Meditazioni 23 febbraio 2015
“Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico figlio”. […] Anche questa preghiera di colletta, innanzitutto, co-stringe a prendere coscienza del nostro umano segnato, anzi sfinito, da una debolezza mortale, perché possiamo riconoscere il nostro vero bisogno, il bisogno di incontrare qualcuno più grande e vincente su tutta quella strutturale e mortale debolezza che ci troviamo addosso. Perché possiamo emergere in quella assoluta domanda e fame di Dio che siamo, emergente in maniera palpabile proprio dall’esperienza di questo “sfinimento” della nostra umanità, per lasciarci riprendere e rigenerare dal Suo amore infinito attraverso la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo. È proprio l’esperienza di questo sfinimento che ci spinge ad incontrare, a far emergere, a far “sbottare” il nostro cuore in tutta la sua indomabile urgenza di qualcuno che sottragga, strappi e liberi la vita dalla morsa di questa debolezza mortale. “Fa’ che possiamo riprendere vita per la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo”. Solo l’avvenimento della presenza, della passione, della morte e della resurrezione di Gesù possono unicamente, efficacemente, sperimentalmente liberarci dalla morsa oppressiva, sfinente e sfibrante di questa debolezza mortale, e farci riprendere vita (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Signore, fa’ che sempre possiamo riprendere vita per la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo! A Te, Signore, affidiamo ciascuno di noi, Papa Francesco e Nicolino; Ti preghiamo per tutte le persone malate ed in particolare per Pietro, Alessandra, Giuseppe, Elvira, Matteo, Dorina, Stefania e Fernando. Alla Tua infinita Misericordia raccomandiamo l’anima di Giulia, di Mario e di padre Vittorio, perché ricevano l’eterno riposo e godano lo splendore della luce perpetua del Tuo volto. Ti preghiamo per Veronica e per Gabriele Maria, che nei prossimi giorni riceveranno il sacramento del Battesimo, e per Ivan e Artium che si stanno preparando a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Per intercessione di Maria Santissima, ascolta Signore la nostra preghiera.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
O Signore mediatore, Dio sopra di noi, uomo per noi! Riconosco la tua misericordia, perché tu così forte volontariamente provi paura e angoscia per amore, e quei molti che inevitabilmente sentono paura e angoscia per la loro debolezza, tu mostrando la debolezza del tuo corpo li consoli cosicché non cadano nella disperazione e periscano (Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Io sono un verme della terra e non un uomo. Ecco che cosa ha voluto diventare per te colui che “in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. E perché Egli si è abbassato così per te? Il Figlio di Dio si abbassò e si fece umile per guarire la causa di tutti i mali, cioè la superbia. Dio si è fatto umile per te. Forse ti vergogneresti di imitare l’umiltà di un uomo; imita almeno l’umiltà di Dio (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Non arrossire del nome di Cristo e accetta di venire insultato per la tua fede in un crocifisso, in un giustiziato. Sì, proprio un giustiziato; ma senza l’effusione del suo sangue graverebbe tuttora su di te il debito del tuo peccato. Va’ a fronte alta quando ricevi oltraggi per Cristo. Non arrossire del marchio d’infamia che è la croce, perché Dio ha voluto riceverlo proprio per te, e di’: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Sant’Agostino, Discorso 279,9).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Gesù si avviò verso il luogo dove sarebbe stato crocifisso, portando su di sé la croce. Quale spettacolo! Grande ludibrio se a guardare è l’empietà; grande mistero se a guardare è la pietà. Chi assiste a questa scena con animo empio, non può che irridere il re che, invece dello scettro, porta la croce del suo supplizio; la pietà invece contempla il re che porta la croce alla quale egli sarà confitto, ma che dovrà poi essere collocata perfino sulla fronte dei re. Su di essa egli sarà disprezzato agli occhi degli empi, mentre in essa si glorieranno i cuori dei santi (Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore sulla croce
Ma perché il Cristo è stato crocifisso? Perché ti era necessario il legno della sua umiltà. Infatti ti eri gonfiato di superbia, e per questo eri stato cacciato lontano dalla tua patria, la Gerusalemme del Cielo. La via era stata interrotta dai flutti di questo secolo. Egli è venuto per riportarti di là. E che ha fatto? Ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno infatti può attraversare il mare di questo secolo se non è portato dalla croce di Cristo. Anche se uno ha gli occhi malati, può attaccarsi al legno della croce. E chi non riesce a vedere da lontano la meta del suo cammino, non abbandoni la croce, e la croce lo porterà. Credi nel Crocifisso e potrai raggiungere la meta (Ibi).