Meditazioni 19 giugno 2017
L’infinito Amore di Cristo Gesù ci primerea sempre, non smette mai di ardere per noi e di prendere iniziativa su di noi. Continua pazientemente e indomabilmente ad attenderci sempre e a mostrarci il suo essere solo Misericordia e la sua fedeltà proprio adesso, […] donandoci questo luogo, questo tempo […], per poter ricominciare a cercare la sua presenza ed essere risollevati e rigenerati dall’abbraccio del suo perdono. Proprio ora Gesù dice a ciascuno di noi: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. Con il medesimo abbandono fiducioso che abbiamo visto in quella donna malata di perdite di sangue, nel lebbroso guarito che torna da Gesù – fossimo anche pieni di emorragie e segnati dalla lebbra di peccati e tradimenti ripetuti – torniamo adesso a mendicare Gesù. Torniamo a cercarlo, a bussare al suo cuore per attingere tutta la Vita da Lui e anche una rigenerata e rinnovata sequela al nostro cammino. Per attingere, come quella donna malata, tutta la forza sanante e redentiva di Gesù e lasciargli sanare, redimere e rigenerare tutta la nostra vita (Nicolino Pompei, … tutti Ti cercano).
Nel dono specialissimo della Sua grazia ricevuto ieri, ringraziamo il Signore e affidiamo a Maria Santissima Nicolino, pregando, come ci esorta san Paolo nella lettura di oggi, a non accogliere invano la grazia di Dio. Preghiamo per Papa Francesco e, come ha chiesto all’Angelus di ieri, preghiamo per i rifugiati e per quanti di loro, scappando da conflitti, violenze e persecuzioni, hanno perso la vita in mare o in estenuanti viaggi via terra. Preghiamo per il popolo portoghese colpito da un devastante incendio a Pedrogao Grande che ha causato numerose vittime e feriti. Affidiamo a Maria Santissima ognuno di noi e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Antonella, Carmine ed Elda, Cristina, Fabio, Franco, Gina, Giuseppe, Lorena, Maria Rosa, Massimiliano, Nadia, Serena. Preghiamo per tutti i ragazzi che stanno affrontando l’esame di terza media e la maturità. Con Maria e Marco ringraziamo il Signore per il dono che Pietro è per ciascuno di noi e per il cammino che con lui il Signore sta compiendo anche con ognuno di noi. Con Alice ed Emanuele ringraziamo il Signore per il dono della nascita di Giovanni. Nel decimo anniversario del loro matrimonio preghiamo anche per i nostri carissimi amici Alfonso e Elena.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Solo se si è nella viva e dolorosa consapevolezza della propria drammatica condizione umana; solo se si sente dolore per la ferita della nostra debolezza mortale, della nostra incapacità a vivere e ad affrontare tutto,anche per quello che vediamo infliggersi in noi a causa del peccato, a causa dei nostri pretenziosi e perversi tentativi di affermazione di noi stessi, di misurazione di ciò che ci accade. Solo se sentiamo viva la ferita della nostra decadenza e dissoluzione, possiamo ritrovarci affamati, spalancati e sempre nell’urgenza di incontrare qualcuno che ci salvi (Nicolino Pompei, Ma di’ soltanto una parola e io sarà salvato).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Senza sentire “l’acuto” della nostra spaventosa ferita, senza sentirci dolorosamente percossi dalla mortale inquietudine e amarezza per l’indimenticabile e invincibile miseria che siamo, non ci troveremo mai nell’urgenza di cercarlo e in quell’apertura adeguata per lasciarci abbracciare dal suo perdono e bagnare dalla sua grazia (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Gesù non è venuto per i giusti, i sani, i presuntuosamente sani e giusti. Cristo è venuto per gli uomini che soffrono nella morsa della propria debolezza mortale, che soffrono la loro ferita umana, che soffrono la divisione e la frammentazione di se stessi e nel rapporto con l’altro, che soffrono l’incapacità di affrontare la realtà in tutti i suoi fattori, circostanze e rapporti; quella incapacità di corrispondere e soddisfare il loro desiderio di felicità. È venuto per quelli che soffrono l’assedio della loro debolezza e miseria: un persistente assedio che incide su tutto il procedere esistenziale in maniera drammatica. È venuto a cercare chi è perduto e chi soffre di essersi perduto. Chi è nella profonda amarezza, nella patologica delusione di veder fallito e incenerito tutto quello che ha avuto la pretesa di costruire e salvare con le proprie mani, con le proprie forze. Chi soffre nel vedere la facilità con cui cade e tradisce, la facilità a perpetuare il peccato. Ed è soltanto “quella apertura prodotta da una spaventosa ferita”, dalla dolorosa e consapevole “piaga” della nostra miseria,l’unico accesso possibile per lasciarsi abbracciare e investire dalla misericordia di Dio, per lasciarsi incontrare, afferrare e rialzare dalla misericordia di Dio fatta carne, per lasciarsi bagnare e rigenerare dalla grazia di Cristo risorto sempre presente, operante e vincente (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Solo a prendere sul serio un qualsiasi momento della nostra giornata, solo ad essere attenti alla vita dei nostri fratelli uomini, anche a livello di cronaca quotidiana, non possiamo che ritrovarci, come dice il grande Eliot nei “Cori dalla rocca”, con “le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto” a gridare la presenza di qualcuno che possa redimerci e salvarci. Nell’attesa di qualcuno che salvi la nostra vita dall’incidenza malefica e mortale di questa condizione umana e globale. Nell’assoluta e mendicante attesa di una presenza che sia più grande del nostro peccato, della nostra finitezza mortale, del dominio aggressivo e debilitante di paure e angosce, della nostra facilità alla caduta e al tradimento; di una presenza capace di risollevarci da questo pantano esistenziale. Non possiamo che sentire crescere nel cuore, anche ora, quella invocazione con cui ogni giorno siamo chiamati ad aprirci e ad introdurci alla vita: “O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto”. “Ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato” (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Qual è il nostro merito per un Amore così infinito e inaudito? Quali meriti possiamo avanzare? “Il mio merito è solo la sua Misericordia”, l’avvenimento assolutamente gratuito e incondizionato della misericordia di Dio che nella presenza di Cristo morto e risorto permanentemente attende solo la nostra miseria per dare “sfogo” al suo Amore. Attende mendicando la nostra apertura per accalorare e corrispondere al nostro cuore con il suo Amore; il nostro cedimento per sollevarci al suo Amore e alla sua Vita divina. È tutto “Quello” che siamo permanentemente chiamati a sperimentare e a mostrare nel nostro umano e con tutta la nostra vita perché, come dice un’orazione della Veglia di Pasqua, “tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità per mezzo di Gesù Cristo che è principio di tutte le cose”. Siamo qui e siamo al mondo solo per questa esperienza e per questa testimonianza ad ogni uomo. E tanto più sarà un’esperienza quotidiana e continua, quanto più non vivremo che per attaccargli tutta la vita, accesi solo dalla passione di testimoniarlo al mondo intero (Ibi).