Meditazioni 22 febbraio 2010
…È rivolta a tutti questa domanda, adesso: Vuoi guarire? Che strana domanda, è ovvio che quell’uomo lo voglia, sta lì apposta per questo. Eppure Gesù la pone, a quell’uomo come la pone a noi adesso. Perché? Forse per renderci coscienti di noi stessi, della nostra strutturale impotenza e incapacità e del fatto che tutta la nostra vera forza e capacità sono dentro la domanda e il desiderio che abitano il cuore. E che il potere e la capacità sono tutte in Lui. Lui ha il potere e la capacità di superare tutte le obiezioni e i limiti che scaturiscono dalle nostre condizioni di vita, che spesso rinfacciamo e dentro cui ci nascondiamo assumendoli come alibi. Ma Gesù dice anche a noi adesso: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprimere: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
… Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le intenzioni che custodisce nel suo cuore.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Sacrificio e offerta non gradisci, / gli orecchi mi hai aperto. / Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. / Allora ho detto: “Ecco, io vengo. / Sul rotolo del libro di me è scritto, / che io faccia il tuo volere. / Mio Dio, questo io desidero, / la tua legge è nel profondo del mio cuore” (Salmo 39).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Sono torturati i miei fianchi, / in me non c’è nulla di sano. / Afflitto e sfinito all’estremo. / Padre, davanti a te ogni mio desiderio / e il mio gemito a te non è nascosto. / Palpita il mio cuore, / la forza mi abbandona, / si spegne la luce dei miei occhi. / Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, / i miei vicini stanno a distanza. / Tende lacci chi attenta alla mia vita, / trama insidie chi cerca la mia rovina / e tutto il giorno medita inganni. / Io, come un sordo, non ascolto / e come un muto non apro la bocca; / sono come un uomo che non sente e non risponde. / In te spero, Padre; / tu mi risponderai. / Non abbandonarmi, Padre, / da me non stare lontano; / accorri in mio aiuto (Salmo 37).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Essi godono della mia caduta, si radunano, / si radunano contro di me per colpirmi all’improvviso. / Mi dilaniano senza posa, / mi mettono alla prova, scherno su scherno, / contro di me digrignano i denti (Salmo 34).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Abbi pietà di me, Padre, sono nell’affanno; / per il pianto si struggono i miei occhi, / la mia anima e le mie viscere. / Si consuma nel dolore la mia vita, / i miei anni passano nel gemito; / inaridisce per la pena il mio vigore, / si dissolvono tutte le mie ossa. / Sono l’obbrobrio dei miei nemici, il disgusto dei miei vicini, / l’orrore dei miei conoscenti; / chi mi vede per strada mi sfugge. / Ma io confido in te, Padre (Salmo 30).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? / Tu sei lontano dalla mia salvezza. / L’insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. / È secca come un coccio la mia gola, / la mia lingua si attacca al mio palato. / Hanno messo nel mio cibo veleno / e quando avevo sete mi hanno dato aceto. / Hanno forato le mie mani e i miei piedi, / posso contare tutte le mie ossa (Salmo 21.68).
Per sosternerci a vivere la Quaresima:
“Vi esortiamo – dice san Paolo ai Corinzi – a non accogliere invano la grazia di Dio… Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”. All’inizio della Quaresima di quest’anno, il Santo Padre ha ripreso queste parole di san Paolo spiegando che “nella visione cristiana della vita ogni momento deve dirsi favorevole e ogni giorno deve dirsi giorno di salvezza, ma la liturgia della Chiesa riferisce queste parole in un modo del tutto particolare al tempo della Quaresima… Il primo richiamo che la Quaresima ci offre – ha aggiunto il Papa – è alla conversione, parola da prendersi nella sua straordinaria serietà, cogliendo la sorprendente novità che essa sprigiona. L’appello alla conversione, infatti, mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere. Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia… È Cristo Gesù la meta finale e il senso profondo della conversione, è lui la via sulla quale tutti sono chiamati a camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce e sostenere dalla sua forza che muove i nostri passi. In tal modo la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante: non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù… La conversione è il “sì” totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita, come colui che solo lo libera e lo salva… L’invito alla conversione non sta solo all’inizio della vita cristiana, ma ne accompagna tutti i passi, permane rinnovandosi e si diffonde ramificandosi in tutte le sue espressioni. Ogni giorno è momento favorevole e di grazia, perché ogni giorno ci sollecita a consegnarci a Gesù, ad avere fiducia in Lui, a rimanere in Lui, a condividerne lo stile di vita, a imparare da Lui l’amore vero, a seguirlo nel compimento quotidiano della volontà del Padre, l’unica grande legge di vita… Cari amici! – ha concluso il Papa – Mentre ci apprestiamo ad intraprendere l’austero cammino quaresimale, vogliamo invocare con particolare fiducia la protezione e l’aiuto della Vergine Maria. Sia Lei, la prima credente in Cristo, ad accompagnarci in questi quaranta giorni di intensa preghiera e di sincera penitenza, per arrivare a celebrare, purificati e completamente rinnovati nella mente e nello spirito, il grande mistero della Pasqua del suo Figlio. Buona Quaresima a tutti!” (Benedetto XVI, Udienza generale del 17.02.10).