Meditazioni 15 ottobre 2018
Il giovane ricco – dice il Vangelo – «se ne andò rattristato». Si era ancorato ai precetti e ai suoi molti beni, non aveva dato il cuore. E, pur avendo incontrato Gesù e ricevuto il suo sguardo d’amore, se ne andò triste. La tristezza è la prova dell’amore incompiuto. È il segno di un cuore tiepido. Invece, un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella gioia di cui oggi c’è grande bisogno. Il santo Papa Paolo VI scrisse: «È nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto» (Esort. ap. Gaudete in Domino, I). Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome. Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità. È bello che insieme a lui e agli altri santi e sante odierni ci sia Mons. Romero, che ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli. Lo stesso possiamo dire di Francesco Spinelli, di Vincenzo Romano, di Maria Caterina Kasper, di Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e anche del nostro ragazzo abruzzese-napoletano, Nunzio Sulprizio: il santo giovane, coraggioso, umile che ha saputo incontrare Gesù nella sofferenza, nel silenzio e nell’offerta di sé stesso. Tutti questi santi, in diversi contesti, hanno tradotto con la vita la Parola di oggi, senza tiepidezza, senza calcoli, con l’ardore di rischiare e di lasciare. Fratelli e sorelle, il Signore ci aiuti a imitare i loro esempi (Papa Francesco, Omelia del 14.10.2018).
Preghiamo per Nicolino, perché il Signore lo mantenga sempre fedele alla Sua chiamata. Preghiamo per Paolo e Ilaria che sabato hanno celebrato il sacramento del loro matrimonio. Preghiamo per Vanilia, Lea, Mario, Santino e tutti i nostri cari defunti. Preghiamo per tutti i malati e le persone in difficoltà, in particolare per Michele, Emma, Vincenzo, Maria Pia, Paolo, Mohamed, Stefano, Elena, Augusto, Francesca, Monica, Caterina, Pietro, Giancarlo, Francesca, Samantha, Ornella, Eleonora, Giorgio, Iolanda, Giuseppe e Silvia. Preghiamo per Papa Francesco, per l’unità della Chiesa e per il Sinodo sui giovani. Affidiamo alla Madonna il Convegno che stiamo per vivere e tutte le persone che stiamo invitando a partecipare.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede; e questa fu per lei premessa e via alla maternità divina, poiché, come intuì sant’Agostino, la beata Maria colui (Gesù) che partorì credendo, credendo concepì. Infatti, ricevuta dall’Angelo la risposta al suo dubbio essa, piena di fede e concependo il Cristo prima nella sua mente che nel suo grembo, Ecco – disse – la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola (Lc 1,38); fede, che fu per lei causa di beatitudine e certezza circa l’adempimento della promessa: E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore; fede con la quale ella, protagonista e testimone singolare della Incarnazione, ritornava sugli avvenimenti dell’infanzia di Cristo, raffrontandoli tra loro nell’intimo del suo cuore (San Paolo VI, Marialis Cultus).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Maria è, altresì, la Vergine in preghiera. Così essa appare nella Visita alla madre del Precursore, in cui effonde il suo spirito in espressioni di glorificazione a Dio, di umiltà, di fede, di speranza: tale è il cantico L’anima mia magnifica il Signore, la preghiera per eccellenza di Maria, il canto dei tempi messianici nel quale confluiscono l’esultanza dell’antico e del nuovo Israele, poiché – come sembra suggerire sant’Ireneo – nel cantico di Maria confluì il tripudio di Abramo che presentiva il Messia e risuonò, profeticamente anticipata, la voce della Chiesa: Nella sua esultanza Maria proclamava profeticamente a nome della Chiesa: L’anima mia magnifica il Signore. Infatti, il cantico della Vergine, dilatandosi, è divenuto preghiera di tutta la Chiesa in tutti i tempi (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Maria è, ancora, la Vergine madre, cioè colei che per la sua fede e obbedienza generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo: prodigiosa maternità, costituita da Dio quale tipo e modello della fecondità della Vergine-Chiesa, la quale diventa anche essa madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a vita nuova e immortale i figli, concepiti per opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Giustamente gli antichi padri insegnavano che la Chiesa prolunga nel Sacramento del Battesimo la maternità verginale di Maria. Tra le loro testimonianze ci piace ricordare quella del Nostro illustre Predecessore san Leone Magno, il quale in una omelia natalizia afferma: L’origine che (Cristo) ha preso nel grembo della Vergine, l’ha posta nel fonte battesimale; ha dato all’acqua quel che aveva dato alla Madre; difatti, la virtù dell’Altissimo e l’adombramento dello Spirito Santo, che fece sì che Maria desse alla luce il Salvatore, fa anche sì che l’acqua rigeneri il credente. Volendo attingere alle fonti liturgiche, potremmo citare la bella Conclusione della Liturgia ispanica: Quella (Maria) portò la Vita nel grembo, questa (la Chiesa) la porta nell’onda battesimale. Nelle membra di lei fu plasmato il Cristo, nelle acque di costei fu rivestito il Cristo (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Maria è, infine, la Vergine offerente Nell’episodio della presentazione di Gesù al tempio, la Chiesa, guidata dallo Spirito, ha scorto, al di là dell’adempimento delle leggi riguardanti l’oblazione del primogenito e la purificazione della madre, un mistero salvifico, relativo appunto alla storia della salvezza: ha rilevato, cioè, la continuità dell’offerta fondamentale che il Verbo incarnato fece al Padre, entrando nel mondo; ha visto proclamata l’universalità della salvezza poiché Simeone, salutando nel Bambino la luce per illuminare le genti e la gloria di Israele, riconosceva in lui il Messia, il Salvatore di tutti; ha inteso il riferimento profetico alla Passione di Cristo: che le parole di Simeone, le quali congiungevano in un unico vaticinio il Figlio segno di contraddizione e la Madre, a cui la spada avrebbe trafitto l’anima, si avverarono sul Calvario (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Maria, però, è soprattutto modello di quel culto che consiste nel fare della propria vita un’offerta a Dio: dottrina antica, perenne, che ognuno può riascoltare, ponendo mente all’insegnamento della Chiesa, ma anche porgendo l’orecchio alla voce stessa della Vergine, allorché essa, anticipando in sé la stupenda domanda della preghiera del Signore: Sia fatta la tua volontà, rispose al messaggero di Dio: Ecco la serva del Signore: sia fatto di me secondo la tua parola. E il «sì» di Maria è per tutti i cristiani lezione ed esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione (Ibi).
Continuiamo a pregare come per l’unità della chiesa come papa francesco ci ha chiesto in questo mese di ottobre
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o vergine gloriosa e benedetta.
San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio. Capo supremo delle milizie celesti, fa’ sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen.