Meditazioni 12 ottobre 2015
La vera “questione” che sta sempre a tema in ogni uomo è solo e sempre la domanda di come sia possibile rispondere alla sua costitutiva e quindi imprescindibile esigenza, al suo più profondo bisogno, e come sia possibile affrontare il dramma del vivere quotidiano. Una realtà evidente anche nella “carne sanguinante” di alcuni tra noi qui presenti. Se stiamo qui non è per trovare una formula o delle istruzioni per l’uso. Ma solo per lasciarci nuovamente incontrare dalla presenza di Uno che è più forte e vincente su tutto ciò che ci spezza le gambe, su tutto il mondo che può crollarci addosso. Per lasciarci incontrare dalla presenza di Cristo risorto, perché continui a mostrarsi nella nostra esperienza come l’unico capace di farci vivere e affrontare tutta la vita (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?).
Per questo chiediamo di essere ridestati alla vera coscienza di noi stessi, della nostra miseria, della nostra fragilità, del nostro essere mancanti e peccatori, perché tutta l’iniziativa di Dio e della presenza di Gesù che ci viene incontro, dall’Eucarestia fino a questo gesto che stiamo vivendo, trovi l’accoglienza e lo spazio essenziale e adeguato del nostro umano per entrare e mostrarsi come Signore e Redentore (cfr Ibi). Invochiamo la Madonna e a Lei affidiamo particolarmente Nicolino, Pietro, Marco e Maria, Marino, Francesca, Patrizia, Francesco, Giacomo, Gino, Mirko, Giacomo e Lella, Stefano. Preghiamo per Papa Francesco e in comunione con lui preghiamo per la Turchia e chiediamo al Signore di accogliere le vittime dei defunti dell’attentato di Ankara e di confortare i sofferenti e i familiari (cfr Angelus dell’11/10/15).
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Giuda si reca dai capi del sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo Maestro. “Quanto mi date se ve lo consegno?”. Gesù in quel momento ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l’inizio della Passione di Cristo, un percorso doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. Lo dice chiaramente Lui stesso: “Io do la mia vita… Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10,17-18). E così, con questo tradimento, incomincia quella via dell’umiliazione, della spogliazione di Gesù. Come se fosse nel mercato: questo costa trenta denari… Una volta intrapresa la via dell’umiliazione e della spogliazione, Gesù la percorre fino in fondo (Papa Francesco, Udienza del 16/04/2014).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io davanti al mio Signore? […] Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo? Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone? … Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù (Papa Francesco, Omelia del 13/04/2014).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore? Sono io come il Cireneo che tornava da lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce? Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, e noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù… Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio? […] Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. Possiamo dire che Dio vince nel fallimento! Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Ma Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo (Papa Francesco, Udienza del 16/04/2014).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
La passione di Gesù non è un incidente; la sua morte – quella morte – era “scritta”. Davvero non troviamo tante spiegazioni. Si tratta di un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16). Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesà e diciamo a noi stessi: questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona al mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me. Baciamo il crocifisso e diciamo: per me, grazie Gesù, per me (Ibi).