria rimane turbata. Ma l’Angelo del Signore Le dice una parola di consolazione: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” Così Maria può dire il suo grande “sì”. Questo “sì” all’essere serva del Signore è l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza. E, infine, Maria dice questo “sì” a tutti noi, che sotto la croce le siamo stati affidati come figli. Non revoca mai questa promessa. Ed è per questo che Ella deve essere chiamata felice, anzi, beata perché ha creduto nel compimento di ciò che Le era stato detto dal Signore. Recitando ora questo saluto dell’Angelo, possiamo unirci a questo “sì” di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi. Allora, anche nella nostra vita l’amore di Dio diventerà, per così dire, carne, prenderà sempre più forma. Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni. Dio è buono (Benedetto XVI, Angelus del 25.09.11).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Meditando oggi la Visitazione di Maria, siamo portati a riflettere proprio su questo coraggio della fede. Colei che Elisabetta accoglie nella sua casa è la Vergine che “ha creduto” all’annuncio dell’Angelo e ha risposto con fede, accettando con coraggio il progetto di Dio per la sua vita e accogliendo così in sé la Parola eterna dell’Altissimo […] Maria ha davvero creduto che “nulla è impossibile a Dio” e, forte di questa fiducia, si è lasciata guidare dallo Spirito Santo nell’obbedienza quotidiana ai suoi disegni. Come non desiderare, per la nostra vita, lo stesso abbandono fiducioso? Come potremmo precluderci quella beatitudine che nasce da una così intima e profonda consuetudine con Gesù? Perciò, rivolgendoci oggi alla “piena di grazia”, le chiediamo di ottenere anche a noi, dalla Provvidenza divina, di poter pronunciare ogni giorno il nostro “sì” ai disegni di Dio con la stessa fede umile e schietta con cui Lei ha pronunciato il suo. Ella che, accogliendo in sé la Parola di Dio, si è abbandonata a Lui senza riserve, ci guidi ad una risposta sempre più generosa e incondizionata ai suoi progetti, anche quando in essi siamo chiamati ad abbracciare la croce (Benedetto XVI, Discorso del 31.05.11).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
La maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo, da Colui che si è fatto uomo, dal Dio venuto in mezzo a noi. Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l’uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui. Ma per tutti c’è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Egli chiama tutti noi, perché anche noi si possa dire: Orsù, “attraversiamo”, andiamo a Betlemme – verso quel Dio, che ci è venuto incontro. Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui. Transeamus usque Bethleem… (Benedetto XVI, Omelia 24.12.09).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
È interessante osservare da vicino questo ingresso del Bambino Gesù nella solennità del tempio, in un grande “via vai” di tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele. Nessuno di questi però si accorge di nulla. Gesù è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici. Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore. Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità. Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo, ed il loro sguardo profetico si apre al futuro, come annuncio del Messia: “Lumen ad revelationem gentium!” (Lc 2,32). Nell’atteggiamento profetico dei due vegliardi è tutta l’Antica Alleanza che esprime la gioia dell’incontro con il Redentore. Alla vista del Bambino, Simeone e Anna intuiscono che è proprio Lui l’Atteso (Benedetto XVI, Omelia del 02.02.11).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
La Santa Famiglia è certamente singolare e irripetibile, ma al tempo stesso è “modello di vita” per ogni famiglia, perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una famiglia umana, e così facendo l’ha benedetta e consacrata. Affidiamo pertanto alla Madonna e a san Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione (Benedetto XVI, Angelus del 26.12.10).