Meditazioni 12 settembre 2016
Ci introduciamo all’Affidamento di stasera riascoltando un tratto di quanto il Papa ci ha detto all’Angelus di ieri in piazza San Pietro
Gesù ci presenta il volto vero di Dio: un Padre dalle braccia aperte, che tratta i peccatori con tenerezza e compassione. La parabola che più commuove – commuove tutti –, perché manifesta l’infinito amore di Dio, è quella del padre che stringe a sé, abbraccia il figlio ritrovato. E ciò che colpisce non è tanto la triste storia di un giovane che precipita nel degrado, ma le sue parole decisive: «Mi alzerò, andrò da mio padre» (v. 18). La via del ritorno verso casa è la via della speranza e della vita nuova. Dio aspetta sempre il nostro rimetterci in viaggio, ci attende con pazienza, ci vede quando ancora siamo lontani, ci corre incontro, ci abbraccia, ci bacia, ci perdona. Così è Dio! Così è il nostro Padre! E il suo perdono cancella il passato e ci rigenera nell’amore. Dimentica il passato: questa è la debolezza di Dio. Quando ci abbraccia e ci perdona, perde la memoria, non ha memoria! Dimentica il passato. Quando noi peccatori ci convertiamo e ci facciamo ritrovare da Dio non ci attendono rimproveri e durezze, perché Dio salva, riaccoglie a casa con gioia e fa festa. Gesù stesso, nel Vangelo di oggi, dice così: «Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7). E vi faccio una domanda: avete mai pensato che ogni volta che ci accostiamo al confessionale, c’è gioia e festa nel cielo? Avete pensato a questo? E’ bello!
Questo ci infonde grande speranza, perché non c’è peccato in cui siamo caduti da cui, con la grazia di Dio, non possiamo risorgere; non c’è una persona irrecuperabile, nessuno è irrecuperabile! Perché Dio non smette mai di volere il nostro bene, anche quando pecchiamo! E la Vergine Maria, Rifugio dei peccatori, faccia scaturire nei nostri cuori la fiducia che si accese nel cuore del figlio prodigo: «Mi alzerò, e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato» (v. 18). Per questa strada, noi possiamo dare gioia a Dio, e la sua gioia può diventare la sua e la nostra festa (Papa Francesco, Angelus dell’11/09/2016).
Offriamo al Signore la nostra gioia e la nostra gratitudine per il pellegrinaggio che abbiamo vissuto ieri a Roma. Preghiamo per Papa Francesco e, come ieri ci ha chiesto, preghiamo per il Gabon che sta attraversando un momento di grave crisi politica, per le vittime degli scontri e i loro familiari. Affidiamo a Maria Santissima Nicolino; preghiamo per Fabio e Laura che sabato si sposeranno, per tutti gli alunni e gli insegnanti che in questa settimana ricominceranno la scuola, e particolarmente portiamo nella nostra preghiera tutte le persone malate.
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto (Santa Faustina Kowalska, Diario).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Aiutami a far sì che il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori
ed ai gemiti del mio prossimo. Aiutami, o Signore, a far sì che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto
e di perdono (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni, in modo che io sappia fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più pesanti e più penosi (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Aiutami a far sì che i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza. Il mio vero riposo sta nella disponibilità verso il prossimo (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Desidero trasformarmi tutta nella Tua Misericordia ed essere il riflesso vivo di Te, o Signore. Che il più grande attributo di Dio, cioè la Sua incommensurabile Misericordia, giunga al mio prossimo attraverso il mio cuore e la mia anima. Aiutami, Signore, a far sì che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo. A nessuno rifiuterò il mio cuore. Mi comporterò sinceramente anche con coloro di cui so che abuseranno della mia bontà, mentre io mi rifugerò nel Misericordiosissimo Cuore di Gesù. Non parlerò delle mie sofferenze. Alberghi in me la Tua Misericordia, o mio Signore (Ibi).