Meditazioni 20 aprile 2009
Quello che Dio ci chiede è sempre un rapporto, che incessantemente Lui stesso per primo domanda, mendicando di entrare nella nostra vita per esserne il Signore che solo la corrisponde. Che solo la alimenta e la potenzia di significato, di verità e di luce, recuperandola nel suo Amore dall’aridità e dall’oscurità in cui spesso si trova. Siamo qui perché “l’Amore che ha lavato il peccato, la Vita che ha distrutto la morte” ci infiammi di nuovo con la sua Parola, nella sua Presenza viva e risorta che parla e chiama adesso ciascuno per nome. “Confermi la debole fede”, la debole fede perché c’è di mezzo il dramma della mia libertà, della mia adesione, del mio passo di sequela e di attaccamento a Lui. “Confermi la debole fede”, perché non sia la nostra strutturale debolezza o fragilità a dominare o a dominarci, ma la sua Presenza sempre più forte e vincente sulla nostra fragilità. La coscienza della nostra debolezza e fragilità rinnovi la verità di quello che siamo, l’urgenza della nostra domanda e la necessità di cedimento alla sua Presenza che cambia (Nicolino Pompei, Atti del Convegno Fides Vita 2007).
Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna il nostro Movimento, Nicolino e tutte le intenzioni che custodisce nel suo cuore.
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
La risurrezione non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo. Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba. Infatti all’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Giovanni hanno trovato la tomba vuota. Maddalena e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto; lo hanno riconosciuto anche i due discepoli di Emmaus allo spezzare il pane; il Risorto è apparso agli Apostoli la sera nel Cenacolo e quindi a molti altri discepoli in Galilea (Benedetto XVI – Messaggio di Pasqua 2009).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini”. Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra risurrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna (Ibi).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
Lo Spirito Santo rinnovò interiormente gli Apostoli, rivestendoli di una forza che li rese audaci nell’annunciare senza paura: «Cristo è morto e risuscitato!». Liberi da ogni timore essi iniziarono a parlare con franchezza. Da pescatori intimoriti erano diventati araldi coraggiosi del Vangelo. Persino i loro nemici non riuscivano a capire come mai uomini «senza istruzione e popolani» fossero in grado di mostrare un simile coraggio e sopportare le contrarietà, le sofferenze e le persecuzioni con gioia. Niente poteva fermarli. A coloro che cercavano di ridurli al silenzio rispondevano: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Così nacque la Chiesa, che dal giorno della Pentecoste non ha cessato di irradiare la Buona Novella «fino agli estremi confini della terra». Per comprendere la missione della Chiesa dobbiamo tornare nel Cenacolo dove i discepoli restarono insieme, pregando con Maria, la “Madre”, in attesa dello Spirito promesso. A quest’icona della Chiesa nascente ogni comunità cristiana deve costantemente ispirarsi. La fecondità apostolica e missionaria non è principalmente il risultato di programmi e metodi pastorali sapientemente elaborati ed “efficienti”, ma è frutto dell’incessante preghiera comunitaria. L’efficacia della missione presuppone, inoltre, che le comunità siano unite, abbiano cioè «un cuore solo e un’anima sola», e siano disposte a testimoniare l’amore e la gioia che lo Spirito Santo infonde nei cuori dei fedeli (Benedetto XVI – Messaggio per la 23° GMG).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione di Maria in cielo
Maria assunta in cielo ci indica la meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno. Ci ricorda che tutto il nostro essere – spirito, anima e corpo – è destinato alla pienezza della vita; che chi vive e muore nell’amore di Dio e del prossimo sarà trasfigurato ad immagine del corpo glorioso di Cristo risorto; che il Signore abbassa i superbi e innalza gli umili. Questo la Madonna proclama in eterno col mistero della sua Assunzione. Che Tu sia sempre lodata, o Vergine Maria! Prega il Signore per noi (Benedetto XVI – Angelus 15.08.08).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo l’incoronazione di Maria
La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla quale segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino, fino a quando verrà il giorno del Signore. Dal Paradiso la Madonna continua a vegliare sempre, specialmente nelle ore difficili della prova, sui suoi figli, che Gesù stesso Le ha affidato prima di morire in croce (Ibi).