Meditazioni 13 luglio 2015
Signore, il mio cuore è così assetato e affamato di te che arde dal desiderio di incontrarti, di lasciarsi incontrare e amare da, perché ti possa amare dentro ogni cosa e sopra ogni cosa. E come i discepoli di Emmaus ti supplichiamo: resta con noi Signore perché si fa sera, resta con noi Signore perché la notte scende oscura, le tenebre si infittiscono e ci fanno paura. Io lo so che tu sei sempre con me, ma ho bisogno di domandartelo lo stesso, di gridartelo adesso: resta con me Signore, non mi lasciare mai. Mi sorge spontaneo e irrefrenabile da cuore come quando l’amato lo dice alla sua amata: resta con me. Come quando il bambino lo dice alla sua mamma: resta con me, perché tu sei tutto quello che mi costituisce e mi rende capace di camminare nella vita anche dentro la notte più buia (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
In comunione con Papa Francesco ringraziamo il Signore per il dono del viaggio apostolico in Ecuador, Bolivia e Paraguay che proprio oggi si è concluso. Affidiamo a Maria Santissima l’Avvenimento in piazza di Ancona che in questa settimana vivremo e tutte le persone che stiamo incontrando e incontreremo attraverso l’invito a questo luogo; affidiamo a Maria Santissima Pietro e tutti i nostri cari malati; preghiamo per Roberto e Raffaella, due genitori che stanno vivendo un momento di difficoltà; affidiamo a Maria Santissima ciascuno di noi e in particolare Nicolino.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre
… Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria Pensavo a Maria. Le due parole di Maria – qui mi sta mancando la memoria, non so se ne ha dette altre… -: “Si faccia in me”. Sì, certo, chiese spiegazioni sul perché era stata scelta lei, all’Angelo. Ma dice: “Si faccia in me”. E l’altra parola: “Fate quello che Lui vi dirà”. Maria non ha mai voluto essere protagonista. È stata discepola per tutta la vita. La prima discepola di suo Figlio. Ed era cosciente che tutto ciò che lei aveva portato era pura gratuità di Dio. Coscienza di gratuità. Per questo “si faccia”, “fate” che si manifesti la gratuità di Dio. Religiose, religiosi, sacerdoti, seminaristi, tutti i giorni ritornate, fate questo camino di ritorno alla gratuità con cui Dio vi ha scelti. Voi non avete pagato l’ingresso per entrare in seminario, per entrare nella vita religiosa. Non ve lo siete meritato. Siamo oggetto della gratuità di Dio. Se dimentichiamo questo, lentamente ci andiamo facendo importanti e così lentamente ci allontaniamo da ciò che è la base, e da cui Maria non si allontanò mai: la gratuità di Dio. Un consiglio da fratello: tutti i giorni, magari alla sera è meglio, prima di andare a dormire, uno sguardo a Gesù e dirgli: Mi hai dato tutto gratis. E rimettersi a posto. Allora quando mi cambiano di destinazione o quando c’è una difficoltà, non protesto, perché tutto è gratis, non merito nulla! Questo ha fatto Maria (Papa Francesco, Discorso dell’ 08/07/2015 in Ecuador).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo Maria che si reca in visita dalla cugina Elisabetta
Maria è attenta, è attenta in quelle nozze già iniziate, è sollecita verso le necessità degli sposi. Non si isola in sé stessa, centrata nel proprio mondo, al contrario, l’amore la fa “essere verso” gli altri. Nemmeno cerca le amiche per commentare quello che sta succedendo e criticare la cattiva preparazione delle nozze. E perché sta attenta, con la sua discrezione, si rende conto che manca il vino. Il vino è segno di gioia, di amore, di abbondanza. Maria non è una madre che “pretende”, nemmeno è una suocera che vigila per divertirsi delle nostre inesperienze, dei nostri errori o delle disattenzioni. Maria, semplicemente, è madre! È presente, attenta e premurosa. È bello ascoltare questo: Maria è Madre (Papa Francesco, Omelia del 06/07/2015 in Ecuador) .
