Meditazioni 16 marzo 2015
Tutta la nostra consistenza non è e non potrà mai essere in noi stessi, in una nostra presunta capacità umana e morale, ma solo e sempre nella presenza e nella forza di un Altro. Nella presenza del Signore Gesù, nell’avvenimento del Suo amore, del Suo perdono e nella nostra tensione a lasciarci amare, a lasciarci rialzare e trasformare dal Suo amore, come ci ha detto Papa Francesco. Come lui stesso ha affermato, il problema non è essere peccatori. Ma la consapevolezza di esserlo e la disponibilità a riconoscerlo, ritrovando anche un sincero sentimento di vergogna e di pentimento per i nostri peccati ripetuti. Ma sempre nella certezza che il Signore non ci abbandona mai, ci viene sempre incontro e addirittura si serve anche delle nostre debolezze e miserie per farci crescere e maturare come uomini e nel rapporto con Lui. Dobbiamo essere sempre nella certezza che Cristo è infinitamente più grande di tutto il nostro peccato, che il Suo amore e il Suo perdono non vengono mai meno, che la Sua presenza piena di misericordia è sempre pronta a riabbracciare tutta la nostra vita, a risollevarla dal fango di tradimenti e peccati dentro cui l’abbiamo potuta sprofondare e spesso affogare; a riaffermarla in tutta la sua dignità originale e rimetterla in cammino verso il Destino. Ed è proprio quello che siamo chiamati a testimoniare ad ogni uomo e che ogni uomo ha sempre urgenza di incontrare concretamente (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?, pag. 57-58).
In comunione con Papa Francesco, preghiamo per i cristiani che in varie parti del mondo sono perseguitati ed in particolare per i cristiani del Pakistan che ieri hanno subito due gravissimi attentati. Affidiamo a Maria Santissima tutti i nostri Vescovi ed in particolare il nostro Vescovo Carlo. Preghiamo per Pietro, per Alessandra, per Benedetta, per Marco, per Stefania e per tutte le persone malate. Preghiamo per una famiglia nostra amica, che sta vivendo una grandissima crisi, e per tutte le famiglie che si trovano in difficoltà. Preghiamo per Lisa e Gionni e per la piccola Irene Ai Xin, che il Signore sta consegnando loro come figlia. Preghiamo per Laura, di cui in questi giorni ricorre il dodicesimo anniversario della morte. Affidiamo alla Madonna ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Giuda si reca dai capi del sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo Maestro. “Quanto mi date se ve lo consegno?”. Gesù in quel momento ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l’inizio della Passione di Cristo, un percorso doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. Lo dice chiaramente Lui stesso: “Io do la mia vita… Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10,17-18). E così, con questo tradimento, incomincia quella via dell’umiliazione, della spogliazione di Gesù. Come se fosse nel mercato: questo costa trenta denari… Una volta intrapresa la via dell’umiliazione e della spogliazione, Gesù la percorre fino in fondo (Papa Francesco, Udienza del 16/04/2014).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io davanti al mio Signore? […] Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo? Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone? … Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù (Papa Francesco, Omelia del 13/04/2014).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore? Sono io come il Cireneo che tornava da lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce? Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, e noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù… Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio? […] Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. Possiamo dire che Dio vince nel fallimento! Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Ma Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo (Papa Francesco, Udienza del 16/04/2014).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
La passione di Gesù non è un incidente; la sua morte – quella morte – era “scritta”. Davvero non troviamo tante spiegazioni. Si tratta di un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16). Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesà e diciamo a noi stessi: questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona al mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me. Baciamo il crocifisso e diciamo: per me, grazie Gesù, per me (Ibi).