Meditazioni 23 marzo 2015
Il Signore sia con te, sia con tutti voi. In questa sostanziale espressione, da un lato viene affermata tutta la certezza della presenza di Dio con noi; dall’altro, vi è l’invito alla libertà di ciascuno perché possa spalancarsi e lasciarsi investire dalla Sua onnipresente presenza, sempre accesa di amore verso ciascuno di noi, mendicante di sfamare e dissetare del Suo amore infinito il nostro cuore sempre e solo affamato e assetato di Lui. Quell’Amore infinito che ci ha creati dal niente e senza alcun merito, che ci ha amati e ci ama senza condizioni, che si è rivelato nella presenza di Gesù e ci ha salvati per mezzo di Gesù senza merito alcuno; quell’Amore infinito di Dio che si rivela nella presenza e nell’amore di Gesù e che ci investe permanentemente nell’azione dello Spirito Santo nella vita e nella comunione della Sua Santa Chiesa: questo Amore sia con te, con me, con noi. Sia con me ora, in ogni ora, in ogni istante breve. Sia l’avvenimento che lasciamo entrare nella nostra vita perché la possa decidere e massimamente qualificare in tutto (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Invocazione allo Spirito Santo…
Affidiamo alla Madonna ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. In particolare preghiamo per Papa Francesco, per tutti i nostri Vescovi e Sacerdoti; preghiamo per la famiglia del nostro amico Paul Bhatti e per tutti i cristiani che in Pakistan e in molte parti del mondo soffrono violenti persecuzioni; preghiamo per tutte le persone malate ed in particolare per Benedetta, Dorina, Maria Vittoria e Stefania.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi
Gesù nella sua esistenza terrena non era, per così dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta, una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre, Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino. E Gesù era libero, in quella decisione era libero (Papa Francesco, Angelus 30.06.13).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Gesù non entra nella città santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia. Entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire al Calvario carico di un legno. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! (Papa Francesco, Omelia 24.03.13).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la Croce
La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che lui ci accompagna e ci carica sulle spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo mondo (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in Croce
Giovanni evangelista testimonia ciò che ha veduto sul Calvario, cioè che un soldato, quando Gesù era già morto, gli colpì il fianco con la lancia e da quella ferita uscirono sangue e acqua. Giovanni riconobbe in quel segno, apparentemente casuale, il compimento delle profezie: dal Cuore di Gesù, Agnello immolato sulla croce, scaturisce per tutti gli uomini il perdono e la vita (Papa Francesco, Angelus 9.06.13).