Meditazioni 25 aprile 2016
Nella vita di un uomo che ha avuto la grazia del sorprendente e travolgente incontro con Cristo, come è accaduto a ciascuno di noi, non c’è nient’altro da domandare, da attendere, da favorire e da vivere se non lui e il rimanere nel suo amore. Un amore permanentemente presente e fedele che non attende altro che un minimo spazio del nostro cuore, un accenno del nostro desiderio, una mossa della nostra libertà per continuare ad attrarci e ad investirci del suo amore. Possiamo essere venuti qui contrassegnati ancora da ammaccature e ferite sanguinanti, da una pesantezza di testa dovuta all’incombenza di pensieri fuorvianti, da un’angoscia profonda e dominante, da paure incalzanti e opprimenti, dal peso di tradimenti e peccati ripetuti, dal dominio di una ostinata resistenza fatta di “se, ma, però”, comunque niente di tutto questo può sottrarci – se non drammaticamente noi stessi – dalla sua iniziativa di Grazia sempre più forte e sempre vincente, che ci sta investendo proprio ora attraverso questo incontro. Anzi, paradossalmente, dovremmo sentirci ancor più facilitati. Innanzitutto perché è come se fosse la conferma tangibile che non si può sfuggire l’alternativa tra la verità di questo richiamo di Gesù [“Senza di me non potete fare nulla”] e il nulla, il baratro del nulla. Ma soprattutto perché possa renderci più umili e aperti a riconoscerne tutta la positività e l’urgenza di amore per la nostra vita. E possa risultare finalmente la strada per tornare a lui e spalancargli tutto noi stessi. Nella certezza di essere sempre più amati di quanto possiamo tradire, nella certezza che il nostro vero nome e l’irrevocabile definizione di noi stessi è: “Sei sempre amato, sei sempre amato di un amore eterno e per questo ti sono fedele” (Nicolino Pompei, Senza di me non potete fare nulla).
Affidiamo a Maria Santissima ciascuno di noi; a Lei raccomandiamo particolarmente Nicolino e in comunione con lui e con i nostri amici che sono a Lourdes, preghiamo per tutte le intenzioni che abbiamo consegnato a questo pellegrinaggio. Affidiamo alla Madonna anche Papa Francesco e tutte le sue intenzioni; in comunione con lui preghiamo “per i sacerdoti e religiosi, sequestrati da molto tempo in Siria”, come ha detto ieri al Regina Coeli al termine del giubileo dei ragazzi. Affidiamo alla Madonna le persone malate.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Nel momento dell’annunciazione troviamo proprio tutto quello che vale: l’iniziativa del Mistero, che accade come uomo nella storia, attraverso la libertà e la carne di una donna, proprio come un bambino accade ad ogni mamma. E troviamo la risposta che – ogni giorno, momento per momento, lì dove siamo, in tutti i luoghi della nostra responsabilità, dentro ogni vocazione – siamo chiamati a dare alla Grazia che opera sempre: Fiat mihi secundum verbum tuum. Sì, così si faccia. Sì, così la mia vita; la mia vita è la tua iniziativa su di me; la tua volontà è la mia vita, la pienezza dell’umano. Per cui sì, sì, sì: il mio io pieno è secondo te, si faccia di me secondo te (Nicolino Pompei, Pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Chiediamo alla Madonna di imitare il suo fiat. Di imitare il suo sì, di imitare il suo sì nell’istante. Di imitare il suo sì al Mistero, a Cristo nella modalità e nella forma, negli istanti, nelle circostanze, nelle situazioni e condizioni dentro cui la nostra vita si trova e si troverà a passare (Nicolino Pompei, La pietra che voi costruttori avete scartato è diventata testa d’angolo. E in nessun altro c’è salvezza).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Tu, o Maria, sei la pienezza e la certezza di quello che siamo chiamati ad essere, la pienezza esemplare per tutta la santa Chiesa di ciò che siamo chiamati a vivere come abbandono al Mistero, a Dio, a Cristo nell’istante breve. Con il tuo “sì” ci hai dato Gesù, ci hai dato Dio che si rivela nella carne di Gesù. Dice Origene: “A che ti serve che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima, nella tua carne? (Se non posso mostrare che Egli viene ed è presente ora nella mia carne?). Preghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, affinché possiamo dire: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me»” (Nicolino Pompei, Chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Ma chi la perderà per Me la troverà).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Chi più di Maria Santissima ci può accompagnare dentro il Mistero dell’Amore di Dio, che l’ha eletta e chiamata ad essere il grembo accogliente della sua nascita come Uomo tra gli uomini… “Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ’l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura”. Chi più di Maria Santissima – nel cui ventre “si raccese l’Amore”, nel cui grembo l’Amore accade come Uomo per rivelarsi come Uomo, come Uomo che porta anche i suoi connotati umani e materni – possiamo reclamare perché ci accompagni e ci sostenga a corrispondere all’Amore di Cristo, ad una vita segnata dall’amore a Cristo e dall’Amore di Cristo… (Nicolino Pompei, Caritas Christi urget nos).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
La donna tutta sottomessa all’iniziativa del Mistero e che lo ha partorito come Uomo, deve essere sempre richiamata come compagnia necessaria. Dobbiamo ora e sempre invocare la Madonna per l’imitazione del suo fiat, come suprema obbedienza alla volontà del Padre in cui solo consiste la vita. Deve essere inesauribile lo sguardo che portiamo alla Madonna, l’accoglienza della sua compagnia e la richiesta della sua intercessione (Nicolino Pompei, Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna).