Meditazioni 16 febbraio 2015
Gesù si avvicina e dice [ai suoi discepoli impauriti nel mare in tempesta]: sono io, non sono un fantasma, sono proprio io, non temete. “Sono io, non abbiate paura”: è l’affermazione più attesa dal cuore di un uomo che vive l’esperienza drammatica della realtà. È ciò che abbiamo sempre bisogno di incontrare e di ascoltare in ogni istante della nostra vita. Abbiamo bisogno di sentirla presente e viva in ogni momento, in ogni ora del nostro procedere esistenziale. Sentirla presente e viva dentro quelle circostanze drammatiche in cui la nostra vita si imbatte e che sono molto spesso più gravi della realtà di una barca in balia delle onde. Dove verifichiamo l’inutilità e l’inadeguatezza di tutti i nostri tentativi o delle nostre presunte capacità, come emerge evidente nell’esperienza di quel remare inutile ed inefficace degli apostoli. “Sono io, non temete”. Ecco quello che abbiamo bisogno di incontrare, di sentire e di vedere, come un bambino perso, smarrito e pieno di paura ha bisogno di sentire la voce della mamma e poi di vedere la sua presenza che gli viene incontro per stringerlo forte a sé. Non cambiano le circostanze, non diminuisce il dramma, non si placa la furia delle onde che si abbattono sulla vita. Ma il nostro cuore sente di essere dentro una presa e un abbraccio più forte dei flutti e dei venti contrari, che lo rendono certo e capace di poter camminare e affrontare tutto (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Nella certezza della Sua presa e del Suo abbraccio, sempre più forte dei flutti e dei venti contrari, consegniamo a Gesù consegniamo noi stessi e tutte le intenzioni che portiamo nel nostro cuore; in particolare preghiamo per Nicolino, per Pietro, per Alessandra, per Alberto, per Benedetta e per tutte le persone malate; preghiamo per la pace in Ucraina, in Libia e in ogni parte del mondo e preghiamo per tutti i cristiani che soffrono persecuzioni e violenze a causa della loro fede. Preghiamo per Papa Francesco, per il nostro Vescovo Edoardo, appena divenuto cardinale, e per tutta la Chiesa.
O Dio, vieni a salvarmi!
…Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
…Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12, 1-2).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca (Is 53, 6-7a).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53, 4a.5).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti (1Pt 2, 21-25a).