Meditazioni 15 febbraio 2010
“Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne…”. Vi darò un cuore nuovo non significa un cuore diverso cioè di altra natura da quello che Dio stesso ha posto dentro di noi chiamandoci alla vita, da quello che Dio ha tessuto tessendo la nostra vita nel grembo di nostra madre. Il cuore nuovo è il cuore così come Dio l’ha posto in noi… Il cuore nuovo allora non è un altro cuore. È semplicemente il cuore che, nella Grazia inaudita della morte e resurrezione di Gesù, nella presenza di Cristo redentore e nella continua memoria di Lui, è riaffermato nella sua vera natura, origine ed esigenza. Nella morte e resurrezione di Cristo – apice e compimento delle parole del profeta Ezechiele – e alla sua Presenza, riaccade e si riaccende il cuore vero. Dal cumulo di pietre e macerie da cui è appesantito e schiacciato e in cui sembra come morto, sorprendentemente emerge, emerge nuovamente in tutto il suo battito originale e nella sua attesa infinita (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprimere: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
…Invocazione allo Spirito Santo
Preghiamo per la nostra Compagnia, per Nicolino e per tutte le sue intenzioni. Alla Madonna affidiamo particolarmente anche don Andrea Marozzi, perché il Signore lo accolga nella sua infinita Misericordia e gli doni l’eterno riposo e lo splendore della luce perpetua della vita eterna. A don Andrea va tutta la nostra gratitudine per aver permesso l’inizio di nel frammento e per averlo sostenuto in tutti questi anni attraverso la sua silenziosa e umile disponibilità.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nel Getsemani
Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padre, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18-19).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso (Is 50,6-7),
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca (Is 53,7).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario
Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53,4-5).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti (1Pt 2,21-25).
Introduzione alla Quaresima
Carissimi amici,
mercoledì inizia il tempo liturgico della Quaresima. Ciascuno si apra a questa Grazia ricevendo le Sacre Ceneri e vivendo il digiuno come la Chiesa ci chiede.
“Imponendo sul capo le ceneri il celebrante dice: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, oppure ripete l’esortazione di Gesù: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Entrambe le formule – dice il Papa – costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori bisognosi sempre di penitenza e di conversione… L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a fidarsi di Lui, ad affidarsi a Lui come figli adottivi, rigenerati dal suo amore. Con sapiente pedagogia la Chiesa ripete che la conversione è anzitutto una grazia, un dono che apre il cuore all’infinita bontà di Dio. Egli stesso previene con la sua grazia il nostro desiderio di conversione e accompagna i nostri sforzi verso la piena adesione alla sua volontà salvifica. Convertirsi vuol dire allora lasciarsi conquistare da Gesù e con Lui “ritornare” al Padre (Benedetto XVI – Udienza generale 06.02.08).
Per favorire in ciascuno questo “lasciarsi conquistare da Gesù”, la Chiesa con materna premura e sapienza, ci propone ogni anno alcuni gesti da vivere particolarmente nel periodo della Quaresima: la preghiera, la carità e il digiuno. Con semplicità e umiltà, senza semplificazioni e interpretazioni varie, ognuno viva tutte le indicazioni che ci sono offerte in questo tempo di Grazia. Ciascuno viva più assiduamente e seriamente la preghiera a cui siamo educati, in particolare la Santa Messa e il Sacramento della Confessione, il digiuno e la preghiera della Via Crucis ogni venerdì, momenti di silenzio e di meditazione. Ciascuno viva gesti di carità, di perdono e di riconciliazione. Ciascuno sappia anche cogliere l’occasione di questa Quaresima per considerare più seriamente il dono della nostra Amicizia e per rispondere alla propria elezione portando Gesù ad ogni uomo, in ogni ambito in cui siamo chiamati a vivere… Sosteniamoci vicendevolmente a non lasciar passare invano la Grazia che questa Quaresima è.
Il numero di nel frammento appena uscito è particolarmente dedicato alla Quaresima e ci offre strumenti di lavoro e di meditazione pensati particolarmente proprio per questo periodo.
Come il Santo Padre ha detto all’Angelus di ieri, “l’anno liturgico è un grande cammino di fede, che la Chiesa compie sempre preceduta dalla Vergine Madre Maria.
Cari fratelli e sorelle,
l’anno liturgico è un grande cammino di fede, che la Chiesa compie sempre preceduta dalla Vergine Madre Maria. Nelle domeniche del Tempo Ordinario, tale itinerario è scandito quest’anno dalla lettura del Vangelo di Luca, che oggi ci accompagna “in un luogo pianeggiante” (Lc 6,17), dove Gesù sosta con i Dodici e dove si raduna una folla di altri discepoli e di gente venuta da ogni parte per ascoltarLo. In tale cornice si colloca l’annuncio delle “beatitudini” (Lc 6,20-26; cfr Mt 5,1-12). Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, dice: “Beati voi, poveri… beati voi, che ora avete fame… beati voi, che ora piangete… beati voi, quando gli uomini… disprezzeranno il vostro nome” per causa mia. Perché li proclama beati? Perché la giustizia di Dio farà sì che costoro siano saziati, rallegrati, risarciti di ogni falsa accusa, in una parola, perché li accoglie fin d’ora nel suo regno. Le beatitudini si basano sul fatto che esiste una giustizia divina, che rialza chi è stato a torto umiliato e abbassa chi si è esaltato (cfr Lc 14,11). Infatti, l’evangelista Luca, dopo i quattro “beati voi”, aggiunge quattro ammonimenti: “guai a voi, ricchi… guai a voi, che ora siete sazi,… guai a voi, che ora ridete” e “guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi”, perché, come afferma Gesù, le cose si ribalteranno, gli ultimi diventeranno primi, e i primi ultimi (cfr Lc 13,30).
Questa giustizia e questa beatitudine si realizzano nel “Regno dei cieli”, o “Regno di Dio”, che avrà il suo compimento alla fine dei tempi ma che è già presente nella storia. Dove i poveri sono consolati e ammessi al banchetto della vita, lì si manifesta già ora la giustizia di Dio. E’ questo il compito che i discepoli del Signore sono chiamati a svolgere anche nella società attuale. Penso alla realtà dell’Ostello della Caritas Romana alla Stazione Termini, che stamani ho visitato: di cuore incoraggio quanti operano in tale benemerita istituzione e quanti, in ogni parte del mondo, si impegnano gratuitamente in simili opere di giustizia e di amore.
Al tema della giustizia ho dedicato quest’anno il Messaggio per la Quaresima, che inizierà il prossimo mercoledì, detto delle Ceneri. Oggi desidero, pertanto, consegnarlo idealmente a tutti, invitando a leggerlo e a meditarlo. Il Vangelo di Cristo risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, ma in modo inatteso e sorprendente. Egli non propone una rivoluzione di tipo sociale e politico, ma quella dell’amore, che ha già realizzato con la sua Croce e la sua Risurrezione. Su di esse si fondano le beatitudini, che propongono il nuovo orizzonte di giustizia, inaugurato dalla Pasqua, grazie al quale possiamo diventare giusti e costruire un mondo migliore.
Cari amici, rivolgiamoci ora alla Vergine Maria. Tutte le generazioni la proclamano “beata”, perché ha creduto nella buona notizia che il Signore le ha annunciato (cfr Lc 1,45.48). Lasciamoci guidare da Lei nel cammino della Quaresima, per essere liberati dall’illusione dell’autosufficienza, riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, della sua misericordia, ed entrare così nel suo Regno di giustizia, di amore e di pace.