Meditazioni 26 luglio 2010
“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho la carità, sono come un bronzo sonante o un cembalo strepitante. E se anche avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e anche possedessi tutta la fede così da trasportare le montagne, ma non ho la carità, NON SONO NIENTE. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze, e se anche dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, NON MI GIOVA NULLA. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà; la scienza svanirà; ma la carità non avrà mai fine”… Ma che cos’è allora questa Carità, senza la quale se anche avessi tutto il dono delle lingue, tutta la capacità di conoscere, tutta la fede da avere la forza di spostare le montagne; e se anche distribuissi – come san Francesco – tutti i miei beni, e mi consegnassi alle fiamme per essere bruciato, non sono niente e non ho fatto niente? …La carità, senza la quale non sono niente, è Cristo stesso, è l’Amore di Cristo. È proprio l’Amore di Cristo e il nostro amore a Lui l’Avvenimento che ci deve muovere, commuovere sempre e in tutto quello che facciamo o poniamo. Ed è proprio un uomo come Francesco d’Assisi che ce lo attesta a dispetto di tutte le riduzioni che di lui si fanno. Riporta la “Vita prima” di Tommaso da Celano: “… Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra… C’è di più, molte volte, trovandosi in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava ad invitare tutte le creature alla lode di Gesù. Proprio perché portava e conservava sempre nel cuore con mirabile amore Gesù Cristo, e questi crocifisso, perciò fu insignito gloriosamente più di ogni altro dell’immagine di Lui” (Nicolino Pompei, Caritas Christi urget nos).
…Invocazione allo Spirito Santo
Come il Papa ha fatto ieri all’Angelus, raccomandiamo al Signore nella preghiera i defunti e i feriti della tragedia avvenuta sabato scorso a Duisburg in Germania, ricordando particolarmente anche i loro familiari.
Pregando per tutte le persone malate, affidiamo alla materna custodia della Madonna Elpidio e Franco, come i loro cari ci hanno chiesto.
Rivolgiamoci alla Vergine Santissima, Madre nostra dolcissima, perché accompagni i passi del nostro Cammino, preghi per Nicolino e per tutte le sue intenzioni.
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli rispose: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento (Mt 3,13-17).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è giù bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui (Gv 2,3-5.9a.10-11)
Nel terzo mistero della luce contempliamo Gesù che annuncia l’avvento del Regno di Dio e invita alla conversione
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui (Mc 1,14-20).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo!”. Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto (Lc 9,28b-31.33-36).
Nel quinto mistero della luce contempliamo Gesù che istituisce l’Eucarestia
Quando venne l’ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio”. Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc 22,14-23.56).