Meditazioni 18 ottobre 2010
Il Rosario è scuola di contemplazione e di silenzio. A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta. Analogamente a quanto avviene per i Salmi quando si prega la Liturgia delle Ore, il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore. Così, recitando le Ave Maria occorre fare attenzione a che le nostre voci non “coprano” quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come “il sussurro di una brezza leggera” (1 Re 19,12). Quanto è importante allora curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comunitaria! Anche quando viene pregato, come oggi, da grandi assemblee, è necessario che si percepisca il Rosario come preghiera contemplativa, e questo non può avvenire se manca un clima di silenzio interiore (Benedetto XVI – Pompei 2008).
… Invocazione allo Spirito Santo
Affidiamo alla Madonna il Convegno che stiamo preparando e preghiamo per tutte le persone che in vari modi si stanno imbattendo con l’invito al nostro Convegno, perché possa essere per loro occasione di incontro con Gesù e di conversione. Ci affidiamo a Maria Santissima, raccomandando particolarmente alla sua materna custodia la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le sue intenzioni.
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Cristo viene a salvarci, viene a salvarci patendo e morendo, subendo l’atroce dolore, subendo l’ingiusta morte: la morte più lenta e infame. La subisce per me e la vince per me, risorgendo per me. È risorto, come aveva promesso, per me. È la fine della fine, è la morte della morte come ultima parola sulla vita. È la fine dell’incidenza tragica della veduta corta e nichilista su di me e sul mondo come ultimo giudizio; è il prorompere della Vita come ultima parola, della sua ultima parola come Misericordia su ogni uomo; è l’inizio della vita vera, già nell’adesso¹.
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
“Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”. Conoscere Dio e il suo Figlio è accogliere il mistero della comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella propria vita, che si apre già fin d’ora alla vita eterna nella partecipazione alla vita divina… Nascono da qui immediate conseguenze per la vita umana nella sua stessa condizione terrena, nella quale è già germogliata ed è in crescita la vita eterna… La vita che Gesù ci dona non svaluta la nostra esistenza nel tempo, ma la assume e la conduce al suo ultimo destino.
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la discesa dello Spirito Santo
Adesso, il gesto più normale per ciascuno è quello di chiedere, pregare, mendicare. Ma non solo ora. Dobbiamo alzarci al mattino e chiedere immediatamente alla Madonna il dono dello Spirito, perché ci faccia sentire l’esigenza che siamo di Cristo, dello sguardo alla presenza di Gesù… Con Maria, dietro a Lei, attraverso di Lei, invochiamo lo Spirito Santo per lasciarci scardinare dalla nostra ostinata misura, perché la vita rinasca ora e sempre dal sì detto a Cristo.
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione in cielo di Maria
In qualsiasi momento guardiamo verso Maria, lei ci mostra Gesù, così possiamo trovare la via giusta, per seguirla passo passo, pieni della gioiosa fiducia che Maria conduce nella luce della gioia eterna dell’amore di Dio.
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria che viene coronata Regina
O Maria santissima, Madre nostra dolcissima, prendici e tienici sempre per mano per portarci sempre da Gesù… Aiutaci a risentire l’irriducibile grido del nostro cuore, suggerisci la posizione adeguata del cuore, aiutaci a riaccenderci nella preghiera umile e mendicante. E accompagnaci sempre a guardare Gesù, a rivolgerci a Lui, a lasciarci afferrare da Lui, come un bambino in braccio a sua madre.
¹ Le meditazioni sono tratte dalle relazioni tenute da Nicolino Pompei al nostro XIV e XVII Convegno