Meditazioni 18 gennaio 2010
Che io ti veda: ed è questo il mattino. Il mattino dentro ogni mattino. Mostraci il tuo volto e noi saremo salvi: è questa la salvezza. E Lui si mostra: Lui si mostra e accade nella storia, accade nella presenza di un uomo di nome Gesù e della sua santa Compagnia. Non solo 2000 anni fa, ma anche adesso. Siamo noi questa presenza e questa compagnia adesso. Che ci sia io, con tutto quello che sono. Che aderisca e mi lasci afferrare io. Ed è questo il mattino. Un nuovo mattino. Possiamo essere venuti segnati da una vita stanca, amareggiata, delusa, confusa e ottenebrata da ciò in cui l’abbiamo irrazionalmente tentata di sfamare fino a qualche minuto fa: ma è più grande la presenza del suo amore e della sua misericordia che opera sempre, che sta operando ora, nella tua vita. Basta solo uno spiraglio del cuore: ed è subito un nuovo mattino, uno splendore di luce che vince queste tenebre. Un nuovo inizio. Perché solo Lui è: Che io ti veda: perché la vita è e c’è per vederti, incontrarti, attaccarla tutta a te (Nicolino Pompei).
…Invocazione allo Spirito Santo
“Il nostro pensiero, in questi giorni – ha detto il Papa all’Angelus di ieri – è rivolto alle care popolazioni di Haiti, e si fa accorata preghiera. Il nostro pensiero, in questi giorni, è rivolto alle care popolazioni di Haiti, e si fa accorata preghiera. Il Nunzio Apostolico, che grazie a Dio sta bene, mi tiene costantemente informato, e così ho appreso la dolorosa scomparsa dell’Arcivescovo, come pure di tanti sacerdoti, religiosi e seminaristi. Seguo e incoraggio lo sforzo delle numerose organizzazioni caritative, che si stanno facendo carico delle immense necessità del Paese. Prego per i feriti, per i senza tetto, e per quanti tragicamente hanno perso la vita”. Preghiamo in comunione con il Papa per questi nostri fratelli di Haiti. Alla Madonna affidiamo particolarmente anche la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padre, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18-19).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso (Is 50,6-7),
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca (Is 53,7).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53,4-5).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti (1Pt 2,21-25).