Meditazioni 25 agosto 2014
Affiorano spontanee le care parole della preghiera alla Madonna di Chartres del nostro grande amico Charles Péguy. Soprattutto quelle dove richiama la facile e semplice dinamica del rimanere nella Grazia e del cedimento a questa iniziativa infinita: “Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile…” […] È proprio facile sbagliare, tradire, peccare… eppure, proprio guardando l’esperienza genitoriale di molti di voi, dei vostri bambini nel rapporto con voi, sono sempre commosso dal vedere come è sempre più facile essere riabbracciati, risollevati, riaffermati… In quello che vediamo nei nostri bambini, dobbiamo ritrovare, da adulti, l’atteggiamento e il dinamismo del cuore e la certezza di una presenza distintamente riconosciuta, sicura e irrinunciabile. Che mostra il volto, la strada e l’esperienza di questa semplicità e facilità del lasciarsi abbracciare e riabbracciare sempre. La bocca non sa dire, né le parole esprimere… anzi, come dice Péguy, “abbiamo perso il gusto per i discorsi e non abbiamo più altari se non i vostri, non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice…”. Non sappiamo nient’altro che l’esperienza semplice e disarmante di chi si lascia afferrare da questa Presenza e nel proprio umano folgora e irradia la vita di altri dell’amore di Cristo. Non abbiamo altro che questa semplice preghiera che sgorga da un cuore tutto arso dalla memoria di Cristo, invaso dalla dolcezza della dolce memoria di Cristo. Non abbiamo altro che il dono immeritato di questa Compagnia nella Chiesa, come facile adesione e semplice attaccamento della vita a questo Infinito Amore che l’ha voluta per attirarci continuamente a sé, per corrispondergli in ogni e con tutti gli istanti della vita. E non abbiamo altro che l’irrinunciabile compagnia della Madonna. Proprio a Lei chiediamo di essere aiutati a guardare e a fissare continuamente la presenza di Gesù. Chiediamo di guardare alla grande presenza di Cristo come la guardava Lei e come ci si abbandonava Lei. A riconoscerlo, fino all’attaccamento di tutto noi stessi, come l’Avvenimento affermativo dell’insopprimibile urgenza di verità, di gioia e di felicità del nostro desiderio (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprime: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
“O Maria santissima, Madre nostra dolcissima, prendici e tienici sempre per mano per portarci sempre da Gesù […] Aiutaci a risentire l’irriducibile grido del nostro cuore, suggerisci la posizione adeguata del cuore, aiutaci a riaccenderci nella preghiera umile e mendicante. E accompagnaci sempre a guardare Gesù, a rivolgerci a Lui, a lasciarci afferrare da Lui, come un bambino in braccio a sua madre” (Ibi). Questo ti chiediamo per ciascuno di noi, per Nicolino e per tutti gli amici per cui questa sera desideriamo pregare particolarmente: Alessandra, Marco, Mirko, Monica, Paolo e Romina, Gennaro e Marianna, Caterina, Giovanni, Shadrak, Jessica, Monica, Maria Teresa e Paolo.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Jesu dulcis memoria, dans vera cordis gaudia, sed super mel et omnia Eius dulcis praesentia…
O Gesù, ricordo di dolcezza, dolce memoria, sorgente di vera gioia al cuore. Ma di una dolcezza più dolce del miele e sopra ogni dolcezza è dolcezza la sua Presenza. È proprio l’espressione umana del cuore di un uomo segnato dalla memoria di Cristo. Una dolcezza rappresentativa di tutto quello da cui il cuore si sente avvolto e compenetrato nella memoria di Cristo, che non ha paragone con quello che normalmente sentiamo della dolcezza. È la misteriosa dolcezza dell’incontro del cuore con l’Amore, con “l’Amato del mio cuore”, come afferma la sposa nel Cantico dei Cantici. Con l’Amore che “omne cosa conclama”, come dice Jacopone da Todi (Ibi).