Meditazioni 13 novembre 2017
Come dice Péguy, “abbiamo perso il gusto per i discorsi e non abbiamo più altari se non i vostri, non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice…”. Non sappiamo nient’altro che l’esperienza semplice e disarmante di chi si lascia afferrare da questa Presenza e nel proprio umano folgora e irradia la vita di altri dell’amore di Cristo. Non abbiamo altro che questa semplice preghiera che sgorga da un cuore tutto arso dalla memoria di Cristo, invaso dalla dolcezza della dolce memoria di Cristo. Non abbiamo altro che il dono immeritato di questa Compagnia nella Chiesa, come facile adesione e semplice attaccamento della vita a questo Infinito Amore che l’ha voluta per attirarci continuamente a sé, per corrispondergli in ogni e con tutti gli istanti della vita. E non abbiamo altro che l’irrinunciabile compagnia della Madonna. Proprio a Lei chiediamo di essere aiutati a guardare e a fissare continuamente la presenza di Gesù. Chiediamo di guardare alla grande presenza di Cristo come la guardava Lei e come ci si abbandonava Lei. A riconoscerlo, fino all’attaccamento di tutto noi stessi, come l’Avvenimento affermativo dell’insopprimibile urgenza di verità, di gioia e di felicità del nostro desiderio (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprimere: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
A Lei affidiamo ciascuno di noi, Nicolino e alcuni amici per cui ci è stato particolarmente chiesto di pregare: Armando, Carlo, Cristina, Enrico, Ezio, Francesca, Graziana, Mariano, Maria Rita, Nazzareno, Roberta, Simone, Virginia. Affidiamo alla Madonna anche Papa Francesco.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
Chiediamo alla Madonna di imitare il suo fiat. Di imitare il suo sì, di imitare il suo sì nell’istante. Di imitare il suo sì al Mistero, a Cristo nella modalità e nella forma, negli istanti, nelle circostanze, nelle situazioni e condizioni dentro cui la nostra vita si trova e si ritroverà a passare (Nicolino Pompei, Egli è la pietra…)
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Ecco perché la Donna tutta sottomessa all’iniziativa del Mistero e che lo ha partorito come Uomo, deve essere sempre richiamata come compagnia necessaria. Dobbiamo invocare ora e sempre la Madonna per l’imitazione del suo fiat, come suprema obbedienza alla volontà del Padre in cui solo consiste la vita. Deve essere inesauribile lo sguardo che portiamo alla Madonna, l’accoglienza della sua compagnia e la richiesta della sua intercessione (Nicolino Pompei, Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Il gesto più immediato adesso è quello di pregare, e di chiedere alla Madonna. Di chiederle che il frutto del suo seno Gesù, sia il nostro io, la nostra amicizia, la nostra unità – altrimenti impossibile –; la nostra presenza, la nostra missione, nell’unica comunione e missione della santa Chiesa. Che sia il frutto ritrovato nel nostro umano, il frutto per cui siamo chiamati amici, il frutto da portare nel mondo, il frutto che rimane e che si esplicita nella nostra presenza operativa. Chiediamo alla Madonna che, attraverso di noi, il frutto investa il mondo e si dilati sempre più quella civiltà – quei rapporti nuovi, quell’umanità nuova tra gli uomini – quella civiltà della verità e dell’amore (Nicolino Pompei, Voi siete miei amici…).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Rinnoviamolo ora il nostro “sì”, ma lasciamo che sia Colui a cui questo sì è detto a determinare realmente la vita. E i nostri rapporti siano solo per il sì a Cristo, siano aiuto, quotidiano e reale aiuto – fino alla correzione amorevole – alla conversione, all’urgente metànoia. Perché risulti l’io, un io intero, maturo, libero ed intelligente, segnato da un giudizio su tutto e da una carità visibile ed operativa nel bisogno dell’uomo. Perché si affermi l’Avvenimento decisivo di ogni istante, l’affezione dentro ogni affetto, la scelta dentro ogni scelta, lo sguardo dentro ogni sguardo, la preferenza dentro ogni rapporto, la totalità dentro ogni frammento, la vera moralità dentro ogni mossa, la presa e il possesso dentro ogni rapporto e fattore, la consistenza e l’obbedienza di ogni momento; la Presenza a cui lasciare modulare e trasfigurare la vita dentro ogni rapporto, fattore e circostanza (Nicolino Pompei, Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Chi più di Maria Santissima ci può accompagnare dentro il Mistero dell’Amore di Dio, che l’ha eletta e chiamata ad essere il grembo accogliente della sua nascita come Uomo tra gli uomini. “Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ’l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura”. Chi più di Maria Santissima – nel cui ventre “si raccese l’Amore”, nel cui grembo l’Amore accade come Uomo per rivelarsi come Uomo, come Uomo che porta anche i suoi connotati umani e materni – possiamo reclamare perché ci accompagni e ci sostenga a corrispondere all’Amore di Cristo, ad una vita segnata dall’amore a Cristo e dall’Amore di Cristo (Nicolino Pompei, Caritas Christi urget nos).