Meditazioni 26 agosto 2013
“Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella famiglia di Dio, nel calore della casa di Dio, della comunione con Lui. Questa porta è Gesù stesso. Lui è la porta. Lui è il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno. Qualcuno di voi forse potrà dirmi: “Ma, Padre, sicuramente io sono escluso, perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita”. No, non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre, per perdonarlo, per amarlo. Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti. Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta. Tutti sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura. […] Certo quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura. No, non per quello! Ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui. […] Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo che ci aiuti a varcare la porta della fede, a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo (Papa Francesco, Angelus del 25.08.13).
…Invocazione allo Spirito Santo
Ringraziamo il Signore per la Vacanza appena vissuta a Pizzoferrato e per tutti i gesti di Grazia che hanno segnato questa estate. Affidiamo il nostro cammino, il cammino di ciascuno di noi e particolarmente preghiamo per Nicolino e le sue intenzioni. Preghiamo per Ornella, di cui ieri ricorreva il primo anniversario della morte; per Marco, Maria e il piccolo Pietro. In comunione con il Papa preghiamo “perché si fermi il rumore delle armi” in Siria e per tutte le vittime di questo conflitto.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
“Zaccheo, presto, vieni giù perché oggi debbo fermarmi a casa tua”. Gesù guardandolo intensamente, come solo Lui era capace di fare, lo chiama per nome e lo invita a scendere dall’albero perché desidera andare a casa sua. Quell’istante rappresenta per Zaccheo l’avvenimento decisivo della sua vita. Lo sguardo di Gesù e le sue parole investono così potentemente il cuore di Zaccheo da superare di colpo tutta la sua meschinità, la sua arroganza e la sua empietà. Quello che lo squalifica come uomo è travolto e superato dallo sguardo di Gesù e dalla sua chiamata (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Zaccheo adesso è il nome di ciascuno di noi. È il mio nome che, nel suo, viene chiamato da Gesù. Lui sa benissimo dove siamo arrampicati e nascosti. Lui conosce il nostro cuore e il nostro umano. E ci chiama adesso per nome dicendoci come a Zaccheo: Scendi, presto, perché desidero venire a casa tua. Adesso. È proprio necessario che io entri a casa tua. È necessario ed è conveniente per te come per ogni uomo. Per la tua salvezza, per la tua felicità come per quella di ogni uomo. Dopo questa chiamata è necessario scendere, lasciare e perdere la propria posizione conquistata e dominante e lasciarsi guidare ed afferrare da un Altro (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Da quel giorno Zaccheo sarà un altro uomo, un uomo nuovo. Cioè, un uomo segnato permanentemente e definitivamente dallo sguardo di Gesù. Ne abbiamo una immediata testimonianza nel fatto che vuole dare la metà dei suoi beni ai poveri. La metà, perché con l’altra restituisce il quadruplo a coloro che ha frodato. È solo un segno, ma un evidente segno del suo sconvolgimento esistenziale e della sua conversione a Gesù. Risulterebbe una idealistica visione e una grave riduzione pensare la sua conversione in un modo moralistico o semplificato di quel necessario e drammatico cammino umano che attiene alla vita di chi è attratto alla sequela di Gesù. Pensare quindi che Zaccheo sia diventato di colpo un angelo in terra (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
[Zaccheo] È ormai un uomo contrassegnato da quello sguardo che lo ha riammesso alla vita come un uomo nuovo. Un uomo nuovo definito dalla memoria continua dello sguardo e della presenza di Gesù. In mezzo alle circostanze solite, nel suo lavoro, nel suo rapporto quotidiano con la moglie e i figli o con il suo popolo – che per molto tempo continuerà a guardarlo con diffidenza – si ritroverà a guardare tutto con lo sguardo di Gesù dentro il suo sguardo e il suo cuore. Il suo reagire non sarà più come prima, sarà comunque ultimamente determinato dalla presenza di Gesù, vivrà tutto sempre in compagnia di quello sguardo che lo ha attratto a sé. E tutto nascerà e rinascerà sempre partendo da quell’avvenimento. Tutto sarà in funzione di quell’avvenimento (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Anche dentro un umano che continuerà a mostrarsi segnato da fragilità, istintività, reazioni scomposte e seduzioni mondane, con cui dovrà drammaticamente confrontarsi, Zaccheo si ritroverà sempre ultimamente definito e investito dalla memoria vincente e avvincente dello sguardo di Gesù che lo ha tratto potentemente a sé; da quell’Amore da cui è stato incontrato, guardato, travolto e redento, di cui non potrà fare più a meno e da cui si lascerà man mano trasfigurare. Riprendendo così sempre a camminare nella rinnovata certezza che l’amore di Gesù, rivelazione dell’infinito amore di Dio ad ogni uomo, è sempre più grande, infinitamente più grande di quanto si possa continuare a sbagliare. Siamo sempre più amati di quanto possiamo continuare a sbagliare (Ibi).