Meditazioni 26 febbraio 2018
È Lui quello che fa, è Lui quello che costituisce, è Lui che inizia e prende sempre l’iniziativa; è Lui che ci sceglie, è Lui che ci chiama, è Lui che ci riprende sempre, è Lui che detta il metodo. Noi possiamo essere solo la carne, la vita che si lascia investire da questa Sua continua iniziativa, da questo Suo operare continuo. E mostrare, nella realtà del nostro umano che vive, come la vita investita dalla Sua presenza e dal Suo operare si afferma in tutta la sua pienezza di senso e di compimento: nell’esperienza di una gioia piena, di una speranza certa, di una bellezza impareggiabile, di un recupero, di una ricostruzione e di una rinascita per noi assolutamente irrealizzabili, di una sorprendente capacità fuori dalla nostra portata, che solo ci rende “capaci” di vivere la vita dentro tutto il dramma del suo rapporto con la realtà. (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?)
Chiedendo la docilità alla Sua iniziativa e al Suo operare, affidiamo a Maria Santissima ciascuno di noi, Nicolino, Cristina, Massimo, Maria Vittoria, Davide, Maria Elena, Antonello, Giovanni, Giorgio, Jasmine, Francesco, Francesca, Savina. Preghiamo per tutti i nostri cari defunti, in particolare per Annabella, Luigi, per Gino e tutta la sua famiglia. Preghiamo per Papa Francesco e uniamoci al suo appello, rivolto ieri all’Angelus, particolarmente per la Siria, perché cessi subito la violenza, sia dato accesso agli aiuti umanitari – cibo e medicine – e siano evacuati i feriti e i malati. Preghiamo insieme Dio che questo avvenga immediatamente.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Gesù è la pienezza dell’Amore di Dio per ogni uomo, che si fa Uomo nella storia, un Uomo nella storia chiamato a rivelarlo alla vita di ogni uomo. Rivelarlo ad ogni uomo nella sua Presenza umana, che incontra ed investe la vita di quegli uomini e di quelle donne che si imbattono con lui e che rappresentano i primi testimoni di questo Amore sconvolgente che accade nel tempo della vicenda umana. E che trova nella sua messa a morte la sua definitiva affermazione e il suo più struggente documento: Dio è solo Amore che ci ama, Dio è solo Misericordia (Nicolino Pompei, Caritas Christi urge nos).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Questo Amore è solo puro Amore, Amore e basta, Amore senza ragioni, ritorni o condizioni. Solo assoluta gratuità, che agisce solo per Amore, senza pretendere niente. Amore che agisce per Amore. Amore… dove non c’è da aggiungere altro (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
L’Amore di Cristo rivela ciò che è decisivo per il cuore e per il riscatto di una vita imbrattata, ottenebrata, piegata e spezzata dalla menzogna, dal male e dal nostro stesso peccato, dalla nostra persistente pretesa di essere l’effettiva ed efficace misura di tutto. L’Amore di Cristo rivela tutto l’Amore di Dio come rapporto reale dentro ogni istante. Perché dentro ad ogni istante la vita si possa ritrovare nell’esperienza di un continuo ed effettivo recupero e riscatto da ciò in cui noi stessi la disperiamo; nell’esperienza di una continua ripresa del cammino verso il destino che Lui stesso chiarisce e rende possibile (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Quale altra ragione se non l’assenza di ragioni e ritorni, cioè purissimo Amore – che la ragione riconosce ed è chiamata a riconoscere – per crearci e, nel dono di se stesso nel suo Figlio Gesù, per salvarci? Solo gratuito Amore che agisce solo per Amore. Il suo essere Amore è il suo agire (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
L’Amore di Cristo è tutta la sconvolgente manifestazione, nella carne di un Uomo, dell’Amore di Dio per ogni uomo, dell’Amore che si lascia abbattere da ciò da cui siamo sempre battuti ed abbattuti, per rialzarci e risollevarci al livello dell’Infinito da cui siamo creati e di cui siamo immagine e somiglianza e quindi costitutiva e continuativa esigenza esistenziale (Ibi).