Meditazioni 18 gennaio 2015
… Non dovremmo mai aprirci ed addentrarci in una giornata – dentro qualsiasi condizione, anche la più faticosa e la più ottenebrata dal limite e dal peccato – senza la mendicanza. Non si può procedere in nessuna attività, passo, operatività; come non si può approfondire nulla, se innanzitutto il nostro tempo non è battuto dalla domanda a Dio, dalla domanda a Cristo e di Cristo in noi. Quello che ci siamo educati a “fare” in Compagnia non è qualcosa a lato della vita o attinente alla vita della Compagnia. Non c’è niente di ciò che viviamo e a cui ci educhiamo che non sia solo attinente e decisivo per la vita. Così la preghiera: non è un momento di tempo a lato, ma è proprio il gesto attraverso cui siamo sostenuti a vivere tutto il tempo nella coscienza del Mistero, di Cristo. La preghiera è lasciar prendere tutto l’io nel tempo da Chi è il significato del tempo, delle cose, dei rapporti, della realtà. Certamente vissuta dentro una regola e momenti di tempo acquisiti puntualmente (la mattina, la sera…). Ma il pregare di questi momenti deve aprire alla vita come “preghiera sempre”, al cuore sempre medicante della presenza di Cristo, alla vita come obbedienza alla volontà del Padre in cui tutto consiste, all’azione sempre rinnovatrice dello Spirito Santo. È quanto Gesù disse ai Suoi sulla necessità di pregare sempre. Quel “sempre” è la vita come continua apertura a Colui che è la Vita. (Sappiate che userei della stessa intensità di parole e di richiami per ciò che concerne il lavoro, l’approfondimento, il riprendere sempre le cose che ascoltiamo o leggiamo, che normalmente sono il contenuto di lavoro dell’Eco…).
(Nicolino Pompei, Egli è la pietra…)
Preghiamo per Papa Francesco e in comunione con lui preghiamo per le vittime degli attentati avvenuti nei giorni scorsi in Indonesia e Burkina Faso. “Il Signore le accolga nella sua casa e sostenga l’impegno della comunità internazionale per costruire la pace” (Angelus del 17/01/15). Affidiamo a Maria Santissima Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore; in particolare preghiamo per la ragazzina di Pordenone che questa mattina ha tentato il suicidio, per i suoi familiari, per i compagni di scuola e i suoi insegnanti… preghiamo per la nostra carissima amica Stefania, nel terzo anniversario della sua morte… per Elena, per Angela e per tutti i nostri cari malati.
O Dio, vieni a salvarmi
…Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
…Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della luce contempliamo il Battesimo di Gesù
Il Vangelo ci presenta Gesù, nelle acque del fiume Giordano, al centro di una meravigliosa rivelazione divina. Scrive san Luca: «Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese su di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”» (Lc3,21-22). In questo modo Gesù viene consacrato e manifestato dal Padre come il Messia salvatore e liberatore. In questo evento – attestato da tutti e quattro i Vangeli – è avvenuto il passaggio dal battesimo di Giovanni Battista, basato sul simbolo dell’acqua, al Battesimo di Gesù «in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16). Lo Spirito Santo infatti nel Battesimo cristiano è l’artefice principale: è Colui che brucia e distrugge il peccato originale, restituendo al battezzato la bellezza della grazia divina; è Colui che ci libera dal dominio delle tenebre, cioè del peccato, e ci trasferisce nel regno della luce, cioè dell’amore, della verità e della pace: questo è il regno della luce (Papa Francesco, Angelus del 10/01/16).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Il miracolo di Cana non riguarda solo gli sposi. Ogni persona umana è chiamata ad incontrare il Signore nella sua vita. La fede cristiana è un dono che riceviamo col Battesimo e che ci permette di incontrare Dio. La fede attraversa tempi di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, come in ogni autentica esperienza d’amore. Il racconto delle nozze di Cana ci invita a riscoprire che Gesù non si presenta a noi come un giudice pronto a condannare le nostre colpe, né come un comandante che ci impone di seguire ciecamente i suoi ordini; si manifesta come Salvatore dell’umanità, come fratello, come il nostro fratello maggiore, Figlio del Padre: si presenta come Colui che risponde alle attese e alle promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi. Allora possiamo chiederci: davvero conosco il Signore così? Lo sento vicino a me, alla mia vita? Gli sto rispondendo sulla lunghezza d’onda di quell’amore sponsale che Egli manifesta ogni giorno a tutti, a ogni essere umano? Si tratta di rendersi conto che Gesù ci cerca e ci invita a fargli spazio nell’intimo del nostro cuore (Papa Francesco, Angelus del 17/01/16).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
Il Regno di Dio cresce ogni giorno grazie a chi lo testimonia senza fare “rumore”, pregando e vivendo con fede i suoi impegni in famiglia, al lavoro, nella sua comunità di appartenenza. Il Regno di Dio è silenzioso, cresce dentro. Lo fa crescere lo Spirito Santo con la nostra disponibilità, nella nostra terra, che noi dobbiamo preparare. Poi anche per il Regno arriverà il momento della manifestazione di forza, ma sarà solo alla fine dei tempi: Il giorno che farà rumore, lo farà come la folgore, guizzando, che brilla da un capo all’altro del cielo. Così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno, il giorno che farà rumore. E quando uno pensa alla perseveranza di tanti cristiani, che portano avanti la famiglia – uomini, donne – che curano i figli, curano i nonni e arrivano alla fine del mese con mezzo euro soltanto, ma pregano, è lì il Regno di Dio, nascosto, in quella santità della vita quotidiana, quella santità di tutti i giorni. Perché il Regno di Dio non è lontano da noi, è vicino! Questa è una delle sue caratteristiche: vicinanza di tutti i giorni (Papa Francesco, Omelia a Santa Marta del 13/11/14).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Gesù «prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1). La montagna nella Bibbia rappresenta il luogo della vicinanza con Dio e dell’incontro intimo con Lui; il luogo della preghiera, dove stare alla presenza del Signore. Lassù sul monte, Gesù si mostra ai tre discepoli trasfigurato, luminoso, bellissimo; e poi appaiono Mosè ed Elia, che conversano con Lui. Il suo volto è così splendente e le sue vesti così candide, che Pietro ne rimane folgorato, tanto che vorrebbe rimanere lì, quasi fermare quel momento. Subito risuona dall’alto la voce del Padre che proclama Gesù suo Figlio prediletto, dicendo: «Ascoltatelo» (v. 5). Questa parola è importante! Il nostro Padre che ha detto a questi apostoli, e dice anche a noi: “Ascoltate Gesù, perché è il mio Figlio prediletto”. Teniamo, questa settimana, questa parola nella testa e nel cuore: “Ascoltate Gesù!”. E questo non lo dice il Papa, lo dice Dio Padre, a tutti: a me, a voi, a tutti, tutti! È come un aiuto per andare avanti nella strada della Quaresima. “Ascoltate Gesù!”. Non dimenticare (Papa Francesco, Angelus 16/03/14).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Nell’Ultima Cena il pane e il vino diventano realmente il suo Corpo e il suo Sangue. È l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una cosa sola con Lui. Infatti dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (v. 56). Quel “rimanere”: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro “sì”, la nostra adesione di fede. […] L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi. Nutrirci di Lui e dimorare in Lui mediante la Comunione eucaristica, se lo facciamo con fede, trasforma la nostra vita, la trasforma in un dono a Dio e ai fratelli. Nutrirci di quel “Pane di vita” significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale. Le stesse cose che Gesù ha fatto (Papa Francesco, Angelus del 16/08/15) .