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù a Betlemme
Maria però, in quel momento in cui si accorge che manca il vino, si rivolge con fiducia a Gesù. Questo significa che Maria prega. Non va dal maggiordomo, ma presenta direttamente la difficoltà degli sposi a suo Figlio. La risposta che riceve sembra scoraggiante: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».(v. 4). Ma intanto lei ha posto il problema nelle mani di Dio. La sua premura per le necessità degli altri anticipa “l’ora” di Dio. E Maria è parte di quell’ora, dal presepe fino alla croce. Lei, che seppe «trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 286), e ci ricevette come figli quando una spada le trafiggeva il cuore. Ella ci insegna a porre le nostre famiglie nelle mani di Dio; ci insegna a pregare, alimentando la speranza che ci indica che le nostre preoccupazioni sono anche preoccupazioni di Dio. E pregare ci fa sempre uscire dal recinto delle nostre preoccupazioni, ci fa andare oltre quello che ci fa soffrire, quello che ci agita o che ci manca, e ci aiuta a metterci nei panni degli altri. La famiglia è una scuola dove il pregare ci ricorda anche che c’è un “noi”, che esiste un prossimo vicino, evidente, che vive sotto lo stesso tetto, che condivide con noi la vita e ha delle necessità (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Una seconda cosa che vorrei dirvi è di aver cura di non cadere in una malattia, molto pericolosa per quelli che il Signore ha chiamato gratuitamente a seguirlo e a servirlo. Non cadete nell’“alzheimer spirituale”, non perdete la memoria, soprattutto la memoria del posto da cui siete stati tratti. Non rinnegate le radici! San Paolo si vede che intuiva questo pericolo di perdere la memoria e al suo figlio più amato, il vescovo Timoteo, che aveva ordinato, dà consigli pastorali, ma ce n’è uno che tocca il cuore: “Non dimenticarti della fede che avevano tua nonna e tua madre!”, cioè: “Non dimenticarti da dove sei stato tratto, non dimenticarti delle tue radici, non sentirti promosso!”. La gratuità è una grazia che non può convivere con la promozione, e quando un sacerdote, un seminarista, un religioso, una religiosa entra “in carriera” – intendo in carriera umana –, incomincia ad ammalarsi di alzheimer spirituale e comincia a perdere la memoria del posto da cui è stato tratto. Due principi per voi sacerdote, consacrati e consacrate: tutti i giorni rinnovate il sentimento che tutto è gratis, il sentimento di gratuità della elezione di ognuno di voi – nessuno di noi la merita – e chiedete la grazia di non perdere la memoria, di non sentirsi più importante. Chiedete la grazia della memoria (Papa Francesco, Discorso dell’8/07/2015 in Ecuador).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Maria agisce. Le parole: “Fate quello che vi dirà” (v. 5), rivolte a quelli che servivano, sono un invito rivolto anche a noi, a metterci a disposizione di Gesù, che è venuto per servire e non per essere servito. Il servizio è il criterio del vero amore. Chi ama serve, si mette al servizio degli altri. E questo si impara specialmente nella famiglia, dove ci facciamo per amore servitori gli uni degli altri. La famiglia forma anche una piccola Chiesa, la chiamiamo “Chiesa domestica”, che, oltre a dare la vita, trasmette la tenerezza e la misericordia divina. Nella famiglia la fede si mescola al latte materno: sperimentando l’amore dei genitori si sente più vicino l’amore di Dio. In ciascuna delle nostre famiglie e nella famiglia comune che formiamo tutti, nulla si scarta, niente è inutile. Vi invito ad intensificare le vostre preghiere perché persino quello che a noi sembra impuro – come l’acqua delle giare –, che ci scandalizza o ci spaventa, Dio – facendolo passare attraverso la sua “ora” – lo possa trasformare in miracolo. La famiglia oggi ha bisogno di questo miracolo (Papa Francesco, Omelia del 06/07/15 in Ecuador).