Meditazioni 18 giugno 2012
Mendichiamo per ciascuno di noi un atteggiamento del cuore che sia così povero e affamato da poter trovare in questa ulteriore iniziativa di Grazia una reale possibilità di conversione, di rinnovamento e di radicamento autentico della vita in Gesù Cristo. A questa fame non mancherà mai l’iniziativa della Grazia. Stiamo attenti a non mancare noi. A non mancare io e te, con tutto il nostro umano coinvolto e sempre in gioco. A non mancare io e te , nella continua esperienza di una incessante preghiera, di una sequela umile, di un lavoro serrato, di una vera amicizia, che non possono mai venire meno. Che solo ci potrà far identificare e immedesimare con il cuore dello starets Giovanni, con il cuore di uomini come Péguy, come san Paolo, sant’Agostino, san Tommaso e di tutti quei santi e quei martiri che abbiamo incontrato in tutti questi anni. Per affermare con loro: “Quello che abbiamo di più caro è Cristo stesso, Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui” (Nicolino Pompei, Quello che abbiamo di più caro è Cristo stesso).
Invocazione allo Spirito Santo
Nella preghiera di questa sera portiamo tutti i nostri figli e i nostri alunni che in questi giorni stanno vivendo gli esami di terza media e gli esami di maturità; preghiamo per Michela e Carlo, che sabato si sposeranno, e per Gizio e Rossana, che stanno vivendo un grande dolore per la morte del figlio Alessandro. Pregando per Nicolino, raccogliamo anche tutte le altre nostre intenzioni che sappiamo essere sempre presenti nel suo cuore.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: “Così, non siete stati capaci di vegliare con me un’ora sola? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26, 36-41).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Pilato disse loro di nuovo: “Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Ma essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso (Mc 15,12-15).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: “Salve, re dei Giudei!”. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo (Mt 27,27-31).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo (Gv 19,17-18).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta d’aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19, 25-30).