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Vorrei farvela sentire [questa dolcezza] anche attraverso la testimonianza del grande san Francesco, segnato fin dentro l’evidenza della carne da questo Amore. L’esperienza della dolcezza in lui è così determinante che assume perfino connotazioni fisiche: “D’improvviso il Signore lo visitò e ne ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza che non poteva né muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità… e da allora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che prima amava… svincolandosi man mano dalla superficialità si appassionava a custodire Cristo nell’intimo del suo cuore… e quasi ogni giorno si immergeva segretamente nell’orazione. Vi si sentiva attirato dall’irrompere di quella misteriosa dolcezza che, penetrandogli sovente nell’anima, lo sospingeva alla preghiera perfino quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici” (Leggenda dei Tre Compagni) (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Ricordiamo tutti il racconto della celebrazione del Natale [di san Francesco] davanti al primo presepio proprio da lui realizzato. Ad un certo punto nella “Vita prima” si dice: “… E ogni volta che diceva Bambino di Betlemme o Gesù passava la lingua sulle labbra quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole”. San Bonaventura nella “Leggenda Maggiore” riferisce: “Diceva i salmi con estrema attenzione, come se avesse Dio presente, e quando nella recita capitava di pronunciare il nome del Signore lo si vedeva leccarsi le labbra per la dolcezza e la soavità… quando, poi, pronunciava o udiva il nome di Gesù, ricolmo di intimo giubilo, lo si vedeva trasformarsi anche esteriormente, come se un sapore di miele avesse impressionato il suo gusto, o un suono armonioso il suo udito” (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Nil canitur suavius, nil auditur iucundius, nil cogitatur dulcius quam Jesus Dei Filius. Nulla si canta di più soave, nulla si ode di più giocondo, nulla di più dolce si pensa che Gesù Figlio di Dio. Non c’è niente di più soave, che apporti una più grande gioia e un’immensa dolcezza, di Gesù. Ma questo non a discapito di qualcuno o qualcosa, né di noi stessi né delle persone che amiamo. Vivere segnati e costituiti dalla presenza e dall’amore di Cristo significa vivere nell’Avvenimento illuminante, significativo ed esaltativo di ogni momento dell’esperienza umana. Non a scapito dell’esperienza umana. “Egli non toglie nulla e dona tutto” (Benedetto XVI). È proprio dentro l’esperienza umana che riceviamo e sorprendiamo la realtà di ciò che le parole dell’inno affermano (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Jesu, spes paenitentibus, quam pius es petentibus, quam bonus Te quaerentibus, sed quid invenientibus? Gesù, speranza di chi si pente e ritorna al bene, quanto sei pietoso verso chi ti supplica e ti desidera, quanto sei buono verso chi ti cerca, ma che sarai per chi ti trova? Come è facile sbagliare, tradire, strapparci dal bene… noi sappiamo quanto è facile… e sentiamo impossibile questo ritornare alla vita e al bene. È infatti impossibile, se non perché è il Sommo Bene che nella sua misericordia ci viene incontro e ci riammette continuamente a Lui nella presenza di Cristo e attraverso la Sua redenzione. Nella salvezza e redenzione che Cristo ha acquistato nella sua morte in croce per ogni uomo, ad ogni uomo è riaperta una strada altrimenti impossibile, la strada di un continuo ritorno e di una rinascita alla vita. Allora è ancora più facile immettersi in questa strada […]. Ma se già nella mendicanza e nel desiderio la vita è investita e risollevata dalla Sua pietà che è Misericordia, che sarà quella di chi lo trova, lo riconosce e lo lascia entrare? Qui si attesta e si chiarisce ancora una volta la parola testimonianza. Da quei primi uomini fino all’ultimo di noi, la vera vocazione di ciascuno è quella di rendere ragione di che cosa significa trovare, riconoscere, ospitare e amare Gesù (Ibi).
(Da “leggere” prima della preghiera del Pater, Ave, Gloria per le intenzioni del Papa)
Preghiamo per Papa Francesco e secondo le sue intenzioni, particolarmente per quella che ci ha consegnato all’Angelus di ieri, quando ha detto: “Il mio pensiero oggi va in modo particolare all’amata terra d’Ucraina, di cui ricorre oggi la festa nazionale, a tutti i suoi figli e figlie, ai loro aneliti di pace e serenità, minacciati da una situazione di tensione e di conflitto che non accenna a placarsi, generando tanta sofferenza tra la popolazione civile. Affidiamo al Signore Gesù e alla Madonna l’intera Nazione e preghiamo uniti soprattutto per le vittime, le loro famiglie e quanti soffrono. Ho ricevuto una lettera di un Vescovo che racconta tutto questo dolore. Preghiamo insieme la Madonna per questa amata terra di Ucraina”
(Da “leggere” prima della preghiera dell’Eterno riposo)
Per tutti i nostri cari defunti ed in particolare per Ornella di cui oggi ricorre il secondo anniversario della morte.