Meditazioni 23 novembre 2015
Se siamo qui non è per quello che “sappiamo” e per “quello” che già sappiamo di Cristo. Se siamo qui è per il rinnovato e ardente desiderio di poterlo continuare ad incontrare ora, per lasciarci attrarre ora da lui, per quello che ora, come in tutti questi giorni, potremo continuare a ricevere da lui, a sorprendere in noi della sua iniziativa incessante, per quello che lui stesso vorrà mostrarci e farci sperimentare nella nostra vita (Nicolino Pompei, …ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato).
Per questo ci affidiamo a Maria Santissima e invochiamo la sua intercessione per Nicolino e per alcuni cari amici per cui ci è stato chiesto di pregare: Benedetta e la sua famiglia, Elena, Franca, Gianluca, Patrizia e Renata. Affidiamo alla Madonna le nostre amiche chiamate alla verginità consacrata che stanno iniziando a vivere nella Dimora e il Santo Padre Francesco che mercoledì partirà per il suo viaggio in Africa; in comunione con lui preghiamo per la pace in ogni paese del mondo.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Gesù si è rivelato re quando? Nell’evento della Croce! Chi guarda la Croce di Cristo non può non vedere la sorprendente gratuità dell’amore. Qualcuno di voi può dire: “Ma, Padre, questo è stato un fallimento!”. È proprio nel fallimento del peccato – il peccato è un fallimento – nel fallimento delle ambizioni umane, lì c’è il trionfo della Croce, c’è la gratuità dell’amore. Nel fallimento della Croce di vede l’amore, questo amore che è gratuito, che Gesù ci dà (Papa Francesco, Angelus del 22/11/15).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Parlare di potenza e di forza, per il cristiano, significa fare riferimento alla potenza della Croce e alla forza dell’amore di Gesù: un amore che rimane saldo e integro, anche di fronte al rifiuto, e che appare come il compimento di una vita spesa nella totale offerta di sé in favore dell’umanità (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Sul Calvario, i passanti e i capi deridono Gesù inchiodato alla croce, e gli lanciano la sfida: “Salva te stesso, scendendo dalla croce!”. “Salva te stesso!”. Ma paradossalmente la verità di Gesù è proprio quella che in quel tono di scherno gli scagliano addosso i suoi avversari: “Non può salvare se stesso!”. Se Gesù fosse sceso dalla croce, avrebbe ceduto alla tentazione del principe di questo mondo; invece lui non può salvare se stesso, proprio per salvare gli altri, proprio perché ha dato la sua vita per noi, per ciascuno di noi. Dire: “Gesù ha dato la sua vita per il mondo” è vero, ma è più bello dire: “Gesù ha dato la sua vita per me” (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Lo ha capito bene uno dei due malfattori che sono crocifissi con Lui, detto il “buon ladrone”, che Lo supplica: “Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno”. Ma questo era un malfattore, era un corrotto ed era lì condannato a morte proprio per tutte le brutalità che aveva fatto nella sua vita. Ma ha visto nell’atteggiamento di Gesù, nell’amore di Gesù l’amore. E questa è la forza del regno di Cristo: è l’amore (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Guardiamo la Croce di Gesù, guardiamo il buon ladrone e diciamo tutti insieme quello che ha detto il buon ladrone: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Chiedere a Gesù, quando noi ci vediamo deboli, peccatori, sconfitti, di guardarci e dire: “Tu sei lì. Non ti dimenticare di me!” (Ibi).