Meditazioni 15 maggio 2017
Il gesto più immediato, più immediatamente adeguato al nostro desiderio di essere, di diventare questo uomo nuovo e questa amicizia di Cristo, adesso come sempre, è quello di chiederlo; di pregare, e di chiedere alla Madonna. Di chiederle che il frutto del suo seno Gesù, sia il nostro io, la nostra amicizia, la nostra unità – altrimenti impossibile –; la nostra presenza, la nostra missione, nell’unica comunione e missione della santa Chiesa. Che sia il frutto ritrovato nel nostro umano, il frutto per cui siamo chiamati amici, il frutto da portare nel mondo, il frutto che rimane e che si esplicita nella nostra presenza operativa. Chiediamo alla Madonna che, attraverso di noi, il frutto investa il mondo e si dilati sempre più quella civiltà – quei rapporti nuovi, quell’umanità nuova tra gli uomini – quella civiltà della verità e dell’amore. […] Chiediamo di imitare la sua libertà e il suo cuore, di imitare il suo fiat, perché accada in ciascuno di noi l’umano secondo Cristo, secondo la volontà dell’Eterno Padre, nella testimonianza dataci da san Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Chiediamo di imparare a seguire con cuore povero ed umile. Di poter dire “il dono e il miracolo della nostra Amicizia” con risorpresa consapevolezza. Chiediamole protezione per questo popolo che siamo […] E che altri […] siano contagiati dalla presenza e dall’amore di Cristo Redentore dell’uomo attraverso la nostra intelligente, gioiosa e commossa presenza. Sia così! (Nicolino Pompei, “Voi siete miei amici…E vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”)
Preghiamo per papa Francesco e in comunione con lui, che fino a ieri ci richiamava che “anche oggi c’è tanto bisogno di preghiera e di penitenza per implorare la grazia della conversione, per implorare la fine di tante guerre che sono dappertutto nel mondo e che si allargano sempre di più, come pure la fine degli assurdi conflitti grandi e piccoli, che sfigurano il volto dell’umanità.” Alla Madonna e all’intercessione dei Santi Francesco e Giacinta, consegniamo Nicolino e ciascuna delle persone per cui ci è stato chiesto di pregare questa sera: Agostino, Alessandro, Anna, Cristina, Fabio, Franco, Giovanni, Lorena, Marco, Sonia; preghiamo per Alessandro, Caterina, Margherita e tutti i bambini che in questi giorni stanno ricevendo la Prima Comunione e affidiamo Betty e Andrea, Carlo e Angela di cui in questi giorni ricorre l’anniversario di matrimonio.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
«Apparve nel cielo […] una donna vestita di sole»: attesta il veggente di Patmos nell’Apocalisse (12,1), osservando anche che ella era in procinto di dare alla luce un figlio. Poi, nel Vangelo, abbiamo sentito Gesù dire al discepolo: «Ecco tua madre» (Gv 19,26-27). Abbiamo una Madre! Una “Signora tanto bella”, commentavano tra di loro i veggenti di Fatima sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa. E, alla sera, Giacinta non riuscì a trattenersi e svelò il segreto alla mamma: “Oggi ho visto la Madonna”. Essi avevano visto la Madre del cielo. Nella scia che seguivano i loro occhi, si sono protesi gli occhi di molti, ma… questi non l’hanno vista. La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo: per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo. (Papa Francesco, omelia, Fatima 13 maggio 2017)
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. Oggi la Vergine Maria ripete a tutti noi la domanda che fece, cento anni or sono, ai Pastorelli: “Volete offrirvi a Dio?”. La risposta – “Sì, lo vogliamo!” – ci dà la possibilità di capire e imitare la loro vita. L’hanno vissuta, con tutto ciò che essa aveva di gioia e di sofferenza, in un atteggiamento di offerta al Signore. (Papa Francesco, saluto ai malati al termine della S. Messa, Fatima, 13 maggio 2017)
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
«Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26).
Questa benedizione si è adempiuta pienamente nella Vergine Maria, poiché nessun’altra creatura ha visto risplendere su di sé il volto di Dio come Lei, che ha dato un volto umano al Figlio dell’eterno Padre; e noi adesso possiamo contemplarlo nei successivi momenti gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della sua vita, che rivisitiamo nella recita del Rosario. Con Cristo e Maria, noi rimaniamo in Dio. Infatti, «se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce» (Paolo VI, Discorso durante la visita al Santuario della Madonna di Bonaria, Cagliari, 24 aprile 1970). Così ogni volta che recitiamo il Rosario, in questo luogo benedetto oppure in qualsiasi altro luogo, il Vangelo riprende la sua strada nella vita di ognuno, delle famiglie, dei popoli e del mondo. (Papa Francesco, saluto durante la benedizione delle candele, Fatima, 12 maggio 2017)
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Grande ingiustizia si commette contro Dio e la sua grazia, quando si afferma in primo luogo che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre – come manifesta il Vangelo – che sono perdonati dalla sua misericordia! Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio e, comunque, il giudizio di Dio sarà sempre fatto alla luce della sua misericordia. Ovviamente la misericordia di Dio non nega la giustizia, perché Gesù ha preso su di Sé le conseguenze del nostro peccato insieme al dovuto castigo. Egli non negò il peccato, ma ha pagato per noi sulla Croce. E così, nella fede che ci unisce alla Croce di Cristo, siamo liberi dai nostri peccati; mettiamo da parte ogni forma di paura e timore, perché non si addice a chi è amato (cfr 1 Gv 4,18). «Ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In Lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. […] Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di Lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 288). Possa ognuno di noi diventare, con Maria, segno e sacramento della misericordia di Dio che perdona sempre, perdona tutto. (Papa Francesco, saluto durante la benedizione delle candele, Fatima, 12 maggio 2017)
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio tra i dottori della legge
Presi per mano della Vergine Madre e sotto il suo sguardo, possiamo cantare con gioia le misericordie del Signore. Possiamo dire: La mia anima canta per Te, Signore! La misericordia, che ha avuto verso tutti i tuoi santi e verso l’intero popolo fedele, è arrivata anche a me. A causa dell’orgoglio del mio cuore, ho vissuto distratto dietro le mie ambizioni e i miei interessi, senza riuscire però a occupare alcun trono, o Signore! L’unica possibilità di esaltazione che ho è questa: che la tua Madre mi prenda in braccio, mi copra con il suo mantello e mi collochi accanto al tuo Cuore. E così sia. (Papa Francesco, saluto durante la benedizione delle candele, Fatima, 12 maggio 2017)