Meditazioni 15 febbraio 2016
“Attenzione: è una cosa diversa l’esperienza di seguire Gesù come conseguenza di una propria decisione dall’esperienza di seguirlo perché attratti. Certo che non può mai mancare la nostra libertà. Ma è una cosa diversa una libertà che è in gioco e si muove dentro un’esperienza di attrattiva, rispetto ad una libertà che è solo mossa da una propria decisione, in cui c’è sempre il notevole rischio di far ricadere il “correre dietro” a Gesù solo su delle proprie intenzioni o sulla propria forza. E se tutto parte e riparte solo da nostre fragili intenzioni e da una nostra forza, primo o dopo in questo “correre dietro” accuseremo solo pesantezza, fatica e stanchezza. Se sono nella forza di un’attrattiva, il camminare, il correre dietro e il seguire, anche dentro la condizione di un sacrificio, sono sempre nell’esperienza di un indomabile e travolgente amore e di un acceso desiderio, che commuovono il cuore e sospingono il passo e il cammino. E quanto è evidente e impareggiabile l’esperienza di uno sguardo, di un umano e di un cammino commossi dalla attrattiva a Gesù rispetto a quella di chi gli va dietro solo nella forza di una propria volontà e di una sua propria decisione. E non solo, perché come ha commentato acutamente il grande don Giacomo Tantardini: “Se invece viene da te il correre, di per sé non testimoni che Cristo sia risorto e che sia vivo. Deve essere evidente che sei attirato da Lui. Altrimenti può essere un’iniziativa tua, se decidi da te di correre dietro a Gesù. E non si vince la paura della morte con quello che facciamo noi (cfr. Eb 2,15). La paura della morte è sconfitta quando è evidente che è una presenza ad attirare, quando è evidente che tu non fai nient’altro che correre dietro lasciandoti attirare come un bambino piccolo che corre per afferrare una cosa bella”
(Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Come Santa Teresina, chiediamo a Gesù di attirarci, di attirarci nelle fiamme del suo amore, di unirci così strettamente a Lui, che Egli viva e agisca in noi. Preghiamo per Papa Francesco e per il suo viaggio apostolico in Messico. Preghiamo per Nicolino e per tutte le intenzioni che porta nel suo cuore, in particolare preghiamo per Elena e per tutte le persone malate, per Matteo che ieri è divenuto catecumeno e che la notte di Pasqua riceverà il Battesimo, per Lorenzo e per la sua famiglia.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
È importante per Gesù ascoltare la voce del Padre e seguirla. Gesù nella sua esistenza terrena non era, per così dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta, una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà (Papa Francesco, Angelus del 30/06/13).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Le piaghe di Gesù sono piaghe di misericordia. Nelle sue piaghe noi siamo stati guariti. Gesù ci invita a guardare queste piaghe, ci invita a toccarle, come ha fatto con Tommaso, per guarire la nostra incredulità. Ci invita soprattutto a entrare nel mistero di queste piaghe, che è il mistero del suo amore misericordioso… San Bernardo, in un suo commento al Cantico dei Cantici, si sofferma proprio sul mistero delle piaghe del Signore, usando espressioni forti, audaci, che ci fa bene riprendere oggi. Dice che “attraverso le ferite del corpo si manifesta l’arcana carità del cuore di Cristo, si fa palese il grande mistero dell’amore, si mostrano le viscere di misericordia del nostro Dio” (Papa Francesco, Omelia del 12/04/15).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
La croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo. A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono (Papa Francesco, Discorso del 29/03/13).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della croce! Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai cardinali: voi siete principi, ma di un re crocifisso. Quello è il trono di Gesù (Papa Francesco, Omelia del 24/03/13).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della croce. La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochino quello che ha fatto lui quel giorno della sua morte (Ibi).