Meditazioni 18 aprile 2011
Non indurite il vostro cuore come fecero i vostri padri, che mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere… ascoltate oggi, adesso la voce del Signore… è Lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo”. È un fatto costitutivo la nostra appartenenza a Dio. Siamo suoi, ciascuno lo è. E il nostro cuore originalmente è costituito solo dal desiderio di Lui. Per questo è disumano – oltre che irrazionale; anzi, è disumano proprio perché irrazionale – questo indurimento del cuore. Soprattutto per quell’iniziativa di Amore fedele ed inarrestabile con cui Dio continua ad investire la nostra vita, e che sola ci permette di ricominciare sempre ad attenderlo e a spalancargli il cuore. Lasciamolo entrare ora per lasciargli incontrare il nostro cuore. Abbandoniamo questo atteggiamento indurito (Nicolino Pompei, Quello che poteva essere per me un guadagno l’ho considerato una perdita…).
… Invocazione allo Spirito Santo
“Ed ora ci rivolgiamo in preghiera a Maria, affinché ci aiuti a vivere con fede intensa la Settimana Santa. Anche Maria esultò nello spirito quando Gesù fece il suo ingresso regale in Gerusalemme, compiendo le profezie; ma il suo cuore, come quello del Figlio, era pronto al Sacrificio. Impariamo da Lei, Vergine fedele, a seguire il Signore anche quando la sua via porta alla croce” (Benedetto XVI, Angelus del 17.04.11). A Maria Santissima affidiamo ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore; in particolare continuiamo a pregare per Alessia.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito pere la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,7-9).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18-19).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo (2Tm 2,10-12a).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio (1Cor 1,22-24).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
L’amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro (2Cor 5,14-15).