Meditazioni 23 novembre 2009
Quando Gesù viene messo in croce, i capi dei Giudei lo deridono dicendo: “È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui”. In realtà, proprio in quanto è il Figlio di Dio Gesù si è consegnato liberamente alla sua passione, e la croce è il segno paradossale della sua regalità, che consiste nella vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato. È proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”. Ma in che cosa consiste il “potere” regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto.
Quando l’Angelo Gabriele portò l’annuncio a Maria, Le preannunciò che il suo Figlio avrebbe ereditato il trono di Davide e regnato per sempre e Lei credette ancor prima di donarLo al mondo. Dovette, poi, senz’altro domandarsi quale nuovo genere di regalità fosse quella di Gesù, e lo comprese ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione. Chiediamo a Maria di aiutare anche noi a seguire Gesù, nostro Re, come ha fatto Lei, e a renderGli testimonianza con tutta la nostra esistenza (Benedetto XVI – Angelus 22.11.09).
… Invocazione dello Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le intenzioni che custodisce nel suo cuore. In particolare preghiamo per Renata Lanari e per Franca Pasquinelli nel settimo anniversario della loro morte e per i cinque militari morti nell’incidente aereo avvenuto oggi a Pisa.
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Gesù, Re ammirabile e nobile trionfatore, dolcezza ineffabile, totalmente desiderabile. Rimani con noi Signore e illuminaci con la tua luce, dissipa l’oscurità, la caligine della nostra mente; reso puro, riempimi di dolcezza. “Rimani con noi, resta con noi Signore, perché si fa sera…”, fu la struggente richiesta dei discepoli di Emmaus. Se Tu non sei con noi e non rimani con noi, noi non possiamo stare e rimanere con Te. È solo la tua Presenza sfolgorante di luce che può dissipare l’oscurità delle tenebre che avvolgono così spesso la nostra esistenza, che occupano prepotentemente la nostra mente, i nostri pensieri, riempiendo la vita di paure ed insicurezze (Nicolino Pompei, Atti del Convegno Fides Vita 2007).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
Quando fai visita al nostro cuore, allora rifulge su di esso la verità e perde valore la vanità del mondo e dentro di sé arde solo la Carità. La vita investita dalla luce della presenza di Cristo smaschera l’inconsistenza e la vacuità di quello che il mondo stabilisce come valore o necessità e a cui troppo spesso consegniamo e assicuriamo la vita. Non perde valore la vita, non perdono valore i rapporti e le cose, ma l’interpretazione che noi ne facciamo, la presuntuosa misurazione con cui le viviamo e possediamo, l’irrazionale e idolatrica fiducia che gli accordiamo consegnandogli la risposta e la soddisfazione della vita. Nella sua luce tutto è investito, rivelato e affermato nella verità, nella vera possibilità di possesso e come fecondità per la vita nostra e di tutti. Tutto si accende, arde e si illumina nella legge della Carità, nella “totalmente altra misura” del suo Amore, in cui sempre, veramente e nuovamente, si affermano e si ritrovano persone e cose (Ibi).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
Riconoscete tutti Gesù, chiedete il suo Amore, cercate ardentemente Gesù, e nel cercarlo, nel domandarlo ardete, infiammatevi. Riconoscere Gesù, riconoscere, conoscere, amare Gesù è tutta la ragione della vita, della vita di ogni uomo. Perché è la possibilità di riconoscere, conoscere, amare la vita e il rapporto con la realtà in tutta la sua consistenza, la sua verità, la sua possibilità e sviluppo, fino al suo compimento. Ancora una volta il dinamismo di questo rapporto poggia tutto sulla domanda continua e assolutamente mendicante di Lui e del suo Amore. Una tensione mendicante e infiammata di ardore dalla stessa domanda di Lui (Ibi).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione in cielo di Maria
Gesù fiore di Madre Vergine, Amore della nostra dolcezza: a Te la lode e l’onore della potenza e il Regno dell’assoluta beatitudine. O Gesù, somma e suprema bontà, gioia straordinaria del cuore e insieme tenera benevolenza: la tua Carità mi avvolge e mi strugge. Caritas Christi urget nos, afferma san Paolo, l’Amore di Cristo è tutto ciò che ci strugge, ci urge e ci spinge. Vedo già ciò che ho cercato, ciò che ho cercato mendicandolo. Possiedo tutto ciò che ho ardentemente desiderato e che forma tutto il mio desiderio; languo d’amore o Gesù, per te o Gesù, e ardo tutto nel mio cuore, in tutto il mio cuore (Ibi).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria che viene coronata Regina
Sii, o Gesù la nostra gioia, tu che sarai l’eterno premio; sia in te la nostra gloria, per ogni tempo. Amen. La vita che riconosce Cristo e che vive nella sua memoria non può che sentirsi rivelata, definita e afferrata dall’esperienza che vibra dentro queste parole. Dentro qualsiasi condizione o situazione essa si possa perdere, ferire, indebolire, la presenza certa di Gesù che genera queste parole risulta insopprimibile e vincente su tutto. Resta comunque più forte il grido profondo del nostro cuore e la sicura speranza a cui tutta l’anima sospira. Resta comunque più forte la certezza dell’unica possibilità della gioia nella sua Presenza come preludio della felicità eterna. Ed emerge lo struggente desiderio che la nostra gloria sia tutta nella glorificazione della sua Presenza (Ibi).