Meditazioni 19 gennaio 2015
“… Quando per la sua disobbedienza l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro perché coloro che ti cercano ti possano trovare… Hai tanto amato il mondo da mandare a noi il tuo unico Figlio come Salvatore…”. Niente e nessuno può impedire o distruggere questo amore di Dio alla nostra vita, niente e nessuno può impedire a Gesù di venirci incontro per riprenderci nel Suo amore infinito. Un amore incessantemente commosso verso di noi, sempre pronto a riprenderci, a perdonarci e a riammetterci alla vita in Lui. Possiamo anche voltargli le spalle, voltarci da un’altra parte, resistergli: è il nostro dramma quotidiano. Ma il Suo amore rimane sempre più forte e più grande di tutti i nostri tradimenti, di tutte le nostre resistenze, di tutti i nostri rifiuti. Niente e nessuno potrà mai spezzare questa alleanza di amore infinito, questo vincolo d’amore assoluto con cui irrevocabilmente siamo amati da Dio e che trova la sua piena e definitiva rivelazione proprio nella passione, morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. È il meraviglioso e drammatico spettacolo della misericordia di Dio e della nostra libertà. Della Sua misericordia che non viene mai meno ed è sempre spalancata verso di noi, sempre assetata del nostro cuore; e della nostra libertà che deve sempre essere in gioco e sempre pronta a spalancargli la porta del proprio cuore. Ed è proprio in forza di questo vincolo d’amore irrevocabile e sempre vincente, che quello che fino a ieri è stato un “no”, quello che fino a ieri è stato un rifiuto, quello che è stato fino ad un istante fa distrazione, estraneità, presunzione, riduzione, “dura cervice”, peccato e tradimento, adesso può essere un “sì”, un’apertura e una conversione possibile, un ricominciare nuovo, una vita nuova in Lui (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Affidiamo a Maria Santissima Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore; in particolare preghiamo per Papa Francesco, per Alessandra, per il piccolo Pietro, per Marco e Maria, per Isabella, per Benedetta, per Francesco e per tutte le persone malate; preghiamo per tutti i nostri cari defunti ed in particolare per Laura, di cui domenica ricorre l’undicesimo anniversario della morte. Affidiamo a Maria Santissima tutti cristiani che in varie parti del mondo soffrono ancora persecuzioni e violenze e invochiamo insieme il dono della pace.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
In Cristo Gesù l’Amore di Dio, il suo essere Misericordia, accade in un Uomo. Accade e si rivela come Uomo: ha lo sguardo di un Uomo, ha l’abbraccio di Uomo che va incontro al figlio perduto, confuso, sconfitto, abbandonato a se stesso; ha la presenza umana di un Uomo che si riversa commosso sull’umano caduto e sconfitto, senza forza e direzione. E soprattutto ha lo sconvolgente documento di un Uomo che ama sino a consegnarsi alla morte, a morire della morte che non conosce, non può conoscere, perché è Dio. Perché? Solo per Amore dell’uomo che muore e a vantaggio della salvezza dell’uomo che muore (Nicolino Pompei, Caritas Christi urget nos).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Cristo è l’inaudito amore di Dio che accade e si dimostra nella storia in tutto il suo essere Misericordia. Misericordia… “parola” sconosciuta ed impossibile all’uomo perché attinente solo a Dio, all’Essere di Dio che in Gesù, nella presenza di Gesù, diventa uno sguardo umano incontrabile e sperimentabile. Uno sguardo di Uomo che investe e rialza anche l’umanità più sfinita e sfibrata dal male mentitore e menzognero – di cui così spesso siamo insensati seguaci. L’Amore di Cristo è tutta la sconvolgente manifestazione, nella carne di un Uomo, dell’Amore di Dio per ogni uomo, dell’Amore che si lascia abbattere da ciò da cui siamo sempre battuti ed abbattuti, per rialzarci e risollevarci al livello dell’Infinito da cui siamo creati e di cui siamo immagine e somiglianza e quindi costitutiva e continuativa esigenza esistenziale (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Il suo essere Amore è il suo agire. Il suo essere Amore che solo per Amore “annientò se stesso prendendo natura di servo, diventando simile agli uomini; e apparso in forma umana si umiliò facendosi obbediente fino alla morte in croce”, come afferma san Paolo nella Lettera ai Filippesi. La spogliazione di se stesso e l’accadere come Uomo non significa togliersi la natura divina, cessare di essere Dio, ma è il documento sconvolgente del suo Mistero di Amore che in Gesù assume la natura umana soggetta alla sofferenza, al dolore, ai patimenti e alla morte. Che nella carne di Gesù assume tutta l’infamia del peccato e delle sue conseguenze sull’uomo, fino a morire, solo per Amore e solo a vantaggio della salvezza di ogni uomo (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Un Amore che si dimostra coinvolto con noi fin dentro le minime fessure del nostro umano straziato dal dolore e dal male, e sino alla commozione per questo umano. Un Amore che si rivela come Amore che ci ama sino alla pietà e allo struggimento per il nostro umano straziato, disintegrato dalla sofferenza a causa del male e della nostra empietà ostinata. Un Amore così coinvolto con l’umano afflitto, atterrito e sotterrato dalla morte da consegnare se stesso gratuitamente e liberamente alla morte, e alla morte di croce. Un Amore che si consegna all’amato sino a morire per dissotterrare, rialzare, rimettere in piedi e in cammino la vita di ognuno (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Gesù crocifisso, squarciato nella sua carne fino alla morte, diventa il documento inaudito dell’Essere di Dio: Dio è Misericordia, Amore, solo Amore, Amore mosso e commosso solo dal suo essere Amore a vantaggio dell’umano flagellato dalla miseria che siamo… Nella carne di Cristo crocifisso c’è “quel volgersi di Dio contro se stesso” – come ha affermato in maniera struggente Benedetto XVI – che solo per Amore, puro e assoluto Amore, assume tutto quello che di misero, marcio e mortale affligge e sprofonda l’uomo e da cui l’uomo stesso si lascia affliggere e sprofondare; affinché, liberato dal tremendo giogo del male, sempre riprenda a camminare nella vita, dentro ad ogni istante della sua vita; incessantemente riammesso alla Vita, riammesso – dentro ad ogni passo terreno – al cammino di felicità e al suo compimento definitivo nella Vita eterna: suo vero destino (Ibi).