Meditazioni 22 aprile 2013
Nell’ultimo versetto il Salmista così termina la sua preghiera: “Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti”. Ambrogio usa le medesime parole del salmo per domandare al Signore di venire a cercare quella pecorella smarrita che è ciascuno di noi. Perché, afferma sant’Ambrogio, “se tu ritardi, io mi smarrisco”. E questo non vale solo all’inizio del nostro cammino, ma dentro ogni istante del nostro cammino. Ecco allora la sua preghiera: “Veni, Domine Iesu / vieni, Signore Gesù, / ad me veni, / vieni a me, / quaere me, / cercami, / inveni me, / trovami, / suscipe me, / prendimi in braccio, / porta me / portami”. Vieni Signore Gesù: è proprio il grido del povero di spirito, il grido di colui che tende tutto se stesso verso quello sguardo, che attende tutto da quello sguardo, che dipende in tutto da quello sguardo, dallo sguardo di Gesù. C’è qualcosa di più semplice e di più umano di questa domanda? C’è qualcosa di più adeguato al nostro bisogno? In un altro momento del suo Commento al salmo 118, sant’Ambrogio dice: “Tu sei il mio aiuto e il mio sostegno. Tu mi aiuti con la legge, tu mi prendi in braccio con la Grazia. Quelli che ha aiutato con la legge, li ha portati nella sua carne, perché è stato scritto: questi (Gesù) prende su di sé i nostri peccati e per questo (perché mi porta la sua Grazia) spero nella sua parola”. E Ambrogio continua, affermando in maniera acutissima e sublime: “È veramente bello che dica: «Ho sperato nella tua parola». Cioè: non ho sperato nei profeti. Non ho sperato nella legge. In Verbum tuum speravi / ho sperato nella tua Parola, / hoc est in adventum tuum / cioè nella tua venuta”. Sono una cosa buona sia i Profeti che i Dieci Comandamenti. Ma non ho sperato in loro, non poggio la mia speranza su di loro, ma sulla Tua parola, cioè sulla Tua presenza che viene e mi porta con sé in braccio. Come un bambino a cui non basta sapere che la mamma c’è. Ma che attende sempre che la mamma arrivi al più presto e lo prenda in braccio portandolo con sé. Conclude Ambrogio pregando: “Che tu venga e prenda in braccio noi peccatori”. Che tu venga, o Signore, a perdonare i nostri peccati e a mettere sulle tue spalle questa pecorella smarrita e affaticata (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
…Invocazione allo Spirito Santo
In comunione con Nicolino e con i nostri amici che sono a Lourdes ci affidiamo alla Madonna, raccomandando a Lei tutte le nostre intenzioni; in particolare questa sera continuiamo a pregare per il piccolo Pietro e per i nostri carissimi amici Maria e Marco; preghiamo per Giancarlo, il papà di Roberto Andreucci, per Pasquale, il papà di Lisa Massa e per Annalisa, un’amica di Micol Mori. Come il Papa ci ha chiesto all’Angelus di ieri preghiamo anche per il Venezuela, che sta attraversando un momento di grave difficoltà, e per quanti sono stati colpiti dal violento terremoto in Cina e nei giorni passati in Iran, in Pakistan e in India.
