Meditazioni 14 ottobre 2013
Questa sera mi sento unito a tutti voi nella preghiera del Santo Rosario e dell’Adorazione Eucaristica sotto lo sguardo della Vergine Maria.
Lo sguardo! Quanto è importante! Quante cose si possono dire con uno sguardo! Affetto, incoraggiamento, compassione, amore, ma anche rimprovero, invidia, superbia, perfino odio. Spesso lo sguardo dice più delle parole, o dice ciò che le parole non riescono o non osano dire.
Chi guarda la Vergine Maria? Guarda tutti noi, ciascuno di noi. E come ci guarda? Ci guarda come Madre, con tenerezza, con misericordia, con amore. Così ha guardato il figlio Gesù, in tutti i momenti della sua vita, gioiosi, luminosi, dolorosi, gloriosi, come contempliamo nei Misteri del Santo Rosario, semplicemente con amore.
Quando siamo stanchi, scoraggiati, schiacciati dai problemi, guardiamo a Maria, sentiamo il suo sguardo che dice al nostro cuore: “Forza, figlio, ci sono io che ti sostengo!”. La Madonna ci conosce bene, è mamma, sa bene quali sono le nostre gioie e le nostre difficoltà, le nostre speranze e le nostre delusioni. Quando sentiamo il peso delle nostre debolezze, dei nostri peccati, guardiamo a Maria, che dice al nostro cuore: “Rialzati, va’ da mio Figlio Gesù, in Lui troverai accoglienza, misericordia e nuova forza per continuare il cammino”.
Lo sguardo di Maria non si rivolge solamente verso di noi. Ai piedi della croce, quando Gesù le affida l’Apostolo Giovanni, e con lui tutti noi, dicendo: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26), lo sguardo di Maria è fisso su Gesù. E Maria ci dice, come alle nozze di Cana: “Qualsiasi cosa vi dice, fatela” (Gv 2,5). Maria indica Gesù, ci invita a testimoniare Gesù, ci guida sempre al suo Figlio Gesù, perché solo in Lui c’è salvezza, solo Lui può trasformare l’acqua della solitudine, della difficoltà, del peccato, nel vino dell’incontro, della gioia, del perdono. Solo Lui.
“Beata perché hai creduto!”. Maria è beata per la sua fede in Dio, per la sua fede, perché lo sguardo del suo cuore è sempre stato fisso su Dio, sul Figlio di Dio che ha portato in grembo e ha contemplato sulla Croce. Nell’Adorazione del Santissimo Sacramento, Maria ci dice: “Guarda al mio Figlio Gesù, tieni lo sguardo fisso su di Lui, ascoltalo, parla con Lui. Lui ti guarda con amore. Non avere paura! Lui ti insegnerà a seguirlo per testimoniarlo nelle grandi e piccole azioni della tua vita, nei rapporti di famiglia, nel tuo lavoro, nei momenti di festa; ti insegnerà ad uscire da te stesso, da te stessa, per guardare agli altri con amore, come Lui che non a parole, ma con i fatti, ti ha amato e ti ama!”.
O Maria, facci sentire il tuo sguardo di Madre, guidaci al tuo Figlio, fa’ che non siamo cristiani “di vetrina”, ma che sanno “sporcarsi le mani” per costruire con il tuo Figlio Gesù, il suo Regno di amore, di gioia e di pace (Papa Francesco, Veglia di preghiera al Santuario del Divino Amore, Sabato 12 Ottobre 2013).
…Invocazione allo Spirito Santo
Offriamo la preghiera di questa sera particolarmente per i cristiani del Pakistan e per tutti quelli che in molti paesi del mondo sono perseguitati a causa della loro fede; preghiamo per i profughi che stanno raggiungendo l’Italia in questi giorni e per tutti gli italiani che li stanno soccorrendo; preghiamo per Franco, un cugino di Marco Bianchella, di cui oggi è stato celebrato il funerale; per Mirko, morto sabato notte a 35 anni per un improvviso aneurisma, e per i suoi genitori Lella e Giacomo, vicini di casa di Federica e Dania; preghiamo per Filippo, un bambino di Camerano malato di leucemia, e per Vittoria, la mamma di Barbara B., che deve affrontare una nuova operazione. Affidiamo alla Madonna tutte le intenzioni che ognuno di noi porta nel cuore e particolarmente raccomandiamo a Lei Nicolino e il lavoro che sta vivendo in questo giorni.
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino”. Solo gli umili prestano attenzione alla presenza del Signore. Chi non è umile è pieno di sé, pieno della sua misura, non ascolta altro che se stesso, non confida in nessun altro che in se stesso, piegando tutto alla sua presunzione. Gli umili e i poveri sono totalmente tesi al Signore, sempre tesi a cercare il Signore, a lasciarsi afferrare dalla Sua presenza. [L’umiltà, la povertà di spirito] è l’atteggiamento di chi riconosce la sua vera natura e nel Signore tutta la vera ricchezza, capacità, forza e beatitudine. Per questo solo gli umili e i poveri si rallegrano nel sentirlo parlare (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
“Celebrate con me il Signore. Ho cercato il Signore ed egli mi ha risposto”. I poveri sono incessantemente nella mendicanza e nell’attesa del Signore. È la tensione normale di un uomo che si riconosce uomo, che prende sul serio l’avvenimento della sua umanità. E il Signore risponde, sempre. “Egli mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato” (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio e l’invito alla conversione
Nel mistero dell’incarnazione, la risposta di Dio al grido dell’uomo è un Uomo che accade davanti ai propri occhi, che si incontra come presenza nella presenza di Gesù. “Guardare a Lui, cercare il Signore, ascoltarlo…”: è proprio l’esperienza del guardare Uno presente, del cercare un uomo vivo, dell’ascoltare un uomo reale che ci parla e ci chiama […] Una presenza da incontrare e da riconoscere come la massima e definitiva rivelazione di Dio all’uomo. Come la massima e definitiva risposta di Dio al cuore dell’uomo. Che siamo chiamati ad incontrare come un “TU” presente, che possiamo guardare, toccare e da cui possiamo lasciarci abbracciare […]Non qualcuno da sentire interiormente o attraverso visioni misticheggianti. Ma una presenza da riconoscere e guardare nell’esperienza reale e sensibile della vita in atto. A cui potersi rivolgere per attaccare tutto se stessi (Ibi).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù al monte Tabor
“Guardate a Lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti”. Guardare a Lui per essere raggiunti dal Suo sguardo, in cui solo la vita trova la sua massima esplicitazione, irradiazione e soddisfazione di benessere; trova la sua massima rivelazione di verità, in cui solo è possibile vincere la confusione, lo smarrimento e lo sgomento che così spesso la attanagliano (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
“Gustate e vedete quanto è buono il Signore”. È un richiamo concretissimo. Innanzitutto, un richiamo alla realtà umanissima e sensibile di un vedere e di un gustare. E di un vedere e di un gustare che aprono all’esperienza di una reale beatitudine. Una reale beatitudine che accade nella vita di chi confida nel Signore. È un richiamo alla verifica di quanto è “raggiante” di intelligenza, di gioia, di bellezza, di bontà e di amore la vita di chi si lascia investire dal Suo sguardo (Ibi).