Meditazioni 26 novembre 2012
Quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto, quello che le nostre mani hanno toccato, quello che continuiamo ad ascoltare, a vedere, a toccare… non è possibile tacerlo. Anche il Papa ce lo ricordava nel suo Discorso a Parigi, quando ha definito l’annuncio missionario dei primi cristiani come “una necessità intrinseca che derivava dalla natura della loro fede”. La vita di un uomo che ha incontrato Gesù nella sua compagnia che si chiama Chiesa – dove ha incontrato la presenza che corrisponde a tutta l’esigenza del suo cuore, dove è continuamente introdotto alla verità di sé e al suo compimento – non può che ritrovarsi la vita come testimonianza e missione. Ma attenti bene: il Papa parla di una necessità intrinseca alla natura della fede. La missione non è la propaganda o la pubblicità di un prodotto, di un’idea, di un discorso, di un gruppo e nemmeno di una religione di cui vogliamo convincere altri, conquistando il loro favore e la loro adesione. La missione non è qualcosa di stabilito a tavolino come attività, ruolo, impegno. Non è un’attività da dopolavoro, un tempo da dare ad un compito stabilito di cui vengo investito. Non è nemmeno l’applicazione di un discorso o di parole imparate. La missione non è nient’altro che la testimonianza di una vita a cui accade l’incontro con Cristo e con la sua compagnia. A cui accade l’esperienza viva di questa presenza alla quale è totalmente attaccata la vita. È l’umano investito dal suo amore e dal suo perdono, che cambia e trasfigura lo sguardo, l’affezione, l’intelligenza e il giudizio su tutto. È questo sguardo nuovo, questa affezione nuova, questa intelligenza nuova, questo giudizio nuovo che ritroviamo sorprendentemente emergenti nel rapporto con Gesù, che diventano la tua presenza lì dove sei e che porti con te dappertutto. Che non può non investire tutto quello che ti accade, a partire dai rapporti più prossimi e quotidiani. Come per i Primi l’imbattersi e il seguire la presenza di quell’uomo di nome Gesù diventa qualcosa di totalizzante e di irresistibile, proprio per quell’impareggiabile e crescente esperienza che investe il loro cuore, così non può che essere anche per noi. E questo si mostra sempre nel nostro umano. Nell’esperienza dell’umano che pensa, che dice, sceglie, ama, lavora, vive… (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta… Chi ha visto Me ha visto il Padre)
…Invocazione allo Spirito Santo
Questa sera preghiamo particolarmente per Remigia. All’infinita Misericordia di Dio affidiamo l’anima di Andrea, di Renata e di Franca. Preghiamo per Enrico e Katiuscia, Pierluigi e Dina, che sabato riceveranno il sacramento del Matrimonio. Affidiamo alla Madonna Nicolino e tutte le intenzioni del suo cuore.
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte, l’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: « È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. (Mt 28, 1-10)
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre ha promesso; ma voi restate in città, finché non siete rivestiti di potenza dall’alto”. Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Lc 24, 46-53)
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la Pentecoste
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (At 2, 1-4)
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione di Maria in cielo
L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. (Lc 1, 46-50)
Nel quinto mistero della gloria contempliamo l’incoronazione di Maria
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una dona vestita di sole, con la luno sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. (Ap 11, 19a. 12,1)