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Cristo ha vinto il male in modo pieno e definitivo, ma spetta a noi, agli uomini di ogni tempo, accogliere questa vittoria nella nostra vita e nelle realtà concrete della storia e della società. Per questo mi sembra importante sottolineare quello che oggi domandiamo a Dio nella liturgia: «O Padre, che fai crescere la tua Chiesa donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede» (Oraz. Colletta del Lunedì dell’Ottava di Pasqua). È vero, il Battesimo che ci fa figli di Dio, l’Eucaristia che ci unisce a Cristo, devono diventare vita, tradursi cioè in atteggiamenti, comportamenti, gesti, scelte. La grazia contenuta nei Sacramenti pasquali è un potenziale di rinnovamento enorme per l’esistenza personale, per la vita delle famiglie, per le relazioni sociali. Ma tutto passa attraverso il cuore umano: se io mi lascio raggiungere dalla grazia di Cristo risorto, se le permetto di cambiarmi in quel mio aspetto che non è buono, che può far male a me e agli altri, io permetto alla vittoria di Cristo di affermarsi nella mia vita, di allargare la sua azione benefica. Questo è il potere della grazia! Senza la grazia non possiamo nulla. Senza la grazia non possiamo nulla! E con la grazia del Battesimo e della Comunione eucaristica posso diventare strumento della misericordia di Dio, di quella bella misericordia di Dio. Esprimere nella vita il sacramento che abbiamo ricevuto: ecco, cari fratelli e sorelle, il nostro impegno quotidiano, ma direi anche la nostra gioia quotidiana! La gioia di sentirsi strumenti della grazia di Cristo, come tralci della vite che è Lui stesso, animati dalla linfa del suo Spirito! (Papa Francesco, Regina coeli del 14.04.13).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
Dove trovavano i primi discepoli la forza per questa loro testimonianza? Non solo: da dove venivano loro la gioia e il coraggio dell’annuncio, malgrado gli ostacoli e le violenze? Non dimentichiamo che gli Apostoli erano persone semplici, non erano scribi, dottori della legge, né appartenenti alla classe sacerdotale. Come hanno potuto, con i loro limiti e avversati dalle autorità, riempire Gerusalemme con il loro insegnamento (cfr At 5,28)? È chiaro che solo la presenza con loro del Signore Risorto e l’azione dello Spirito Santo possono spiegare questo fatto. Il Signore che era con loro e lo Spirito che li spingeva alla predicazione spiega questo fatto straordinario. La loro fede si basava su un’esperienza così forte e personale di Cristo morto e risorto, che non avevano paura di nulla e di nessuno, e addirittura vedevano le persecuzioni come un motivo di onore, che permetteva loro di seguire le orme di Gesù e di assomigliare a Lui, testimoniando con la vita.
Questa storia della prima comunità cristiana ci dice una cosa molto importante, che vale per la Chiesa di tutti i tempi, anche per noi: quando una persona conosce veramente Gesù Cristo e crede in Lui, sperimenta la sua presenza nella vita e la forza della sua Risurrezione, e non può fare a meno di comunicare questa esperienza. E se questa persona incontra incomprensioni o avversità, si comporta come Gesù nella sua Passione: risponde con l’amore e con la forza della verità (Papa Francesco, Regina coeli del 14.04.13).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
Gesù vuole stabilire con i suoi amici una relazione che sia il riflesso di quella che Lui stesso ha con il Padre: una relazione di reciproca appartenenza nella fiducia piena, nell’intima comunione. Per esprimere questa intesa profonda, questo rapporto di amicizia Gesù usa l’immagine del pastore con le sue pecore: lui le chiama ed esse riconoscono la sua voce, rispondono al suo richiamo e lo seguono. È bellissima questa parabola! Il mistero della voce è suggestivo: pensiamo che fin dal grembo di nostra madre impariamo a riconoscere la sua voce e quella del papà; dal tono di una voce percepiamo l’amore o il disprezzo, l’affetto o la freddezza. La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l’abisso della morte.
Ma Gesù a un certo punto disse, riferendosi alle sue pecore: «Il Padre mio, che me le ha date…» (Gv 10,29). Questo è molto importante, è un mistero profondo, non facile da comprendere: se io mi sento attratto da Gesù, se la sua voce riscalda il mio cuore, è grazie a Dio Padre, che ha messo dentro di me il desiderio dell’amore, della verità, della vita, della bellezza… e Gesù è tutto questo in pienezza! (Papa Francesco, Regina coeli del 21.04.13).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione in cielo di Maria
Invochiamo l’intercessione di Maria che è la Donna del “sì”. Maria ha detto “sì”, tutta la vita! Lei ha imparato a riconoscere la voce di Gesù fin da quando lo portava in grembo. Maria, nostra Madre, ci aiuti a conoscere sempre meglio la voce di Gesù e a seguirla, per camminare nella via della vita! (Ibi).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria che viene coronata Regina
Preghiamo insieme, nel nome del Signore morto e risorto, e per intercessione di Maria Santissima, perché il Mistero pasquale possa operare profondamente in noi e in questo nostro tempo, perché l’odio lasci il posto all’amore, la menzogna alla verità, la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia (Papa Francesco, Regina coeli del 1.04.13).