Meditazioni 18 settembre 2017
Il gesto più immediato, più immediatamente adeguato al nostro desiderio di essere, di diventare questo uomo nuovo e questa amicizia di Cristo, adesso come sempre, è quello di chiederlo; di pregare, e di chiedere alla Madonna. Di chiederle che il frutto del suo seno Gesù, sia il nostro io, la nostra amicizia, la nostra unità – altrimenti impossibile –; la nostra presenza, la nostra missione, nell’unica comunione e missione della santa Chiesa. Che sia il frutto ritrovato nel nostro umano, il frutto per cui siamo chiamati amici, il frutto da portare nel mondo, il frutto che rimane e che si esplicita nella nostra presenza operativa. Chiediamo alla Madonna che, attraverso di noi, il frutto investa il mondo e si dilati sempre più quella civiltà – quei rapporti nuovi, quell’umanità nuova tra gli uomini – quella civiltà della verità e dell’amore. […] Chiediamo di imitare la sua libertà e il suo cuore, di imitare il suo fiat, perché accada in ciascuno di noi l’umano secondo Cristo, secondo la volontà dell’Eterno Padre, nella testimonianza dataci da san Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Chiediamo di imparare a seguire con cuore povero ed umile. Di poter dire “il dono e il miracolo della nostra Amicizia” con risorpresa consapevolezza. Chiediamole protezione per questo popolo che siamo […]. E che altri […] siano contagiati dalla presenza e dall’amore di Cristo Redentore dell’uomo attraverso la nostra intelligente, gioiosa e commossa presenza. Sia così! (Nicolino Pompei, Vi ho chiamato amici…).
Alla Madonna affidiamo Nicolino, ognuno di noi e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Alessio, Angela, Antonella, Antonello, Antonio, Armando, Cristina, Elisa, Francesco,Giorgio, Mariano, Roberto,Rosario, Savino, Simone e Sonia. Ringraziamo il Signore per il dono che Pietruzzo è per tutti noi e che in questi giorni, insieme a Maria e Marco, abbiamo sentito particolarmente rinnovato. Affidiamo alla Madonna tutti gli alunni e gli insegnanti perché vivano con gratitudine, gioia e passione l’avventura del nuovo anno scolastico appena cominciato.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37): così termina la risposta dell’Angelo a Maria. Quando crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimaniamo prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti. Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a lasciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà (Papa Francesco, Omelia del 25/03/17).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Dio stesso è Colui che prende l’iniziativa e sceglie di inserirsi, come ha fatto con Maria con Elisabetta, nelle nostre case, nelle nostre lotte quotidiane, colme di ansie e insieme di desideri. Ed è proprio all’interno delle nostre città, delle nostre scuole e università, delle piazze e degli ospedali che si compie l’annuncio più bello che possiamo ascoltare: «Rallegrati, il Signore è con te!». Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel modo in cui guardiamo al domani, nell’atteggiamento con cui guardiamo gli altri. Una gioia che diventa solidarietà, ospitalità, misericordia verso tutti (Ibi)
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Il Vangelo della nascita di Gesù parla dell’imperatore, del governatore, dei grandi di quel tempo, ma Dio non si fa presente lì; non appare nella sala nobile di un palazzo regale, ma nella povertà di una stalla; non nei fasti dell’apparenza, ma nella semplicità della vita; non nel potere, ma in una piccolezza che sorprende. E per incontrarlo bisogna andare lì, dove Egli sta: occorre chinarsi, abbassarsi, farsi piccoli. Il Bambino che nasce ci interpella: ci chiama a lasciare le illusioni dell’effimero per andare all’essenziale, a rinunciare alle nostre insaziabili pretese, ad abbandonare l’insoddisfazione perenne e la tristezza per qualche cosa che sempre ci mancherà. Ci farà bene lasciare queste cose per ritrovare nella semplicità di Dio-bambino la pace, la gioia, il senso luminoso della vita. Lasciamoci interpellare dal Bambino nella mangiatoia (Papa Francesco, Omelia del 24/12/16).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Quando i genitori di Gesù portarono il Bambino per adempiere le prescrizioni della legge, Simeone, «mosso da
llo Spirito» (Lc 2,27), prende in braccio il Bambino e comincia un canto di benedizione e di lode: «Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,30-32). Simeone non solo ha potuto vedere, ma ha avuto anche il privilegio di abbracciare la speranza sospirata, e questo lo fa esultare di gioia. Il suo cuore gioisce perché Dio abita in mezzo al suo popolo; lo sente carne della sua carne (Papa Francesco, Omelia del 02/02/17).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Dall’esempio e dalla testimonianza della Santa Famiglia, ogni famiglia può trarre indicazioni preziose per lo stile e le scelte di vita, e può attingere forza e saggezza per il cammino di ogni giorno. La Madonna e san Giuseppe insegnano ad accogliere i figli come dono di Dio, a generarli e educarli cooperando in modo meraviglioso all’opera del Creatore e donando al mondo, in ogni bambino, un nuovo sorriso. È nella famiglia unita che i figli portano a maturazione la loro esistenza, vivendo l’esperienza significativa ed efficace dell’amore gratuito, della tenerezza, del rispetto reciproco, della mutua comprensione, del perdono e della gioia (Papa Francesco, Omelia del 27/12/15).