Meditazioni 22 agosto 2011
…Siamo qui, ancora una volta insieme e come una cosa sola, per quel irrefrenabile desiderio, per quella insopprimibile urgenza di lasciar attaccare la vita alla sua radice vitale, all’Essere costitutivo della vita e di ogni cosa; a lasciar sorgere e risorgere l’io di ciascuno dallo stesso seme che ha dato e dà la vita dentro ogni istante. Quella radice e quel seme che è Cristo, tutta e la sola vitalità della “pianta”, tutta e la sola vita del “tralcio”, tutta e la sola loro possibilità di saldezza, sviluppo e fruttuosità. È proprio il nostro cuore che adesso – come dentro ogni istante – ci supplica di non avere altro sguardo e altra cedevolezza che alla Sua Presenza viva, viva qui ed ora, perché non c’è altra presenza più sospirata, più anelata e veramente corrispondente ad esso nella sua più profonda esigenza, alla vita nel suo imprescindibile desiderio che Gesù Cristo. Non c’è altra ragione e movente della e per la nostra diletta Amicizia che Lui, Gesù il Nazareno, Gesù il Cristo Redentore di ogni uomo… (Nicolino Pompei)
…Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna Nicolino e gli amici che stanno vivendo la Vacanza ad Aremogna. Preghiamo per tutte le persone malate nel corpo e nello spirito mendicando per esse la guarigione.
Preghiamo per il Papa e secondo le sue intenzioni; ringraziando particolarmente per l’incontro con i giovani vissuto a Madrid, preghiamo perché la Vergine Maria accompagni il cammino di tutti i giovani e interceda per ciascuno di loro, perché crescano nell’amore, radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’angelo che porta l’annuncio a Maria
In un utero non fecondato è germogliato un figlio, un grembo immune da amplesso carnale ha prodotto un figlio di uomo, che non ebbe come padre un uomo […] Meravigliosa è tale potenza, ma più meravigliosa è la misericordia di colui che potendo nascere così, così volle nascere. Era già l’unigenito del Padre e nacque unigenito alla madre; è stato fatto nel grembo della madre lui che si era fatta la madre; fatto dalla madre dopo di lei mentre procede, non creato, dal Padre, prima di tutte le cose. Mai il Padre fu senza di lui Né mai la madre sarebbe esistita senza di lui (Sant’Agostino, Discorsi sul Natale).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Il grembo di una sola donna portava colui che i cieli non possono contenere. Maria sorreggeva il nostro re, portava colui dal quale siamo, allattava colui che è il nostro pane. O grande debolezza e mirabile umiltà, nella quale si nascose totalmente la divinità! Sorreggeva con la sua potenza la madre dalla quale dipendeva in quanto bambino, nutriva di verità colei dal cui seno succhiava. Ci riempia dei suoi doni colui che non disdegnò nemmeno di iniziare la vita umana come noi; ci faccia diventare figli di Dio colui che per noi volle diventare figlio dell’uomo (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo Lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, Lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, Lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che Lui ha creato; è stato sorretto da mani che Lui ha formato; ha succhiato da un seno che Lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare. Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. […] Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto; Lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Simeone era troppo avanzato in età per poterlo udire, ma era al punto giusto per vedere. Non si aspettava di udire Cristo parlare, poiché lo riconobbe bambino quando non sapeva ancora parlare. E questo gli fu concesso quando era decrepito e desiderava e sospirava, dicendo ogni giorno nelle sue preghiere: “Quando verrà? Quando nascerà? Quando lo vedrò? Camperò fino allora? Egli mi troverà qui? Questi miei occhi vedranno Colui che si è rivelato agli occhi del cuore?”. Così pregava e in conformità al suo desiderio ricevette un messaggio, cioè che non avrebbe sperimentato la morte prima di aver visto il Cristo di Dio. Maria sua madre lo portava in braccio. Egli lo vide e lo riconobbe. Come aveva fatto a riconoscerlo? Forse gli fu rivelato nell’intimo Colui che all’esterno egli vedeva come uno appena nato. Lo vide e lo riconobbe. Simeone riconobbe lui bambino che ancora non parlava, mentre i Giudei uccisero lui giovane che compiva miracoli. Appena lo riconobbe lo prese tra le braccia, lo strinse in un abbraccio. Portava Colui da cui era sostenuto (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Ridestati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14). Per te, ripeto, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre se Lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato liberato dalla carne del peccato, se Lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato. Ti saresti trovato sempre in uno stato di miseria se Lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere se Lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno se Lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto se Lui non fosse arrivato (Ibi).