Meditazioni 13 dicembre 2010
La maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo, da Colui che si è fatto uomo, dal Dio venuto in mezzo a noi. Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l’uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui. Ma per tutti c’è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Egli chiama tutti noi, perché anche noi si possa dire: Orsù, “attraversiamo”, andiamo a Betlemme – verso quel Dio, che ci è venuto incontro. Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui. Transeamus usque Bethleem… (Benedetto XVI)
… Invocazione allo Spirito Santo
Ci affidiamo a Maria Santissima, raccomandando alla sua materna custodia la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le sue intenzioni.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’angelo che porta l’annuncio a Maria
In un utero non fecondato è germogliato un figlio, un grembo immune da amplesso carnale ha prodotto un figlio di uomo, che non ebbe come padre un uomo […] Meravigliosa è tale potenza, ma più meravigliosa è la misericordia di colui che potendo nascere così, così volle nascere. Era già l’unigenito del Padre e nacque unigenito alla madre; è stato fatto nel grembo della madre lui che si era fatta la madre; fatto dalla madre dopo di lei mentre procede, non creato, dal Padre, prima di tutte le cose. Mai il Padre fu senza di lui Né mai la madre sarebbe esistita senza di lui (Sant’Agostino, Discorsi sul Natale).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Il grembo di una sola donna portava colui che i cieli non possono contenere. Maria sorreggeva il nostro re, portava colui dal quale siamo, allattava colui che è il nostro pane. O grande debolezza e mirabile umiltà, nella quale si nascose totalmente la divinità! Sorreggeva con la sua potenza la madre dalla quale dipendeva in quanto bambino, nutriva di verità colei dal cui seno succhiava. Ci riempia dei suoi doni colui che non disdegnò nemmeno di iniziare la vita umana come noi; ci faccia diventare figli di Dio colui che per noi volle diventare figlio dell’uomo (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo Lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, Lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, Lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che Lui ha creato; è stato sorretto da mani che Lui ha formato; ha succhiato da un seno che Lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare. Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. […] Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto; Lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Simeone era troppo avanzato in età per poterlo udire, ma era al punto giusto per vedere. Non si aspettava di udire Cristo parlare, poiché lo riconobbe bambino quando non sapeva ancora parlare. E questo gli fu concesso quando era decrepito e desiderava e sospirava, dicendo ogni giorno nelle sue preghiere: “Quando verrà? Quando nascerà? Quando lo vedrò? Camperò fino allora? Egli mi troverà qui? Questi miei occhi vedranno Colui che si è rivelato agli occhi del cuore?”. Così pregava e in conformità al suo desiderio ricevette un messaggio, cioè che non avrebbe sperimentato la morte prima di aver visto il Cristo di Dio. Maria sua madre lo portava in braccio. Egli lo vide e lo riconobbe. Come aveva fatto a riconoscerlo? Forse gli fu rivelato nell’intimo Colui che all’esterno egli vedeva come uno appena nato. Lo vide e lo riconobbe. Simeone riconobbe lui bambino che ancora non parlava, mentre i Giudei uccisero lui giovane che compiva miracoli. Appena lo riconobbe lo prese tra le braccia, lo strinse in un abbraccio. Portava Colui da cui era sostenuto (Ibi).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Ridestati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14). Per te, ripeto, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre se Lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato liberato dalla carne del peccato, se Lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato. Ti saresti trovato sempre in uno stato di miseria se Lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere se Lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno se Lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto se Lui non fosse arrivato(Ibi).