Meditazioni 25 maggio 2015
Lo Spirito Santo effuso a Pentecoste nel cuore dei discepoli è l’inizio di una nuova stagione: la stagione della testimonianza e della fraternità. È una stagione che viene dall’alto, viene da Dio, come le fiamme di fuoco che si posarono sul capo di ogni discepolo. Era la fiamma dell’amore che brucia ogni asprezza; era la lingua del Vangelo che varca i confini posti dagli uomini e tocca i cuori della moltitudine, senza distinzione di lingua, razza o nazionalità. Come quel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore. Comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la “lingua” del Vangelo e il “fuoco” dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita.
“Ci affidiamo alla materna intercessione di Maria Santissima, che era presente come Madre in mezzo ai discepoli nel Cenacolo: è la madre della Chiesa, la madre di Gesù diventata madre della Chiesa. Ci affidiamo a Lei affinché lo Spirito Santo scenda in abbondanza sulla Chiesa del nostro tempo, riempia i cuori di tutti i fedeli e accenda in essi il fuoco del suo amore” (Papa Francesco, Regina coeli 24/05/15).
Affidiamo a Maria Santissima Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. In particolare preghiamo per i nostri ragazzi che ieri hanno ricevuto il sacramento della Cresima, per il nostro carissimo amico Gianluca e per Sergio, per Concetta e per tutti i nostri cari malati; come Papa Francesco ha chiesto ieri, preghiamo particolarmente per i profughi del Golfo del Bengala e del mare di Andamane.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Ognuno di noi spalanchi a Gesù il proprio cuore affamato solo di Lui, perché la Sua presenza possa ancora una volta incontrarci e mostrarsi in tutto il suo amore, in tutta la Sua forza di resurrezione, di redenzione e di vittoria, proprio dentro il nostro umano così segnato da debolezza mortale. Solo se ci lasciamo raggiungere e investire dalla forza di Cristo risorto che ci viene sempre incontro, potremo sperimentare quell’ardore del cuore, quel respiro della vita, quel recupero e quella rinascita reale del nostro umano, quella capacità di affronto del nostro drammatico quotidiano, quell’amore e quella passione verso la realtà e l’esistenza di ogni uomo che abbiamo incontrato nell’esperienza umana dei Suoi primi discepoli (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
“Andare”, o meglio, “partire” diventa la parola chiave della festa odierna: Gesù parte verso il Padre e comanda ai discepoli di partire verso il mondo. Gesù parte, ascende al Cielo, cioè ritorna al Padre dal quale era stato mandato nel mondo. Ma non si tratta di una separazione, perché Egli rimane per sempre con noi, in una forma nuova. Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito. Gesù è presente mediante la Chiesa, che Lui ha inviato a prolungare la sua missione. L’ultima parola di Gesù ai discepoli è il comando di partire: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità “in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in uscita” (Papa Francesco, Regina Coeli dell’Ascensione 2014).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
L’unica qualità di quelle donne e di quegli uomini è solo quella di aver visto il Risorto, di essere stati incontrati da Lui, di avergli parlato e di averlo toccato. E chi li renderà idonei e capaci di essere la prima carne, la prima umanità, la prima comunione attraverso cui si affermerà la Santa Chiesa? Sempre e solo la continua opera della Grazia di Cristo, che permanentemente li investirà attraverso l’azione dello Spirito Santo. Quindi nessuna capacità o forza particolare, nessuna coerenza o moralità indefettibili. Semplicemente l’essere stati scelti e chiamati da Gesù, l’essere stati testimoni di Cristo risorto, della forza travolgente della Sua resurrezione e l’azione dello Spirito Santo che, nella Pentecoste, li renderà definitivamente corpo mistico e comunione permanente della presenza di Cristo risorto (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione in cielo di Maria
Il cammino di Maria verso il Cielo è cominciato da quel “sì” pronunciato a Nazaret, in risposta al Messaggero celeste che le annunciava la volontà di Dio per lei. E in realtà è proprio così: ogni “sì” a Dio è un passo verso il Cielo, verso la vita eterna. Perché questo vuole il Signore: che tutti i suoi figli abbiano la vita in abbondanza! Dio ci vuole tutti con sé, nella sua casa! (Papa Francesco, Angelus dell’Assunzione 2013)
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria che viene coronata regina
Tu, o Maria, sei la pienezza e la certezza di quello che siamo chiamati ad essere, la pienezza esemplare per tutta la santa Chiesa di ciò che siamo chiamati a vivere come abbandono al Mistero, a Dio, a Cristo nell’istante breve. Con il tuo “sì” ci hai dato Gesù, ci hai dato Dio che si rivela nella carne di Gesù. Dice Origene: “A che ti serve che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima, nella tua carne? (Se non posso mostrare che Egli viene ed è presente ora nella mia carne?). Preghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, affinché possiamo dire: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me»” (Nicolino Pompei, Chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Ma chi la perderà per Me la troverà).