Meditazioni 18 aprile 2016
Sicuramente tutti siamo stati raggiunti dalle struggenti immagini della visita di Papa Francesco al campo profughi di Lesbo. Ci lasciamo introdurre all’Affidamento da quanto il Santo Padre ha voluto condividere al Regina Coeli di ieri riguardo a questo incontro: “Cari fratelli e sorelle, ringrazio quanti hanno accompagnato con la preghiera la visita che ho compiuto ieri nell’Isola di Lesbo, in Grecia. Ai profughi e al popolo greco ho portato la solidarietà della Chiesa. Erano con me il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos di Atene e di tutta la Grecia, a significare l’unità nella carità di tutti i discepoli del Signore. Abbiamo visitato uno dei campi dei rifugiati: provenivano dall’Iraq, dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Africa, da tanti Paesi… Abbiamo salutato circa 300 di questi profughi, uno ad uno. Tutti e tre: il Patriarca Bartolomeo, l’arcivescovo Ieronymos ed io. Tanti di loro erano bambini; alcuni di loro – di questi bambini – hanno assistito alla morte dei genitori e dei compagni, alcuni morti annegati in mare. Ho visto tanto dolore! E voglio raccontare un caso particolare, di un uomo giovane, non ha 40 anni. Lo ho incontrato ieri, con i suoi due figli. Lui è musulmano e mi ha raccontato che era sposato con una ragazza cristiana, si amavano e si rispettavano a vicenda. Ma purtroppo questa ragazza è stata sgozzata dai terroristi, perché non ha voluto rinnegare Cristo e abbandonare la sua fede. E’ una martire! E quell’uomo piangeva tanto…”.
In comunione con Papa Francesco preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore e per quanti vivono nella sofferenza e nella precarietà dei campi profughi. Preghiamo anche per le popolazioni dell’Ecuador e del Giappone colpite in questi giorni da violenti terremoti. Affidiamo a Maria Santissima ciascuno di noi, Nicolino e tutte le persone che ci hanno chiesto di pregare per loro.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
Nel primo mistero della gloria contempliamo la resurrezione di Gesù
Ora dobbiamo aprire il nostro cuore alla domanda. Tutto il nostro lavoro non può che essere sempre e ultimamente preghiera. Sant’Agostino afferma che “porre la speranza nella preghiera è totum atque summum negotium /è l’attività, il lavoro totalizzante e sommo”. Dobbiamo quindi incessantemente mendicare Gesù, mendicare il Suo sguardo sempre, perché ci investa, ci commuova lo sguardo e il cuore, ci rimetta sempre in piedi e in cammino con Lui e dietro a Lui (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione al cielo
Dobbiamo mendicare a Gesù la Grazia di vincere tutta la nostra estraneità e la nostra resistenza nella Grazia della Sua attrattiva presente. Di vincere e farci uscire da quella strettoia di immagini e di pensieri dentro cui soffochiamo, arrestiamo e perdiamo la vita, sottomettendola al dominio della nostra misura; al dominio delle nostre misere e brevi vedute, in cui qualcuno di noi si ritrova o vorrebbe ancora definire e affermare se stesso, gli altri, la realtà e anche l’appartenenza alla Compagnia (Ibi).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la Pentecoste
Dobbiamo domandare la Grazia di essere ridestati alle esigenze del cuore, all’emergenza del nostro bisogno, all’impeto del nostro desiderio. Perché possiamo trovarci radicalmente rinnovati a vivere questo cammino per la presenza di Gesù, che incessantemente mendica lo sguardo di ciascuno di noi, mendica la vita di ciascuno per essere ospitato ed accolto come avvenimento permanente e decisivo (Ibi).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo Maria assunta in cielo
Dobbiamo domandare la Grazia di essere ridestati alle esigenze del cuore, all’emergenza del nostro bisogno, all’impeto del nostro desiderio. […] Perché possiamo ritrovarci amici, veramente amici, per l’esperienza di un sostegno, di un lavoro e di una sequela nel nostro cammino, per il desiderio di vivere e concepire la vita nella luce e nello splendore dello sguardo di Gesù. Perché sia lo sguardo che portiamo a tutto e a tutti. Da cui solo può emergere il nostro io vero, pieno ed intero. Da cui solo può scaturire la massima capacità di intelligenza, di rapporto, di affronto e di giudizio della realtà. Da cui solo può scaturire tutta la nostra gioia come la gioia di ogni altro. Tutta la nostra bellezza come la bellezza di ogni altro. Tutto il nostro bene come il bene di e per ogni altro. Tutto il nostro amore come l’amore di e per ogni altro (Ibi).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo Maria che viene coronata regina
Tanto più la nostra affezione la lasceremo spostare verso il Suo sguardo, quanto più risulterà coincidente proprio con la Sua presenza. Quanto più quello che si farà, lo si farà con Lui, in Lui e per Lui. Tutto quello che si amerà, lo si amerà con Lui, in Lui, per Lui. Tutto quello che si cercherà sarà solo il Suo sguardo. Tutto quello che si domanderà sarà la Sua presenza, di rimanere con Lui, di amarlo dentro ogni cosa/sopra ogni cosa (Ibi).